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La povertà energetica è uno dei grandi temi del nuovo millennio, specialmente in un momento come questo, in cui sono in agenda due temi fondamentali che si intersecano fra loro: la crisi ambientale, protagonista del vertice sul clima di Parigi, e la crisi economica, che ha ridotto notevolmente le disponibilità finanziarie delle persone. Combinandosi, queste due criticità stanno provocando gravi problemi di vera e propria sopravvivenza: migliaia di persone infatti cominciano ad avere sempre più difficoltà a riscaldarsi. Questo succede anche a casa nostra, nell’opulenta Europa.
Proprio per studiare e arginare questo problema hanno unito le loro forze Ashoka – grande rete globale di innovatori sociali – e la Fondazione Schneider Electric, che fa capo alla storica azienda francese che si occupa di gestione elettrica. Con il bando Tackle Fuel Poverty, di cui Italia Che Cambia è stata media partner, hanno selezionato fra decine di progetti un vincitore, che avrà il compito di attuare una iniziativa concreta che affronti il problema della povertà energetica.
Ne abbiamo parlato con i rappresentanti di Ashoka Italia, il nodo italiano della rete internazionale, nato da pochi mesi ma già attivo e coinvolto in numerose iniziative di cambiamento.
Cosa si intende di preciso per povertà energetica e quali sono i numeri di questo problema?
«La povertà energetica è una questione legata a due dei principali problemi del nostro tempo: la lotta contro la povertà e la lotta contro il cambiamento climatico. Molte delle parti interessate, pubbliche o private, organizzazioni non governative, fondazioni e altri soggetti, stanno cercando di raccogliere la sfida e trovare soluzioni per contenere e persino sradicare questo fenomeno, ma ogni nuovo studio su questo argomento dimostra che le vittime della povertà energetica in Europa aumentano di anno in anno. I primi approfondimenti sulla povertà energetica sono iniziati in Gran Bretagna dopo le crisi petrolifere del 1974 e 1978. Nell’ultimo decennio questo tema è diventato un punto focale in Europa, dove un numero di persone fra i 50 e i 120 milioni è considerato in difficoltà economica e precarietà energetica. Il numero varia a seconda degli studi e delle definizioni che vengono date alla povertà energetica. In realtà non c’è una definizione condivisa, ma le diverse parti concordano nel definire la povertà energetica come l’impossibilità di riscaldare adeguatamente la propria casa per un costo ragionevole proporzionato al proprio reddito».
Qual è il messaggio che volete dare attraverso la scelta di concludere il vostro concorso nello stesso periodo e nello stesso luogo della conferenza sul clima?
«I vincitori del concorso per la selezione di progetti innovativi per la lotta alla povertà energetica sono stati presentati durante gli eventi legati alla COP21 per dare un messaggio chiaro riguardo alle misure necessarie per innovare nel settore della povertà energetica. Ashoka e la Fondazione Schneider Electric ritengono infatti che il modo migliore per consentire a tutti di accedere in modo sostenibile all’energia sia di coinvolgere e investire negli imprenditori che creano innovazioni in grado di cambiare il sistema. Presentare tali imprenditori sociali nell’ambito della conferenza è stato un segnale chiaro della necessità di ripartire da questa tipologia di soluzioni per affrontare in maniera efficiente ed efficace i problemi energetici e legati al cambiamento climatico».
Qual è il profilo progetto vincitore per l’Italia?
«Il progetto vincitore per l’Italia è quello presentato da Giorgio Rosso, presidente della cooperativa La Citta Verde, che mira a trasformare materiali considerati come rifiuti in biocarburanti che rispettano l’ambiente e forniscono energia a basso costo per le persone che soffrono di povertà energetica. Il progetto ha lo scopo di fornire biocombustibili, di provenienza agricola o da trasformazione di rifiuti, a caldaie a legna di proprietà pubblica (scuole, impianti sportivi) oppure privata (condomini). In particolare, il progetto prevede la trasformazione di materiali considerati rifiuto (scarti di potatura, scarti agricoli, imballaggi in legno non pericolosi) in combustibili a emissione zero di CO2, dando la possibilità al territorio di risparmiare sullo smaltimento e di valorizzare i materiali. La cooperativa raccoglie il materiale in loco, lo trasforma secondo idonee specifiche e lo fornisce all’utilizzatore finale, coinvolgendo tra i suoi lavoratori persone in difficoltà appartenenti al territorio. Ciò consente da un lato di combattere la povertà di carburante e proteggere l’ambiente, ottimizzando i trasporti e diminuendo i costi, dall’altra, tramite appositi progetti di inserimento lavorativo, consente di dare a cittadini appartenenti a fasce deboli della comunità un’opportunità qualificata di lavoro. L’innovazione consiste nel collegare in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente e difesa della persona, il mondo dei rifiuti, delle energie rinnovabili e del sociale».
Cosa verrà fatto nei prossimi mesi?
«I quattordici i vincitori selezionati nei sei paesi europei nei quali si è svolto il concorso (Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Italia, Polonia e Regno Unito) saranno supportati da Ashoka nel costruire le loro strategie di sviluppo, tramite un programma di mentorship della durata di tre mesi, che partirà nel febbraio 2016. Oltre alle riunioni di formazione e mentorship organizzate con dei consulenti e dei senior advisor, i progetti selezionati potranno beneficiare dell’esperienza e delle skills dei dipendenti Schneider Electric, che prenderanno parte al percorso di mentorship. Questo programma globale verrà presentato in un evento che si svolgerà nel giugno 2016».
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