Cambiamenti climatici e salute: ecco cosa succederà
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Si prevede che, in assenza di una drastica riduzione delle emissioni di gas serra entro la fine del XXI secolo, il riscaldamento globale del pianeta aumenterà tra 1.8 e 4°C. Le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto i livelli più alti nell’era moderna ed è necessario ogni sforzo utile ad ottenere una riduzione delle emissioni fino al 70% entro il 2050.
È stato stimato che il tempo utile a prevenire la catastrofe ambientale, la devastazione degli ecosistemi biologici e la morte degli organismi viventi ammonti a pochi anni. In questo breve intervallo temporale diventa essenziale operare profondi cambiamenti. In caso di inattività noi, Homo sapiens, la specie dominante su tutti gli ecosistemi terrestri, non saremo più in grado di salvarci dal disastro ambientale che stiamo causando.
In quanto cittadini del pianeta possiamo agire individualmente cambiando i nostri comportamenti ma la nostra responsabilità principale è esercitare una convinta e ferma pressione nei confronti dei nostri rappresentanti governativi perché si assumano immediatamente accordi specifici e ambiziosi per salvare il clima della Terra e il nostro comune futuro. Le cause principali dell’incremento dei gas serra e del riscaldamento globale sono le deforestazioni, i combustibili fossili e un insostenibile modello lineare di consumo e crescita incontrollati, che inizia con lo sfruttamento estremo delle risorse naturali che il pianeta mette a disposizione (non illimitate) e termina con crescenti quantità di emissioni, scorie e rifiuti dotati di effetti tossici sull’ambiente nel suo insieme, sugli esseri umani, sugli animali e sulle piante.
Si prevede che la terra raggiungerà i 9 miliardi di abitanti entro il 2050, ma la disponibilità di cibo si ridurrà a causa della crisi agricola indotta dai cambiamenti climatici. Stesso destino è previsto per l’industria ittica. La produttività di alcune aree marine si ridurrà tra il 40 e il 60%, con serie conseguenze sull’economia e sulle abitudini alimentari e di vita di decine di isole. Sono ormai ben definite le relazioni causali tra incremento della temperatura atmosferica, morbilità e mortalità (soprattutto per cause respiratorie e cardiovascolari).
I cambiamenti climatici e le conseguenze ambientali e sociali che ne derivano causano una complessa serie di rischi sanitari legati alle conseguenze dirette delle ondate di calore, degli eventi meteorologici estremi e delle elevate concentrazioni atmosferiche di inquinanti temperatura dipendenti (ad es. ozono, particolato secondario), ma anche a modificazioni dei processi biofisici e ambientali che alterano la salubrità di acqua e cibo e favoriscono la diffusione di vettori e infezioni originariamente confinate in aree tropicali. Aumento del rischio deriva anche dalla ridotta disponibilità di cibo, acqua, biomasse vegetali ed aree coltivabili, con conseguenti migrazioni, tensioni e conflitti generati dalla scarsità di queste vitali risorse naturali generata dai cambiamenti climatici.
Nessuno, in questo mondo, può considerarsi esente dal rischio generato dai cambiamenti climatici, che hanno semplicemente conseguenze differenti in popolazioni con diverse caratteristiche economiche, sociali e fisiche o che vivono i differenti aree geografiche. I costi diretti e indiretti generati dalle modificazioni climatiche sono particolarmente rilevanti e sono stati recentemente stimati in circa $220/ton di CO2 emessa. La Commissione Europea ha calcolato che, solo nella UE, ridurre l’inquinamento atmosferico mediante decisioni politiche e mitigazione dei cambiamenti climatici genererebbe (considerando solo la riduzione della mortalità) benefici pari a circa 38 miliardi di euro/anno entro il 2050. In una prospettiva più ampia, la CE prevede che la riduzione del consumo di carbone ridurrà i costi di circa 50 miliardi di euro entro il 2050.
I benefici economici maggiori sarebbero evidenti nei Paesi orientali. In Asia, evitando 220,000-470,000 morti premature/anno entro il 2030, ci sarebbe un risparmio compreso tra 70 e 840 dollari/ton di CO2. Negli Stati Uniti i benefici economici (principalmente in termini di costi sanitari evitati) derivanti da politiche di riduzione delle emissioni di CO2 sarebbero oltre 10 volte maggiori rispetto ai costi necessari all’implementazione di queste scelte politiche.
Per le ragioni esposte è da considerare obiettivo primario per l’intera popolazione mondiale una rapida inversione di rotta. Vi è un urgente bisogno di un innovativo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità economica e sociale, che promuova l’informazione e i servizi, che riduca drasticamente l’utilizzo di risorse primarie clima-alteranti (in particolare combustibili fossili) e che introduca tecnologie basate sull’efficienza energetica e su forme di energia “pulita”, che promuova politiche per la riduzione della produzione di rifiuti e per il recupero e il riciclo di materia.
L’insieme di queste misure renderebbe possibile un rapido ed efficace contenimento delle emissioni di gas serra e della temperatura globale ed una riduzione dei rischi ambientali e sanitari. Questi obiettivi dovrebbero essere perseguiti nel breve termine (5 anni) mediante specifiche azioni:
1. i Paesi economicamente più avanzati dovrebbero investire risorse per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute e sul benessere non solo tra le proprie popolazioni ma anche tra quelle di Paesi a medio-basso reddito.
2. La morbilità, la mortalità e l’inquinamento ambientale dovrebbero essere ridotti assicurando un rapido e progressivo abbandono del pet-coke e del carbone, anche favorendo accordi e cooperazioni internazionali. Questa strategia dovrebbe coinvolgere non solo i nuovi impianti industriali ma anche quelli già operativi, con la rapida pianificazione di una “exit strategy” dai combustibili fossili altamente inquinanti.
3. Dovrebbero essere messi in atto tutti gli sforzi possibili per promuovere una rapida transizione verso forme di maggiore efficienza energetica, per ridurre la produzione di rifiuti, per favorire il riciclo e il recupero di materia, per promuovere forme di agricoltura biologica e, soprattutto, per promuovere l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, anche rinforzando e promuovendo la ricerca in questi settori.
- È necessario incoraggiare la transizione delle aree urbane verso stili di vita e modelli di consumo più salubri e sostenibili sia a livello individuale che comunitario. Esempi possono essere considerati la costruzione di immobili ad elevata efficienza energetica, piani di mobilità a basso costo ed elevata sostenibilità ambientale, l’incremento della disponibilità di aree verdi, la promozione di forme di agricoltura sostenibile. L’insieme di queste misure migliora la capacità di adattamento delle comunità ai cambiamenti climatici e promuove una efficace riduzione dell’inquinamento urbano, delle emissioni di gas serra e della frequenza di patologie cardiovascolari e respiratorie, ma anche di tumori, obesità, diabete, patologie psichiatriche e del neuro-sviluppo.
- È necessario promuovere adeguate analisi economiche sui risparmi (soprattutto in termini di costi sanitari diretti e indiretti) ottenibili mediante la realizzazione di misure finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra e divulgarne ampiamente i risultati. Questo contribuirebbe ad una più rapida realizzazione della rivoluzione culturale necessaria, in termini di governance, per ottenere una stabilizzazione dei cambiamenti climatici ed una regressione dei danni già attuati.
6. Va ricercato e incoraggiato il coinvolgimento dei Ministeri della Salute e di tutti i portatori di interessi operativi in ambito sanitario (sia a livello locale che nazionale) nei processi decisionali potenzialmente in grado di alimentare modificazioni climatiche e danni sanitari.
Infine, in riferimento alle politiche agricole, è utile condividere le richieste di “Via Campesina”: «Noi di Via Campesina dichiariamo ancora una volta che la Sovranità Alimentare – basata sull’agroecologia contadina, le conoscenze tradizionali, la selezione, il salvataggio e la condivisione di semi adottivi locali, e il controllo sulle nostre terre, la biodiversità, le acque, e territori – è la vera, valida , e giusta soluzione a una crisi climatica globale causato in gran parte dalle multinazionali. Per implementare la Sovranità Alimentare, però, abbiamo bisogno di un cambiamento di vasta portata.
Tra le altre cose, abbiamo bisogno di riforme agrarie globali, di appalti pubblici per la produzione contadina, e della fine dei distruttivi Trattati di libero Commercio promossi dalle multinazionali. In breve, abbiamo bisogno di giustizia, sociale, economica, politica, e di giustizia climatica. Da COP21 promettono che si uscirà finalmente con un “accordo universale e giuridicamente vincolante”. Noi di Via Campesina, che rappresentiamo circa 200 milioni di agricoltori in più di 150 organizzazioni contadine, chiediamo ai governi a dare priorità ai bisogni delle persone sugli interessi corporativi e di accettare soluzioni climatiche reali, inclusi i sistemi contadini di produzione alimentari, che raffreddano il pianeta . Le soluzioni delle multinazionali sono false soluzioni, e non risolveranno la crisi climatica. Le nostre sono soluzioni reali, e dovrebbero avere la priorità da parte delle Nazioni Unite».
Associazione Medici per l’Ambiente
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