22 Dic 2015

Oltreterra, via al progetto di una nuova educazione alimentare nelle scuole

Scritto da: Daniela Bartolini

Nei comuni di Poppi e Pratovecchio-Stia un nuovo progetto per la refezione scolastica, che aderisce ai principi di “Oltreterra”.

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Avevamo già avuto modo di parlare di Oltreterra, l’azione locale interna a l’Appennino che verrà – Stati Generali delle Comunità degli Appennini, nata per promuovere azioni economiche sostenibili e replicabili e creare momenti di coinvolgimento tra Enti locali e Associazioni di Promozione locale per promuovere insieme un’idea di “qualità totale”.
All’interno di Oltreterra l’attenzione verso la qualità del cibo legata in particolare alle giovani generazioni ha fin da subito avuto un posto centrale. Non sarebbe potuto essere altrimenti visto che l’esperienza di Oltreterra nasce all’interno di Slow Food Italia, l’associazione impegnata nel “ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali” e che ha fatto del “buono, pulito e giusto” il proprio motto.

L’obiettivo all’interno di Oltreterra è quello di migliorare la qualità del cibo delle mense scolastiche in un percorso capace di incentivare l’uso di prodotti agricoli locali nelle mense scolastiche del territorio eliminando l’uso della plastica. La promozione di un’educazione alimentare a tutto tondo attraverso le mense agricole scolastiche.

Adesso il progetto prende il via nei Comuni di Poppi e di Pratovecchio Stia con il duplice scopo di educare al corretto rapporto col cibo le nuove generazioni e di creare una via di accesso al mercato per i piccoli produttori. E’ stato siglato un accordo fra Parco e Slow Food, che appunto spiana la strada ad una serie di interventi nei Comuni, che investono anche la sfera formativa degli insegnanti e chiedono un ruolo attivo ai genitori, perché “Oltreterra – come dicono Lisa Bucchi e Sonia Amadori, assessori dei due comuni casentinesi al momento coinvolti – è più di un cambiamento delle abitudini alimentari, è l’approccio ad uno stile di vita che nelle mense collettive è ancora tutto da inventare.

Per la verità non si parte proprio da capo, se è vero che nell’ultimo anno scolastico ad esempio a Pratovecchio è stato utilizzato il 30% di ingredienti “a km zero” nelle mense, come primo passo su questa strada. “Ci siamo ispirati – dice Serena Stefani, vicesindaco di Pratovecchio Stia – ai criteri del buono, pulito e giusto richiamati da Slow Food. Voglio sottolineare l’ importanza della ricaduta economica sul territorio derivante dall’acquisto dei prodotti “in loco” piuttosto che alla grande distribuzione; una boccata d’ossigeno per le imprese agricole del Casentino. Questo è richiamato nel concetto di giusto: riconoscere il giusto valore sia in termini economici che di salute al lavoro degli agricoltori, che presidiano e curano  la campagna e le montagne, talvolta preservando vecchie varietà o tradizionali metodi di produzione, tutelando la biodiversità di questi luoghi. I primi risultati sono positivi e allora ci siamo detti che è il momento di spingere sull’acceleratore”.

Ecco allora lo step successivo: “La mensa che vorrei”, progetto di educazione al diritto al cibo nato dal bando “Nutrire il Pianeta” collegato a Expo. Costruito da ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow Food, mira ad accrescere qualità e sostenibilità delle mense scolastiche sensibilizzando i cittadini sui temi dello spreco alimentare e del diritto al cibo. 
“Inizieremo dal 2016 – concludono Bucchi e Amadori – grazie alla disponibilità dimostrata dalla scuola, perché anche a Dirigenti e insegnanti è richiesta una partecipazione attiva e non  secondaria”. L’inizio dai comuni di Poppi e Pratovecchio Stia non è casuale: ci sono infatti nel 2016 le scadenze dei rispettivi affidamenti dei servizi di refezione scolastica che consentono di introdurre nuovi principi di ispirazione, ci sono numeri significativi in ballo (solo a Pratovecchio Stia oltre 25.000 pasti all’anno serviti a scuola) oltre alla voglia di scommettere degli amministratori, con l’auspicio che quest’ultima possa attivare un “contagio virtuoso” per il raggiungimento degli scopi che il progetto si prefigge già dai suoi primi passi.”

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