29 Ott 2015

WetFlyAnphibia: Il Parco capofila del progetto Life

Scritto da: Daniela Bartolini

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi capofila del progetto europeo per la conservazione di anfibi e farfalle delle zone umide a tutela della biodiversità degli ambienti naturali.

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Il Parco nazionale delle foreste casentinesi sarà capofila del progetto Life “WetFlyAnphibia, conservation of amphibians and butterflies of open wet areas and their habitats at the Foreste Casentinesi National Park” che ha come obiettivo la tutela della biodiversità attraverso la conservazione di anfibi e farfalle di interesse comunitario, degli ambienti umidi e dei loro habitat all’interno del Parco nazionale. Osservando, monitorando queste specie di anfibi e lepidotteri sarà possibile avere un indicatore chiaro dello stato di salute del contesto naturale che li ospita.

L’Ente Parco spiega infatti che Il livello di biodiversità è direttamente collegato alle condizioni che rendono possibile la vita umana sulla terra. Gli anfibi e le farfalle sono particolarmente sensibili alle modificazioni ambientali. Inoltre sono accomunate dal fatto di avere fasi giovanili che richiedono particolari condizioni: nel caso degli anfibi è vitale la presenza di zone umide ben conservate, mentre le farfalle necessitano di specifiche piante, funzionali alla loro alimentazione.  Un terzo degli anfibi sono nella “Lista rossa” dell’ I.U.C.N. (International Union for Conservation of Nature), la più autorevole istituzione scientifica internazionale. Tra questi troviamo l’ululone appenninico, la salamandrina di Savii e il tritone crestato.
Nel Parco nazionale delle Foreste casentinesi lo stato di conservazione degli habitat umidi è buono ma gli studi sulla popolazione dell’ululone (Bombina pachypus), in forte declino a livello nazionale della salamandrina di Savii (Salamandrina terdigitata) e del tritone crestato (Triturus cristatus) tra gli anfibi, della falena dell’edera (Euplagia quadripunctaria) e della lanosa del prugnolo (Eriogaster catax) tra i lepidotteri, registrano una distribuzione irregolare a causa di diverse minacce, legate soprattutto all’alterazione e alla distruzione dei siti riproduttivi.

Il progetto mira “a mettere a sistema le conoscenze e gli approcci di gestione per permettere un’azione più incisiva di conservazione delle popolazioni e degli habitat associati, anche in relazione a specie botaniche rare o uniche.”
Il team di esperti lavorerà per ripristinare le zone umide vitali per la sopravvivenza degli anfibi e per arrestare il declino delle piante che producono nutrimento per le farfalle. Nelle intenzioni del Parco, le misure porteranno alla individuazione di 156 aree di intervento per la realizzazione di nuove aree umide, al ripristino della vegetazione tipica degli habitat, alla conservazione del germoplasma ex situ delle principali specie vegetali, alla loro  riproduzione e collocazione nei siti prescelti.  Verranno quindi approfondite pozze, installate recinzioni, scale di rimonta, allestiti o ripristinati fontanili/abbeveratoi e creati sottopassaggi, opere di captazione e condotte.
In seguito saranno reimmessi individui di ululone e Salamandrina nelle aree di conservazione e consolidamento. Per gli esemplari di Bombina pachypus si prevede un allevamento ex-situ in un impianto allestito appositamente per la riproduzione e una successiva reimmissione in natura. Invece per la Salamandrina terdigitata si effettuerà un trasloco di esemplari in fase giovanile. E’ stata invece considerata non necessaria la reimmissione di individui di tritone crestato per la sua maggiore capacità di spostamento e colonizzazioni di nuovi siti.

L’intervento ha un costo di 1.596.000 euro, coperto al 59% dall’Unione Europea. Il parco partecipa al progetto con una quota di 77.568 euro.

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