Io Faccio Così #105 – L'Economia del Bene Comune: un modello per il futuro
Seguici su:
Bolzano, Trentino Alto Adige - Solidarietà, equità, sostenibilità ambientale, dignità umana e giustizia sociale. Una lista per un mondo dei sogni? Nient’affatto! Sono i punti fondanti dell’Economia del Bene Comune, nata nel 2011 in Austria da un movimento spontaneo di imprenditori austriaci guidati dall’economista Christian Felber.
Si tratta di un sistema economico alternativo fondato su valori che promuovono il bene comune e si pone l’obiettivo di conciliare l’ambizione al profitto delle aziende ad una condotta che contribuisca al bene della collettività.
“I cinquanta imprenditori pionieri austriaci hanno creato la matrice dell’Economia del Bene Comune, un semplice schemino con diciassette domande alle quali l’imprenditore può rispondere ed alla fine il punteggio numerico ottenuto dà la fotografia di quanto l’azienda sia socialmente corretta, ecologica, sostenibile e in armonia con tutti i diritti del Pianeta”, ci spiega Susanna Singer, fondatrice della Federazione Italiana per l’Economia del Bene Comune, nata nel 2013 allo scopo di diffondere il modello in Italia.
La matrice è la porta per la compilazione del Bilancio dell’Economia del Bene Comune, redatto dall’impresa stessa e i cui risultati vengono poi verificati da un audit. Nella compilazione l’azienda può decidere anche di essere sostenuta dalla figura del Consulente del Bene Comune, specializzato nell’aiutare le aziende a compilare correttamente il bilancio. L’obiettivo del modello per l’Economia del Bene Comune è che tale strumento sia reso obbligatorio per legge e che ogni impresa sia tenuta a redigere il Bilancio.
Il Bilancio analizza i fornitori, i finanziatori, i collaboratori dell’azienda fino ad arrivare ai clienti: “È lo strumento che permette di esaminare, con esempi concreti, il percorso dell’azienda nella propria condotta ecosostenibile”, spiega Susanna, “ed il fattore vincente dell’Economia del Bene Comune è che a fronte della soddisfazione etica e morale corrisponde un aumento di fatturato dell’azienda stessa, oltre alla creazione di nuovi procedimenti interni con i dipendenti più aperti al dialogo e alla valorizzazione delle loro competenze”.
Il modello dell’Economia del Bene Comune agisce così sia sul piano economico, politico e sociale, stabilendo un’alternativa praticabile per le aziende di ogni dimensione e valutando il successo delle imprese in base a dei valori orientati al bene comune.
Cosa deve fare un’ azienda per mettere in pratica il modello dell’Economia del Bene Comune? Susanna ci illustra alcuni esempi concreti: “Un’azienda orientata al Bene Comune sceglie di lavorare con banche che non finanziano l’acquisto di armi. Ascolta e valorizza il personale e lo coinvolge direttamente nelle scelte legate alla sostenibilità, mettendo a disposizione dei dipendenti macchine elettriche aziendali oppure mostrando film o documentari su questi temi durante gli orari di lavoro, che contribuiscono ad aumentare la consapevolezza e il livello culturale dei lavoratori.
Un altro esempio concreto messo in atto è la limitazione della carne nelle mense per i dipendenti, che un’azienda edile è riuscita a mettere in pratica nonostante il forte scetticismo iniziale dei lavoratori. Eppure lo hanno fatto, e questi ultimi oggi ne vedono i benefici. Sempre un’azienda edile qui in Alto Adige, dopo aver redatto il primo bilancio dell’Economia del Bene Comune, si è vista ridurre del 55% gli infortuni su lavoro e le assenze per malattia. Per dire come questi procedimenti influiscono sulla presa di coscienza de dipendenti ed allo stesso tempo aumentano la loro produttività e la qualità del loro lavoro”.
A distanza di cinque anni dalla sua nascita, l’Economia del Bene Comune ha oltre venticinquemila soci in tutto il mondo, è diffusa in centoquaranta paesi e sono oltre duemila le aziende ad aver realizzato il bilancio del bene comune. Oltre che per le imprese, esiste un bliancio del bene comune anche per le imprese pubbliche e per le famiglie.
In Italia, l’Economia del Bene Comune è arrivata nel 2012 in occasione del congresso Think More About, al quale Felber partecipò come relatore. Subito dopo è partito un gruppo di trenta imprenditori alto-atesini che hanno realizzato il primo bilancio dell’economia del bene comune. “La diffusione e la realizzazione del bilancio è avvenuta in maniera molto massiccia in Alto Adige, dove oggi sono oltre cento le aziende,di varie dimensioni, ad averlo adottato. Nel resto d’Italia c’è molta curiosità e studio soprattutto da parte di molte università. Uno dei principi della Federazione italiana dell’economia del bene comune è la collaborazione e stiamo cercando di fare rete per diffondere il nostro messaggio. Dopo tre anni la motivazione ad andare avanti cresce, perché vediamo aumentare i profitti delle aziende che adottano i principi dell’economia del bene comune. Finalmente un profitto sano, nell’interesse della collettività”.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento