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Si è aperta in queste ore la Conferenza sul Clima di Parigi, detta Cop21. I leader di 150 Paesi del mondo sono chiamati alla cruciale impresa di trovare un accordo – che sia vincolante! – per rallentare e ridurre il cambiamento climatico causato dall’ inquinamento prodotto dalle attività umane.
Siamo da tempo già oltre i livelli di guardia, e il fallimento, o il raggiungimento di un’intesa mediocre di questo vertice metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa della vita sulla terra nelle prossime generazioni.
Parliamo molto di energia da fonti rinnovabili, di stili di vita e di produzione sostenibili. In pochi però si fermano a riflettere sul ruolo – a dir poco cruciale – che hanno le banche e la finanza in questi processi.
Posso usare la bicicletta per andare a lavoro e mettere i pannelli fotovoltaici a casa, ma se affido i miei risparmi a una banca “qualunque” c’è il rischio concreto che il mio denaro – insieme a quello di altri milioni di cittadini inconsapevoli – sia utilizzato per finanziare imprese molto inquinanti, ancora del tutto basate sui combustibili fossili, che continuano ad avvelenare l’aria che respiriamo.
I legami tra clima e finanza sono molto più stretti di quello che possiamo immaginare: vanno compresi se si vuole davvero fare la propria parte per un mondo più pulito.
Per questo il portale di educazione critica alla finanza www.nonconimieisoldi.org ha pubblicato in questi giorni un ricchissimo speciale su finanza e clima.
Informarsi è il primo passo per agire!
Vai su www.nonconimieisoldi.org
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