Un viaggio a piedi, senza soldi, a caccia di sogni: Darinka Montico e il suo “WalkaboutItalia”
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Darinka Montico ha 35 anni e in questo momento abita sul Lago Maggiore, a casa della sua famiglia. È tornata in Italia da poco, dopo tantissimi anni vissuti in giro per il mondo, e qui è iniziato il suo WalkaboutItalia: un viaggio a piedi, senza soldi, a caccia dei sogni degli italiani. Da questa esperienza è nato un libro (“Walkaboutitalia. L’Italia a piedi, senza soldi, raccogliendo sogni”, Edizioni dei Cammini) e il desiderio di partire per un nuovo viaggio. Ma com’è iniziato tutto? Cosa ha scoperto del nostro Paese durante il suo viaggio e cosa sognano gli italiani? L’ho chiamata e mi ha raccontato la sua storia.
Qual è stato il percorso che ti ha portata a intraprendere il tuo viaggio a piedi in giro per l’Italia?
Ho lasciato l’Italia quando avevo 19 anni e sono andata a vivere a Londra, lì ho studiato fotografia e mi sono laureata nel 2004. Dopo ho cominciato a girare il mondo “seguendo la corrente”. Ho fatto tanti lavori per mantenermi nei posti in cui ho vissuto: la barista in bikini nelle miniere australiane, l’insegnante di inglese in Asia, ho aperto un ristorante in Laos, ho fatto la volontaria in Thailandia dopo lo tsunami, la spogliarellista in Nuova Zelanda.
Circa 3 anni fa sono tornata in Europa, mi sono innamorata di un cantautore irlandese e insieme abbiamo deciso di andare a vivere a Londra. Qui per guadagnare abbastanza per entrambi ho trovato lavoro in un casinò come massaggiatrice di teste dei giocatori di poker. Il mio compagno mi ha chiesto di sposarlo, un mese dopo mi ha lasciata senza troppe spiegazioni. Io ho continuato a lavorare per un po’ nel casinò, ma per inerzia. Ad un certo punto ho deciso di mollare tutto.
Avevo un paio di scarpe con scritto sulla suola “Go walk”. Decido di seguire il consiglio: mi licenzio all’improvviso e quella notte torno a casa mia a piedi. Durante questa passeggiata notturna a Londra ho iniziato a pensare… Mi è venuta in mente la frase di Jep Gambardella nel film “La Grande Bellezza”: “La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”. Ho pensato: perché io devo aspettare altri 30 anni per giungere alla stessa conclusione?
E a te cosa piaceva fare?
È stato proprio in quel momento che mi sono chiesta: “cosa mi piace fare veramente?” Mi sono resa così conto che effettivamente mi ero dimenticata i miei sogni, le mie passioni. Per ritrovarli ho dovuto ripercorrere mentalmente la mia vita. Fin da piccola sono sempre stata una ragazzina un po’ ‘lenta’, con la testa fra le nuvole. Ricordo che la mia maestra delle elementari mi rimproverava sempre: “Darinka, svegliati!”, diceva, facendomi sentire costantemente fuori luogo. Allora, da quella notte a Londra, ho cercato di capire come potevo trasformare la mia lentezza in un punto di forza. Ho pensato alle altre cose che mi piaceva fare: scrivere, fotografare.
Quindi sei tornata in Italia e hai deciso di intraprendere questo viaggio…
Sì, il modo in cui ho scelto di compiere questo viaggio è nato da una combinazione dei miei sogni. Sono partita a piedi, quindi nel modo più lento possibile, scrivendo e fotografando quello che incontravo in giro e raccogliendo i sogni delle persone.
Come mai sei partita senza soldi?
Sono partita senza soldi perché non avevo messo nulla da parte, ma sentivo la necessità fisica e psicologica di partire ugualmente. Mi piaceva poi anche il concetto di poter realizzare un sogno senza denaro. Così ti rendi conto che hai bisogno di poco: cibo e un posto per dormire. In questo, mi hanno facilitato molto i social network ed il mio blog dove la gente mi seguiva, e Couchsurfing, un sito di ospitalità gratuita. Soprattutto nei posti più piccoli, poi, conoscevo la gente del luogo e spesso mi ospitavano in casa loro.
Quando sono partita non sapevo a cosa andavo incontro. Sapevo che volevo fare questo viaggio ma ero terrorizzata perché non avevo mai viaggiato a piedi e non sapevo cosa aspettarmi dall’Italia, non avendo vissuto per molti anni in questo Paese. Sono stata fortunata e ho trovato quasi sempre gente che mi ospitava.
Perché hai deciso di fare durante questo viaggio la “cacciatrice di sogni”?
Volevo stimolare le persone che incontravo nel mio cammino a fare quello che avevo fatto poco prima io quella notte a Londra: ritrovare i propri sogni e seguirli. Quindi sono partita con una scatola con scolpito sopra un orecchio. A chiunque chiedevo di scrivermi il suo sogno su un foglio di carta e poi lo mettevo dentro la scatola. Un po’ come Atreju nella storia infinita: volevo sconfiggere il nulla stimolando la fantasia della gente!
Cos’è per te il nulla?
Il nulla per me è qualsiasi cosa che si frappone tra te e il tuo pensiero indipendente. Per tutta la vita, prima a scuola e poi dai media, veniamo indirizzati verso l’omologazione. Così, in una società che ci vuole tutti fatti con lo stampino, il fatto stesso di sognare è un gesto di ribellione.
Durante il tuo viaggio hai incontrato sognatori e rivoluzionari. Chi sono per te i “rivoluzionari”?
I rivoluzionari sono coloro che lottano per mettere in pratica i propri sogni. Durante questo viaggio ho incontrato tanti sognatori e tanti rivoluzionari.
Tra loro una donna che ho incontrato a Salerno e mi ha raccontato la sua storia. Suo marito, malato di fegato, era in lista per un trapianto che gli avrebbe salvato la vita. Quando è arrivato il suo turno, il primario, amico della persona in lista dopo di lui, ha finto che il marito di Santa avesse la febbre. Così, come prevede la legge italiana in questi casi, lo hanno saltato ed è tornato in fondo alla lista d’attesa. Santa allora è stata avvicinata da un’infermiera che le ha detto che il fegato per il marito lo avrebbero trovato, se lei avesse pagato 250 mila euro. Santa non aveva i soldi, il marito è morto poco dopo. Da allora la donna ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il commercio clandestino di organi. Ha creato un’associazione chiamata “Indiani d’Occidente”: ha scelto il nome di un popolo inesistente perché, nel momento in cui il problema sarà superato, l’associazione si potrà sciogliere e tornerà a non esistere. Da quando è nata l’associazione, sono state arrestate tantissime persone coinvolte nel mercato illegale di organi.
Un altro rivoluzionario che ho incontrato è un signore tedesco, trascinato in Italia negli anni’80 dalla moglie. Arrivati in Italia si è innamorato del nostro Paese così, mentre la moglie è tornata in Germania, lui è andato a vivere in Sicilia, ha comprato un appezzamento di terra e ha costruito la sua casa piccola con un giardino grande, proprio come la sognava. Nella casa dove abita ci sono i pannelli solari, una compost toilette e un orto in cui coltiva tutto ciò di cui hai bisogno. Vive così in modo quasi completamente autosufficiente. Un altro suo sogno era quello di andare sull’isola di Pasqua e, in un certo senso, ha trovato il modo per realizzarlo: non avendo i soldi per arrivare sin lì ma essendo uno scultore, ha riprodotto i volti raffigurati nei Moai, statue tipiche di quel posto, e ha così portato l’isola di Pasqua a casa sua!
Hai viaggiato per sette mesi, incontrato tantissime persone, ascoltato moltissimi sogni. C’è un sogno che accomuna molti?
Sì, la serenità. Per capire meglio cosa vuol dire questa parola ho cercato il suo contrario sul dizionario: ho trovato il termine ‘paura’. Da allora tutto ha acquisito per me più senso. Ho trovato davanti a me un Paese molto spaventato, e forse è inevitabile: se passi tutta la giornata a lavoro, poi torni a casa e accendi la tv che ti prospetta scenari apocalittici, è comprensibile che tu abbia paura anche solo ad uscire fuori.
Non è così. Io ho viaggiato da sola per sette mesi e l’Italia mi è sembrato un posto molto sicuro.
Secondo te si possono realizzare sogni anche senza soldi? E cosa ne pensano gli italiani che hai incontrato?
Sì, io ho realizzato i miei sogni senza soldi. Da qualche mese giro l’Italia per promuovere il mio libro e lo sto facendo praticamente senza budget: mi sposto con la mia bicicletta in bambù e dormo dalle persone che possono ospitarmi.
L’importante è la determinazione, partendo da quella poi si possono trovare i soldi per realizzare i propri progetti. Forse in Italia, rispetto all’estero, ho trovato più diffuso un senso di rassegnazione, soprattutto in alcune regioni più difficili come la Calabria. Purtroppo ho notato che molti italiani sono abituati a lamentarsi in modo sterile, senza fare nulla per cambiare le cose. Tanti lavori si possono inventare in modo indipendente, senza aspettare l’aiuto dello Stato.
C’è qualche regione italiana che ti ha colpito in modo particolare?
Premetto che non ho girato tutte le regioni italiane ma mi sono follemente innamorata della Sicilia! I mercati siciliani, gli anziani che chiacchierano per strada, il cibo, la gente meravigliosa… D’altra parte, purtroppo, ho riscontrato pochissimo rispetto del territorio.
Un’altra regione che mi ha impressionato positivamente è la Toscana: vi ho trovato una sintesi perfetta tra passato e futuro, e molto rispetto del territorio.
Qual è stato il momento più difficile durante il tuo viaggio?
Quando sono arrivata in Calabria a Isola Capo Rizzuto. Lì sono stata ospite di una cooperativa che gestisce territori sequestrati all’Andrangheta dove coltivano prodotti biologici. A loro è stato bruciato il capannone e hanno subito minacce. Ho chiesto se potevo raccontare e denunciare questa storia sul mio blog e sul mio libro. Li’ ho avuto paura per qualche giorno, anche perché la mia famiglia ed i miei amici erano preoccupati per me. Non mi è successo niente ma in quel momento ho capito come vivono quelle persone ogni giorno.
E il momento più bello?
I momenti più belli sono stati tutti quelli trascorsi da sola. La natura e il camminare sono stati per me terapeutici, dopo quella storia finita male.
Cosa hai portato a casa da questo viaggio?
La consapevolezza che, con determinazione e mettendo da parte la pigrizia, posso fare quello che voglio e che non devo aver più paura a seguire i miei sogni. Ho capito che per cambiare il mondo probabilmente occorre comportarsi adesso come se vivessi già nel mondo che sogni, poi a mano a mano il mondo si adatta a te. Le nostre idee ed i nostri comportamenti hanno un potere incredibile di cambiare quello che ci sta intorno.
Questo viaggio mi ha insegnato anche a non avere pregiudizi sulle persone prima di conoscerle. Avvicinandoti agli altri ti accorgi di avere punti in comune anche con chi, all’inizio, ti sembra profondamente diverso da te.
Hai detto di aver notato, viaggiando in Italia, un senso di rassegnazione molto forte nelle persone e una parte di Paese diffidente e spaventata. Hai conosciuto solo questo aspetto o hai incontrato anche un’altra Italia?
Sì esiste anche un’altra Italia, io l’ho incontrata durante il mio viaggio. Ho conosciuto un’Italia che si fida, distante da quella diffidente, spesso influenzata anche dalla televisione. Sicuramente c’è un’Italia che cambia e che, facendo rete, può anche ‘svegliare’ l’altra Italia e travolgerla in un processo positivo. C’è anche un livello culturale molto alto nel nostro Paese ma è praticamente assente dalla rappresentazione mediatica. La mancanza di meritocrazia in molti ambiti, poi, perpetua questo status quo…
Sicuramente c’è del lavoro da fare!
Hai già camminato tanto, percorrendo 3000 chilometri a piedi… quali saranno i tuoi prossimi passi?
Continuerò a presentare il mio libro fino a fine novembre. Poi mi dedicherò alla scrittura di altri libri e ad organizzare il mio prossimo viaggio: sarà un viaggio in bicicletta in giro per il mondo!
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