Michelangelo Pistoletto: l’arte cambia la società
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Biella - «L’artista è diventato libero, ma da questa libertà nasce una grande responsabilità». Michelangelo Pistoletto è uno dei maggiori artisti italiani viventi. Lo è anche perché ha ridato senso all’arte, legandola indissolubilmente al cambiamento sociale, che deve essere – di nuovo? – il fine principale dell’espressione artistica.
«L’arte dovrebbe connettersi con tutti gli ambiti della vita sociale e diventare motore della trasformazione», ha osservato Pistoletto davanti a una platea di una cinquantina di persone che lo ascoltavano attentamente. Erano gli Agenti del Cambiamento, riuniti a Biella, presso la Città dell’Arte, per il loro terzo incontro nazionale organizzato da Italia Che Cambia. Una sintesi perfetta fra due strade diverse, che convergono verso un obiettivo comune: quello di costruire un nuovo modello più solidale, più etico, più sostenibile. «La parola sostenibilità non può passare di moda – ha osservato il maestro –: la sostenibilità è un obiettivo che si declina in vari ambiti».
Fra un workshop e un dibattito, nel corso della tre giorni dedicata agli Agenti c’è stata l’occasione di visitare la struttura ospitante, che contiene alcune fra le opere più significative di Michelangelo Pistoletto, dalla mela ricucita, emblema della riconciliazione fra l’uomo e la natura, al Terzo Paradiso, che campeggia un po’ ovunque e che, unendo due simboli dell’infinito, genera un terzo cerchio, una terza dimensione, quella dell’equilibrio, un terzo elemento che non avrebbe potuto esistere senza la connessione dei primi due.
Tuttavia, nulla accade spontaneamente. Secondo Pistoletto, il cambiamento deve avere un motore e quel motore siamo noi. Non c’è spazio per la delega: è finito il tempo della democrazia, in cui il popolo deteneva il potere per demandare le decisioni a pochi rappresentanti. Oggi è giunta l’era della demopraxia, in cui il popolo ha la possibilità di fare, di agire, di intervenire sulla società modificandola. E questo potere va esercitato.
«Bisogna che ognuno di noi diventi un po’ più “artista” – è l’appello di Michelangelo Pistoletto –, nel senso che deve creare qualcosa che prima non c’era». In questo modo arte e società si compenetrano stimolandosi a vicenda, il cittadino diventa artista e l’artista cittadino, entrambi con il comune obiettivo della trasformazione sociale.
Italia Che Cambia aveva già incontrato Pistoletto un paio di anni fa, quando questo percorso alla scoperta di un nuovo paese etico, innovativo e sostenibile era solo agli inizi. Già allora le premesse erano confortanti, ma oggi troviamo un panorama più solido, più ampio e più consapevole delle proprie potenzialità. «Nessuno parla più di utopia davanti a qualcuno che si muove per il cambiamento», conclude il maestro mostrando grande ottimismo per il futuro. «Le cose stanno cambiando, il nuovo si sta sviluppando». E l’evento di Biella è una testimonianza concreta di come questo cambiamento sia già in atto.
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