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Provenienti da vari punti della Calabria, una trentina di giovani hanno partecipato al seminario organizzato da R-Evolution a Lamezia Terme il 16-17 ottobre, per riflettere sui percorsi possibili di economia etica. Di un’economia, cioè, non più organizzata per il profitto di pochi in spregio della dignità umana e dell’integrità del creato, ma al servizio della persona, nel rispetto dell’ambiente.
L’eccezionalità dell’evento sta non solo nella giovane età dei partecipanti, mediamente fra i 18 e i 30 anni, ma anche nell’aver dimostrato che esiste ancora qualcuno capace di sottrarsi al pensiero unico e dire basta ad un’economia che oltre ad avere prodotto iniquità e situazioni umane intollerabili, sta mettendo a repentaglio il futuro dell’essere umano sul pianeta Terra. Lo dimostrano le risorse sempre più scarse, i rifiuti accumulati a tal punto da compromettere equilibri millenari come il clima, l’esistenza di una grande massa di persone condannata alla povertà estrema fino alla fame. Fenomeni non più confinati all’Africa o all’Asia, ma che si insinuano anche nel mondo opulento come testimoniano i milioni di disoccupati e di poveri che si incontrano quotidianamente per le strade d’Europa.
Sulla possibilità di risolvere i problemi accumulati, rimanendo ancorati ai meccanismi che li hanno provocati, si addensano dubbi. Ma in attesa di individuare nuovi assetti economici capaci di dare risposte durature e liberanti per tutti, nel seminario ci si è interrogati sui passi che possono essere intrapresi subito, da parte di ciascuno, per avviare il processo di cambiamento.
Le parole d’ordine che sono risuonate fin dall’inizio sono state: consapevolezza e capacità di scegliere. Due concetti che si fondano sulla constatazione che le macchine organizzative, siano essi eserciti, lager o sistemi economici, producono i loro effetti nefasti non solo per la malvagità dei vertici, ma per la disponibilità di chi sta sotto ad obbedire in maniera cieca ai loro comandi. Una riflessione che indusse don Lorenzo Milani ad affermare che “l’obbedienza non più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni” fino a concludere che l’unico modo per evitare i misfatti di sistema, sta nella capacità di ogni componente di interrogarsi e sapere dire no ogni volta che riceve inviti o ordini contrari ai propri valori.
Un canale che ci rende tutti protagonisti del sistema è il consumo. Una funzione che se svolta in maniera acritica può trasformarci in complici involontari di varie forme di violazione e di illegalità attuate da parte delle imprese. Alcuni esempi sono lo sfruttamento del lavoro, la contaminazione ambientale, l’evasione fiscale, il racket, l’estorsione. Ma varie esperienze hanno dimostrato che nuovi consumatori, decisi ad informarsi e a scegliere, possono fare cambiare le cose, perché col voto del loro portafoglio possono punire le imprese che si comportano male e premiare quelle con comportamenti corretti.
Se poi il senso di responsabilità si trasforma in intraprendenza, i consumatori possono anche promuovere lo sviluppo di una nuova economia come dimostrano i gruppi di acquisto solidale che intrattenendo rapporti privilegiati con produttori affidabili del proprio territorio promuovono non solo la sostenibilità ambientale, tipica dell’economia a chilometro zero, ma fanno crescere nuove relazioni basate sulla trasparenza, la fiducia e il rapporto umano.
Il consumo responsabile è un grande motore di cambiamento, ma la sua efficacia dipende da due fattori: il numero di consumatori che lo praticano e l’esistenza di strumenti informativi, perché solo in presenza di informazioni è possibile esercitare il diritto di scelta. Per questo il seminario si è concluso con l’impegno dei partecipanti a proseguire insieme il cammino per fare crescere la consapevolezza collettiva e fare ricerca sulle realtà economiche del territorio con l’obiettivo di esaminare i loro comportamenti e renderli pubblici. Ecco un ottimo esempio di come l’approfondimento possa essere usato non solo per permettere ad ogni partecipante di arricchirsi, ma anche per progettare l’azione.
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