Scacciamoli, la proposta di legge per riformare la caccia
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Cosa non è la caccia, oramai, dovrebbe essere chiaro a tutti: non è uno sport, non è un’attività ludica, non è approvvigionamento del cibo, non serve a proteggere e tutelare la biodiversità – come vogliono farci credere i cacciatori – e, soprattutto, non è etica perché, oltre a rappresentare una minaccia per l’ambiente, miete vittime animali di tutte le specie.
Dal report The Killing presentato lo scorso agosto alla Birdfair 2015, solo in Italia vengono uccisi 5,6 milioni di uccelli l’anno (il numero è compreso tra i 3,4 e gli 8,4 milioni). Oltre alla fauna selvatica, sono vittime di questa assurda pratica anche gli animali domestici e gli uomini.
“Dall’inizio della stagione venatoria (2 settembre) al 5 gennaio sono stati registrati 15 morti e 57 feriti, 13 dei quali non cacciatori e due minori di età” dichiara l’Associazione Vittime della Caccia.
Gli italiani, in diversi sondaggi, si sono schierati contro questa pratica aberrante e crudele e la percentuale di persone contrarie alla caccia registra un crescente aumento (+4% sul 2014) secondo le rivelazioni Eurispes 2015 mentre, in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, il numero dei cacciatori è in calo costante (nel 1980 rappresentavano il 3% della popolazione italiana contro l’1,2% dell’attuale popolazione).
Ebbene, nonostante queste doverose premesse, sono di dominio pubblico i numerosi privilegi riconosciuti ai cacciatori. Tra i tanti, l’articolo 842 del Codice Civile che consente ai cacciatori di entrare in tutte le proprietà private di campagna senza dover chiedere il permesso ai rispettivi proprietari. Un detentore di un terreno non può dire al cacciatore di rimanere fuori dalla propria proprietà mentre potrebbe tranquillamente vietarlo a un birdwatcher. Altro vantaggio fornito ai cacciatori, che mostra anche un certo conflitto di interessi, è consentire agli stessi di diventare assessori alla caccia. Un assurdo paradosso!
“A venticinque anni dallo storico referendum sulla caccia, è giunto il tempo di una nuova mobilitazione culturale, politica e sociale che punti a coinvolgere i cittadini e il mondo associativo” dichiara il comitato promotore di Scacciamoli , la campagna che promuove una proposta di legge depositata in Parlamento presentata da Radicali Italiani, EcoRadicali e Parte in Causa. “La caccia, con le sue cento vittime annuali, tra morti e feriti, è regolata da una legislazione vecchia e inadeguata, che necessita oramai di una riforma complessiva” dichiara Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani.
“Oggi la legge consente ancora ai cacciatori di entrare nei fondi privati. Non vedo una differenza tra coloro che portano una macchina e quelli che portano un’arma, eppure, la licenza di caccia viene rilasciata per molti anni indipendentemente dall’età del cacciatore, diversamente da quanto avviene per la patente. Inoltre, occorre mettere al bando definitivamente l’uso del piombo, lo abbiamo tolto dai carburanti, ma possiamo disseminarne i campi; il piombo è un metallo altamente inquinante. Ogni anno ne vengono rilasciate 22 tonnellate” ha dichiarato Walter Rizzetto, firmatario della proposta.
La cofirmataria Gessica Rostellato ha aggiunto: “C’è una situazione contraddittoria nel nostro Paese, quando si parla di morti sulla strada si fanno regolarmente i bollettini che hanno una eco mediatico molto forte, e spingono la politica a intervenire sul codice della strada. Dall’inizio della stagione venatoria di quest’anno abbiamo avuto 10 morti e 44 feriti, di cui 12 non sono neanche cacciatori, tra cui una minorenne di Treviso che andava in bicicletta. Gli agriturismi che si trovano a ospitare clienti e nelle zone dove avvengano attività ricreative c’è il rischio che vengano feriti. Occorre quindi anche aumentare l’area di rispetto portandola a 500 metri”.
Controlli sul tasso alcolemico dei cacciatori, divieto di ingresso nelle proprietà private, messa al bando delle munizioni al piombo, divieto di caccia con la nebbia e nelle aree protette nei siti di interesse comunitario, raddoppio delle distanze minime di sicurezza da case e strade sono i principali contenuti della proposta di legge che si prefigge due obiettivi: riallineare la normativa nazionale nell’orizzonte del diritto comunitario e proteggere l’ambiente, la fauna e i cittadini.
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