6 Nov 2015

Yunity, dal cibo alla condivisione di ogni risorsa

Scritto da: Veronica Tarozzi

“L'esperienza degli WuppDays ha dimostrato quanto un piccolo gruppo di persone motivate possa mettere in moto un circolo virtuoso di buone pratiche, capace di tessere relazioni umane collaborative e di mutuo soccorso, in maniera incondizionata”. Da Veronica Tarozzi il resoconto delle giornate di lavoro che hanno portato alla nascita di Yunity, piattaforma internazionale per il foodsharing... e non solo.

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Dall’esperienza del Foodsharing (ovvero la piattaforma digitale di condivisione del cibo che ha avuto tanto successo in Germania, Svizzera ed Austria) è nata l’idea di creare un sito web internazionale in cui poter condividere tutte le risorse potenzialmente condivisibili. A questo scopo i fondatori di Foodsharing hanno pensato di organizzare un soggiorno di lavoro volontario ed intensivo che potesse mettere insieme tutte le persone che avessero voluto e potuto partecipare al progetto.

 

Da destra: Adrean, Isabella, Raphael, Doug, Martin

Da destra: Adrean, Isabella, Raphael, Doug, Martin



Sono nati così gli WuppDays  (dalla parola tedesca “wuppen”: creare qualcosa, riuscire in qualcosa): 25 giorni di intenso lavoro da parte di 30 volontari accorsi da tutte le parti del mondo; ma con loro è nata soprattutto la nuova piattaforma per la condivisione incondizionata delle risorse: Yunity! Già dalle prossime settimane il sito verrà tradotto in varie lingue e popolato con nuovi e numerosi contenuti.

 

Grazie a Isabella Dal Balcon – che non appena è venuta a conoscenza del progetto ha messo gratuitamente a disposizione la grande casa in cui abita, – sono così cominciati gli Wuppdays il 20 settembre a Malo, in provincia di Vicenza, e si sono conclusi il 15 ottobre scorso.

 

Avendo vissuto quest’esperienza in prima persona assieme a tutti gli altri volontari, devo confessarvi che è stata nel complesso estremante impegnativa, ma di sicura e grande ispirazione per tutti noi.

 

La maggior parte dei volontari, me compresa, è arrivata a Malo domenica 20 settembre (u.s. Ndr) ed è stata accolta dal resto del gruppo di volontari alla maniera di Raphael Fellmer  (anche lui naturalmente presente), ovvero con un abbraccio caloroso e sincero che ci ha fatto sentire subito a casa.

 

Dopo la cena vegana preparata dai volontari (grazie alle scorte di cibo “salvato” che nel frattempo erano arrivate dai partner tedeschi), ci siamo disposti a cerchio al piano terra di questa grande casa, ed abbiamo cantato tutti insieme sulle note delle canzoni strimpellate dalla bravissima Lisa, volontaria-animatrice che si è impegnata in ciò che da quella sera in poi abbiamo giustamente chiamato “energisers”: attività ricreative per creare energia positiva, spirito di gruppo e sciogliere eventuali tensioni.

 

L’indomani (e per tutti i giorni a seguire) la sveglia è suonata alle 8.30: era ancora Lisa a passare per le stanze deliziandoci con le sue dolci melodie (e qui sfiderei chiunque a non riuscire a cominciare bene la giornata!). Nel primo giorno ufficiale di apertura dei lavori, dopo la colazione, ci siamo tutti nuovamente disposti a cerchio per cominciare il “Dragon Dreaming”  con la nostra facilitatrice Ulrike.

 

“Il Dragon Dreaming è stato sviluppato in Australia, dove è ancora pulsante il tempo del sogno. Il metodo si ispira alla teoria del caos e della complessità, alla teoria dei sistemi viventi, e all’antica spiritualità degli Aborigeni, e punta a sostenere il Grande Cambiamento, cioè la trasformazione della consapevolezza umana attraverso una nuova cultura di sostegno alla vita. […] È basato sul potere della celebrazione, della collaborazione, del mutuo rafforzamento e della comunità. […] Il Dragon Dreaming sostiene la fiducia nell’intrinseca intelligenza e creatività di ogni essere umano, e così spinge ad un rafforzamento dei movimenti di crescita dal basso. Con esso noi possiamo esprimere la nostra intelligenza collettiva nelle forme di progetti che sono svolti come giochi […]”.

 

Su Yunity si può condividere ogni risorsa

Su Yunity si può condividere ogni risorsa


 

I primi due giorni, interamente dedicati al Dragon Dreaming, sono stati estremamente intensi ed il gruppo è stato guidato da Ulrike in un processo che partiva dal condividere il proprio sogno personale (o visioni e aspettative sul progetto) per farlo poi abbracciare dall’intero gruppo; poi passava attraverso la fase della pianificazione collettiva del sogno in modo da sviluppare strategie utili alla realizzazione ottimale del progetto e successivamente alla sua attuazione; da ultimo, ma non di certo in ordine di importanza, la fase della cosiddetta celebrazione, per celebrare appunto insieme i successi ottenuti.

 

Ulrike al termine dei due giorni di DD ci ha confessato che con il nostro gruppo è riuscita nell’arduo compito di spiegare un’arte, un metodo di potenziamento dei progetti, che normalmente necessita di un tempo molto maggiore (si parla nell’ordine di mesi e non di certo di giorni), dovuto certamente al fatto che ciascuno di noi fosse già in partenza profondamente motivato.

 

Durante le successive settimane di lavoro, abbiamo quindi cercato di mettere il più possibile in pratica gli insegnamenti ricevuti durante il Dragon Dreaming. Così, come prima cosa abbiamo stabilito di comune accordo che avremmo adottato il “metodo del consenso”  come metodo decisionale. Successivamente abbiamo formato dei gruppi di lavoro per coprire le necessità pratiche di tutti i giorni, come il gruppo “food & logistics” per andare a ritirare il cibo invenduto o scartato dalle numerose aziende agricole locali che ci hanno supportato e sostentato durante il mese passato a Malo, fino ad arrivare ai gruppi di lavoro specifici per lo sviluppo del software per creare la piattaforma (quello più numeroso), un gruppo di “video making” e non poteva certo mancare un gruppo dedicato alla missione e visione ed alcuni altri.

 

Viste le nostre origini (Foodsharing) e gli scopi che ci prefiggiamo, mi sembra però doveroso spiegare più accuratamente l’aspetto non trascurabile del nostro sostentamento. Dovete sapere che nonostante il nostro non fosse proprio un esiguo gruppo di persone, siamo riusciti nell’impresa di sostentarci quasi esclusivamente con il cibo “salvato” dalle aziende agricole locali, se non direttamente dai bidoni dell’organico fuori dai grandi supermercati (dumpster diving).

 

Cioccolata sigillata e di ottima qualità salvata dal bidone dell'organico fuori da una nota catena di supermercati a Malo

Cioccolata sigillata e di ottima qualità salvata dal bidone dell’organico fuori da una nota catena di supermercati a Malo


 

Dico “quasi”, poiché sebbene il 99% del cibo che abbiamo mangiato durante il mese passato a Malo fosse cibo salvato nei modi sopra menzionati, una fabbrica locale di calzature, la Armond, ha deciso di devolverci il denaro necessario all’acquisto di tutti quei generi alimentari che difficilmente risultano invenduti, come il caffè, il sale, l’olio, la farina, o altre cose utili come shampoo e detersivi. Il risultato è che ognuno di noi è costato una media di 16 euro per l’intero mese! Una cifra davvero irrisoria, se paragonata a quanto avremmo potuto spendere se avessimo fatto regolarmente la nostra spesa al supermercato!

 

Le aziende agricole locali hanno sostenuto volentieri il nostro progetto, coscienti dell’enorme spreco di cibo al quale vengono costrette, anche loro malgrado, spesso per aderire ad assurdi criteri estetici legati al mercato alimentare, alla grande distribuzione e non solo. Ecco perché tutti i giorni eravamo orgogliosi di poter effettuare i nostri ritiri di cassette di frutta e verdura “brutta”, ma estremamente buona!

 

Non dimentichiamoci che nel mondo, secondo la FAO, buttiamo oltre un terzo del cibo prodotto per il consumo umano. In un mondo dove circa 1 miliardo di persone soffre la fame o è gravemente malnutrita, sembra incredibile, ma si continuano a buttare miliardi di tonnellate di cibo nella spazzatura.

 

Tornando al piccolo comune di Malo nella provincia di Vicenza, anche qui, come dappertutto purtroppo, lo spreco alimentare raggiunge cifre importanti ed il problema è tangibile: basterebbe fare un giro al panificio locale a fine giornata, come facevamo noi regolarmente, per rendersi conto di quanto pane venga buttato giornalmente nella spazzatura.

 

Ecco perché una parte importante del nostro soggiorno a Malo è stata anche quella delle relazioni pubbliche e delle presentazioni a varie associazioni non-profit e gruppi locali, oltre che una presso la scuola media locale “G. Ciscato”, dove un centinaio di ragazzini ha partecipato con entusiasmo alle attività da noi organizzate durante la presentazione per sensibilizzarli sullo spreco alimentare.

 

Se condividiamo tutto, siamo padroni del mondo

Se condividiamo tutto, siamo padroni del mondo


 

Ma Yunity non si occuperà più “soltanto” del salvataggio e della condivisione del cibo, si pone infatti come piattaforma per unire le forze individuali, ma anche di movimenti ed associazioni che vorranno mettere a disposizione tutto ciò che sia possibile: dal mezzo di trasporto, al vestito, alle competenze, all’alloggio e tanto altro ancora. Il tutto rigorosamente senza utilizzare denaro, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse in maniera incondizionata.

 

Forse non tutti sanno quanto lavoro possa esserci dietro un progetto tanto ambizioso come questo, ma vi assicuro che nonostante ci fossimo dati come prerequisito riuscire a ricavare alcune ore di svago (accanto alle lunghe ore di lavoro), non siamo riusciti ad attuare il nostro proposito che raramente. Tutti i gruppi di lavoro hanno infatti lavorato alacremente dall’inizio alla fine del soggiorno. Ognuno di noi ha fatto del suo meglio per contribuire efficacemente alla realizzazione del nostro sogno. Chi cucinando, chi programmando, chi prendendo nota delle varie decisioni prese durante le riunioni, chi preparando le presentazioni, da ciascuno certamente secondo le proprie possibilità, facendo in modo che tutti potessero dire la loro e contribuire attivamente.

 

Gli ultimi giorni trascorsi a Malo abbiamo fatto un’analisi di gruppo degli aspetti positivi e quelli negativi che hanno caratterizzato questa prima edizione degli Wuppdays e ne è emerso un quadro molto preciso di quanto sarà necessario migliorare in futuro, al fine di riuscire ad attuare sempre meglio la nostra unione di intenti.

 

L’esperienza degli Wuppdays rimarrà a lungo nei nostri ricordi e nei nostri cuori per le relazioni di vera e profonda amicizia che siamo riusciti ad instaurare con persone che la maggior parte di noi non aveva mai incontrato prima, per il fatto di essere riusciti a creare un contatto con la comunità locale ed attivare un primo gruppo di “foodsavers” anche nella piccola Malo, ma soprattutto perché abbiamo dimostrato in maniera tangibile quanto un piccolo gruppo di persone motivate possa mettere in moto un circolo virtuoso di buone pratiche, capace di tessere relazioni umane collaborative e di mutuo soccorso, in maniera incondizionata.

 

Come recita il detto, “se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”.

 

 

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