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PADOVA – Camminavo assorto nei miei mille pensieri, mentre entravo nell’ingresso principale della stazione centrale di Padova. Stavo rientrando a casa dopo esser stato per qualche giorno in compagnia di un mio caro amico che studia fisica nella città veneta. Sono stati giorni sereni e positivi, le intense riflessioni che quest’incontro ha portato con sé mi accompagnavano mentre mi avvicinavo al binario per prendere il treno di ritorno. Come mia abitudine, sono arrivato in leggero anticipo. Preferisco arrivare un po’ prima e passare il tempo che manca alla partenza osservando attentamente le persone attorno a me.
Adoro le stazioni, sono luoghi in cui viaggiano non solo i treni ma soprattutto le persone con le loro emozioni: c’è chi ritrova un amico che non vedeva da settimane, c’è chi va a trovare la zia che si è trasferita definitivamente in un’altra nazione, poi c’è chi rivede la propria compagna o il proprio compagno dopo un periodo di distacco e c’è chi va semplicemente in vacanza a godersi un po’ di relax oppure a lavorare. Le stazioni sono luoghi ad alto contenuto emozionale: vagoni di sentimenti contrastanti in movimento tra i binari dei treni.
Questa volta, tuttavia, mi è capitato di osservare qualcosa di incredibilmente interessante e unico nel suo genere. Il suono delicato di un pianoforte attirava la mia attenzione. Così, dopo aver comprato il biglietto, sono andato a vedere di cosa si trattasse. Un pianista molto particolare si stava esibendo.
Quel che mi incuriosì fu la sua abilità nel suonare lo strumento che proprio in questa città prese forma per la prima volta grazie al liutaio padovano Bartolomeo Cristofori, che alla fine del XVII secolo lo denominò originariamente “gravicembalo col piano e col forte” .
Inoltre, quel che aggiungeva interesse e mistero al pianista, è che era completamente mascherato. Una nota dopo l’altra ha emozionato i passanti che si sono fermati ad ascoltarlo, incuriositi per l’abilità musicale unita alla bizzarra maschera bianca.
La sua musica è di elevata qualità, nel suo incedere si sente l’espressione intima di se stesso. Il tocco delle sue mani scivola sopra i tasti neri e bianchi, a volte con grande impeto, a volte con vibrante delicatezza. Non proferisce parola tra un brano e l’altro, lascia che l’unico contatto tra sé e il pubblico sia il movimento delle sue dita sul pianoforte. Mascherato, smaschera la sua arte, regalandola agli incuriositi viaggiatori.
Mi piace pensarlo come una sorta di Supereroe del pianoforte. Come la maggior parte dei grandi Supereroi della storia ha una maschera sul volto, un mantello e quant’altro. La sua identità è, ovviamente, segreta. La sua missione è chiara: portare la musica a tutti. E lo fa per i presenti, per tutti coloro che vogliono ascoltarlo. Difende la musica e l’amore per essa, e difende l’ascolto libero: non c’è nessun requisito speciale per accedere ad un suo concerto. Non ci sono biglietti d’ingresso né limitazioni di posti a sedere. È un Robin Hood della Musica, rubando la grande musica dall’élite delle sale da concerto la restituisce a chi la vuole sentire davvero, senza chiedergli nulla in cambio.
Se non l’amore per essa.
Affascinato e incuriosito mi avvicino al pianoforte, su cui vedo una scritta : “The Piano Show”.
Tornando a casa, cerco su Internet e trovo la sua pagina. Ha già portato la sua misteriosa musica in due diverse città italiane: Venezia e Torino. Ecco il video dalla città ex repubblica marinara:
Un sentito ringraziamento a Piano Man e al suo Piano Show, per aver portato un pizzico della sua arte in un luogo insolito e allo stesso tempo così azzeccato.
Pianoforti nelle stazioni italiane
Davvero pregevole l’iniziativa promossa da Grandi Stazioni, che prevede l’istallazione di un pianoforte pubblico nelle principali stazioni italiane. Dopo il primo installato a Venezia, hanno aderito al progetto altre città, tra le quali: Roma, Venezia, Napoli, Milano, Torino e Padova.
L’origine di questa proposta è da ricercarsi in UK: Luke Jerram, con il progetto Street Pianos, che dal 2008 ha ideato questa formula, ha contribuito alla diffusione in tutto il mondo degli strumenti in stazioni e non solo.
Un altro stimolo, se ce ne dovesse essere ancora bisogno, per preferire il treno ad altri mezzi più inquinanti, come ad esempio l’aereo.
L’arte di Piano Man è un bell’esempio di come si possano inventare nuovi modi per portare cultura in posti insoliti. Prendiamola come una grandiosa opportunità per sviluppare e incentivare l’arte in luoghi di tutti e per tutti.
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