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“Lo scopo di questo progetto è di ricongiungerci con il mondo com’era
prima che l’uomo lo modificasse fino quasi a sfigurarlo”
Sebastião Salgado
La mostra
Il Forte di Bard ha ospitato dal 23 maggio al 30 settembre 2015 la mostra Genesi. Fotografie di Sebastião Salgado a cura di Lélia Wanick Salgado. Una opportunità unica: osservare 245 fotografie scattate dal fotografo brasiliano intorno al nostro pianeta per documentare, con immagini in un bianco e nero dal forte impatto emotivo, la rara bellezza del nostro unico e prezioso mondo.
Genesi è l’ultima opera dell’artista considerato il più importante fotografo documentarista vivente. Uno sguardo appassionato, volto a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta e di cambiare il nostro stile di vita, assumendo comportamenti più rispettosi della natura e di quel che ci circonda. La terra come risorsa magnifica da contemplare, conoscere e amare. Questo è lo scopo e il valore del viaggio fatto da Salgado alla ricerca di quelle parti del mondo ancora incontaminate, nelle quali la terra, la flora, gli animali e l’uomo vivono in un equilibrio che ha del miracoloso, in perfetta armonia con la natura.
Nell’ultimo cartellone presente nella mostra è racchiusa tutta la magia di questa opera strabiliante:
“Oltre a esporre la meraviglia della natura, Genesi è anche una chiamata alle armi. Non possiamo continuare a inquinare terreni, acqua e aria. Dobbiamo agire adesso per preservare le terre e i mari incontaminati, per proteggere i santuari naturali di animali e antichi popoli. E possiamo spingerci oltre, cercando di riparare ai danni che abbiamo causato.
Il nostro modesto contributo è stato quello di riforestare una proprietà nel sud-est del Brasile. Nei passati 15 anni, la nostra organizzazione no-profit, ha piantato circa due milioni di alberi di oltre 300 specie diverse che un tempo crescevano rigogliose in quel territorio. Il risultato è stato che le colline, un tempo aride, sono state trasformate in una lussureggiante vegetazione. La rinascita del microclima tropicale, di conseguenza, ha attirato uccelli e animali scomparsi da decenni nella zona.
La riforestazione è soltanto uno dei tanti modi per far girare al contrario le lancette del tempo. Anche gli alberi hanno giocato un ruolo molto speciale nel neutralizzare le emissioni di biossido di carbonio, colpevole del riscaldamento globale e di cambiamenti climatici. Le Nazioni possono agire per controllare queste emissioni ma solo gli alberi assorbono naturalmente il biossido di carbonio e producono ossigeno. Con ogni albero piantato possiamo respirare meglio e nutrire speranze per il futuro del nostro pianeta”.
Sebastião Salgado
Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 a Aimorés, in Brasile. Con la sua amata Lélia, conosciuta in giovane età, si trasferisce prima a Parigi e poi a Londra. Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 ritorna nella capitale parigina intraprendendo la carriera di fotografo. Viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Successivamente si occupa della manodopera industriale nel libro La mano dell’uomo (Contrasto, 1994) e dell’umanità in movimento: profughi, rifugiati e migranti in viaggio verso le immense megalopoli del Terzo Mondo.
Io e Sebastião
Un’amica, tempo fa, mi scrisse dicendomi che aveva visto un film al cinema che per qualche motivo l’aveva fatta pensare a me e per questo me ne consigliava la visione. La pellicola in questione era Il sale della terra, di S. Salgado. Incuriosito, decisi un pomeriggio di andare in solitaria al cinema di Piazza Vittorio Veneto a Torino, la più grande del capoluogo piemontese.
In sala pochi spettatori, la situazione migliore per godersi il film. 110 minuti di pura passione, coinvolgimento emotivo, desiderio, senso di sé e della natura che vi sta intorno. Un documentario sulla vita del prodigioso artista brasiliano che ha dato un nuovo valore alla fotografia contemporanea.
Passando dalle più crudeli atrocità contemporanee, fatte di guerre, carestie e migrazioni forzate, Salgado ha raccontato attraverso i suoi scatti la vita, le sofferenze e le emozioni di persone di ogni parte del mondo nella loro particolarità e unicità.
Appena conclusa la visione del film, rimasi per parecchi minuti immobile a osservare il fiume Po in Piazza Vittorio. Tanti erano i pensieri che Il sale della terra aveva sedimentato nella mia testa, che decisi di tornare a casa a piedi: significò percorrere mezza Torino, per un totale di due ore e mezza di camminata.
Quando ho saputo dell’esposizione di Genesi al forte di Bard in Valle d’Aosta ero sicuro che sarei andato a visitarla. Una duplice possibilità: poter osservare dal vivo le opere di Salgado e poterlo fare in un contesto naturalistico incredibile: in questo punto la valle della Dora Baltea si stringe fino a formare una gola stupenda, che nei secoli ha marcato un confine culturale, politico e religioso della Valle d’Aosta.
Uscendo dalla mostra l’emozione è devastante: la bellezza incantata delle fotografie di Sebastião e del Pianeta da lui messo a fuoco si mischiano alla maestosità e al fascino del verde valdostano. Allora pensiamo e crediamo che l’uomo e la Natura possano ancora avere un forte punto di contatto e di sana convivenza, così come Salgado ci ha saputo mostrare con il suo unico grande obiettivo: rispettare, celebrare e illuminare la Vita presente in questo meraviglioso Pianeta.
1. da “Comunicato stampa – Forte di Bard: Genesi”
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