“Zea Mays”, mais e pellagra nel nord Italia
Questa settimana vi proponiamo la lettura di “Zea Mays”, un libro che racconta la guerra alla pellagra, malattia legata al consumo esclusivo di mais, che tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento ha causato in Italia migliaia di vittime divenendo una piaga della società contadina di quei tempi.

Ogni tanto dovremmo ricordarci che le buone notizie sono quelle che si vedono meno. E una delle più importanti per noi italiani è stata la fuga dalla povertà alimentare che ci ha caratterizzato per secoli fino all’inizio del Novecento.
Siamo cosi pieni di offerte alimentari a buon mercato, sane e meno sane, nutrienti e golose, talvolta sovrabbondanti e vuotamente consumistiche, che ci vuole un momento di silenzio e riflessione per capire da dove veniamo.
Vi propongo uno di questi momenti, un volumetto i cui proventi sono interamente destinati ad una piccola Onlus che combatte malattie e carestie in Africa, a Pemba (Zanzibar), ed è italiana, espressione di una piccola comunità, Cles, ove nacque il medico italiano a cui è intitolata, la Fondazione de Carneri.
Il libro, un libriccino che si legge tutto di un fiato ed è un perfetto regalo di Natale a se stessi o a un amico intelligente, si intitola “Zea mays”, che è il nome scientifico del granoturco, e riedita scritti – alcuni dei quali quasi introvabili – di Cesare Lombroso, dello storico Pasquale Villari, di Cesare Messedaglia, che raccontano la guerra alla pellagra, malattia legata al consumo esclusivo di mais, in Italia tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento.
Lo edita una piccola ma molto meritoria casa editrice, La Vita Felice, che lavora in modo artigianale e eroico al recupero di testi e valori autentici: un libro e un lavoro che se fosse un alimento sarebbero a chilometro zero, bio e probabilmente anche vegani.
Leggetelo, il mais non è mai stato così interessante! Buona lettura!
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi