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Questo articolo non nasce per attaccare Riccione, città a misura d’uomo (in questo periodo dell’anno), con i suoi abitanti giovani o anziani in bicicletta, con le sue piste ciclabili accanto al mare, e, soprattutto, non è un appiglio per criticare gli abitanti, sempre molto ospitali e allegri, ma ha origine da alcune circostanze che mi hanno spinto a delle riflessioni. Riccione, come molte altre città italiane, non è propriamente a “misura di vegano”.
La prima cosa che un viaggiatore vede appena mette i piedi fuori dalla stazione è l’enorme cartellone pubblicitario del Parco Oltremare. Accoglienza discriminante! Non tutti amano i parchi acquatici, i delfinari, gli zoo e trovo abbastanza ingiusto essere ricevuta con una pubblicità ingannevole. Mi spiego meglio. Il cartellone in questione ritrae due mamme di diverse specie con i propri figli e contiene una didascalia: “Cucciolo come te”. Credo che questa pubblicità dovrebbe essere segnalata all’Antitrust perché mendace. Cosa hanno in comune i due cuccioli? Niente, neanche l’età! Il cucciolo del delfino, nato in cattività, non ha diritti, non ha libertà di scelta, non vive secondo le proprie esigenze etologiche, non conoscerà mai il mare dal quale dovrebbe provenire e nel quale dovrebbe nuotare insieme alla propria famiglia e al proprio branco. Hanno, forse, solo una cosa in comune, quella di essere stati usati entrambi da Oltremare per scopi puramente commerciali, con l’aggravante per il cucciolo umano, che i genitori hanno scelto di “prestare” l’immagine del proprio figlio per questa pubblicità fallace. Camminando per raggiungere l’hotel mi sono resa conto che la città è tappezzata di questi manifesti di diversa grandezza e con diversi soggetti, tra i quali anche una bambina e un agnellino. I gestori del parco non hanno badato a spese, devono aver dato una bella somma di denaro al comune, consapevoli che il binomio perfetto, animali e bambini, in breve tempo, raddoppierà la somma investita.
Esco per mangiare qualcosa e verso le 16:00, su segnalazione di un’amica, trovo finalmente l’unico posto vegan della città. Negli altri ristoranti o punti di ristoro è davvero difficile mangiare qualcosa che non contenga derivati animali e quasi tutti i locali hanno all’interno un acquario con gli astici o le aragoste; lungi da me mangiare accanto o davanti a quei poveri esserini che attendono l’esecuzione. Avevo ordinato la mia pizza margherita vegan e mentre aspettavo seduta al tavolo, arrivano sei ragazzini con la bicicletta. Alcuni di loro, quelli più “strafottenti” parcheggiano ed entrano nel locale, gli altri li supportano da fuori. Sapendo bene che è un posto totalmente vegano chiedono alla ragazza del locale panini al prosciutto, hamburger di carne, facendosi beffa di noi con battute che speravano urtassero la nostra sensibilità. La ragazza molto paziente e dolce ha iniziato a spiegare ai ragazzini in modo semplice, adatto allo loro età, perché fosse ingiusto mangiare carne. Dopo qualche minuto, io e la ragazza ci siamo guardate e chiedendole il permesso con lo sguardo, mi sono intromessa nella conversazione. Dopo averli ascoltati, ho cominciato a fargli delle domande e alla fine mi sono ritrovata circondata da quel gruppetto che come un fiume in piena mi inondava di domande mentre la mia pizza si freddava.
Qualcuno continuava ad avere un atteggiamento provocatorio, altri facevano delle domande lecite; un ragazzino mi ha particolarmente colpita perché, mentre provavo a comunicare con loro, mi guardava diritto negli occhi con attenzione e il suo sguardo vivace mi diceva che qualcosa nella sua testa stava accadendo mentre parlavamo di animali, caccia, kebab, pesca, diritti, carenze alimentari, ecc. La domanda più simpatica? “Ma tu non schiacci le zanzare?” con quell’accento romagnolo così accattivante. “No” rispondo ai ragazzini. “Ma dai non ci crediamo, ci stai prendendo in giro!” ed io a quel punto alzo le maniche del giacchetto per mostrargli le braccia piene di pizzichi. “Ma tu sei fuori” mi rispondono in coro divertiti e increduli. Ho riso con loro. Non so se gli rimarrà qualcosa di questo incontro ma a me le loro domande, i loro dubbi, mi hanno confermato quanto già sostengo da tempo ossia che certe tematiche andrebbero affrontate nelle scuole così come si studia la geografia, la religione, l’educazione fisica tanto per citare alcune materie.
Quei ragazzini, involontariamente, mi hanno dato lo spunto per scrivere questo articolo, perché, mentre tornavo in hotel pensavo: “Come si comporterebbero con un eventuale ragazzino vegano o vegetariano nella loro classe? Verrebbe deriso? Discriminato? Sarebbe vittima di bullismo?” Credo di sì, per questo credo sia fondamentale introdurre tra le materie scolastiche l’educazione animale così come è stata introdotta l’educazione ambientale, sia per tutelare quei bambini particolarmente sensibili, sia per risvegliare nei ragazzi la natura empatica soffocata dal condizionamento culturale.
Con questo articolo, dunque, lancio un appello alle maestre e agli insegnanti: “Cercate di rendere le vostre scuole, il vostro posto di lavoro più rispettoso verso gli animali e più accogliente verso quei bambini sensibili, aiutandoli a relazionarsi con chi tenderà a discriminarli o a deriderli anche attraverso comportamenti verbali violenti e strumentalizzanti. Non permettete che ciò avvenga ma soprattutto insegnate ai vostri ragazzi l’amore e il rispetto per tutti gli animali”. Giro lo stesso appello anche a voi bambini empatici, non vergognatevi di essere così lontani dal modello imposto dalla società. Cosa si può fare per portare l’educazione animale nelle scuole fino a quando non sarà riconosciuta come materia scolastica? Ci sono tanti modi per attivarci.
Agli studenti suggerisco qualche idea ma sono sicura che, trovato il coraggio e il supporto di insegnanti e genitori, saprete sicuramente rendere la vostra scuola animal-friendly:
1. Dite no all’uccisione e alla dissezione degli animali nelle classi.
Vi piacerebbe sapere che dopo avervi ucciso, il vostro corpo viene aperto da altri studenti per un progetto scientifico? No? Nemmeno a milioni di maiali, topi, rane, ecc. Ogni animale, prima di essere dissezionato, vive, respira, non vuole soffrire e ha paura di morire. Agli insegnanti chiedo di non proporre questi crudeli esperimenti, che potrebbero segnare e scioccare per sempre i bambini più sensibili mentre a voi studenti suggerisco di opporvi a tali esperienze, proponendo alle vostre scuole di utilizzare metodi alternativi per studiare la scienza.
2. Avviate un club dei diritti degli animali.
L’idea potrebbe partire dagli insegnanti o dagli studenti. Date un nome accattivante, facilmente ricordabile e che soprattutto rispecchi lo spirito del club. Scegliete la campagna di cui volete occuparvi, gli obiettivi che vorreste ottenere e la frequenza degli incontri. Coinvolgete anche i vostri genitori, chiedendo loro di aprire e curare per voi una pagina sui principali social network oppure chiedete aiuto alla vostra insegnante, proponendole di supportarvi e gestire la comunicazione della campagna.
3. Chiedete una mensa vegana o vegetariana.
Anche se nella vostra classe ci fosse solamente un ragazzo o una ragazza vegana o vegetariana, per solidarietà, chiedete al vostro preside o al direttore della scuola la possibilità di scegliere tra un hamburger di carne e uno vegano. Potreste scoprire, tra l’altro, che gli hamburger vegani sono addirittura più buoni in tutti i sensi!
4. Dite no alle gite crudeli.
Non bisogna necessariamente dire sempre sì o partecipare a tutto ciò che gli insegnanti organizzano o propongono. Se non desideriamo partecipare a gite scolastiche nei giardini zoologici, parchi acquatici e circhi, dove gli animali vengono tenuti in cattività e maltrattati, con gentilezza, facciamolo presente alle nostre maestre o ai nostri insegnanti. Fatevi aiutare anche dai genitori, chiedendo loro di scrivere una mail alla scuola, con cui spiegate perché preferite visitare i rifugi o i santuari o quelle realtà che invece di sfruttare gli animali, li curano, li coccolano, li fanno vivere seguendo i loro ritmi biologici e rispettando la loro natura diversa da specie a specie.
5. Assicuratevi che nella vostra scuola non ci siano trappole per topi.
Immaginatevi incollati al pavimento mentre lottate inutilmente per liberarvi e, dopo ore di sofferenza, di morire per soffocamento. Le trappole sono crudeli, inutili, letali sia per i roditori sia per altri animali. Contribuite a porre fine a queste torture spiegando al preside perché non vorreste che nella vostra scuola ci siano queste trappole.
6. Diffondete il messaggio dei diritti degli animali tappezzando la vostra scuola con manifesti colorati.
Chiedete ai vostri insegnanti e soprattutto al direttore di poter appendere poster che abbiano come messaggio principale il rispetto per gli animali. Sarà più facile per tutti, avendo i cartelloni sempre davanti agli occhi, ricordare per esempio che il cane non deve essere lasciato nelle automobili soprattutto nel periodo estivo o che la casa del delfino o di un’orca è il mare e non una squallida vasca di cemento.
7. Lanciate una raccolta fondi per un canile o per un’associazione animalista.
Potete per esempio vendere limonate (previa autorizzazione del preside) nel cortile o nei corridoi della scuola, vendere oggetti autoprodotti, libri usati, ecc. Potete sbizzarrirvi creando eventi divertenti per raccogliere denaro per aiutare gli animali.
8. Rivestite i vostri libri con messaggi animalisti
Ogni volta che i compagni degli altri banchi butteranno un occhio sulla vostra scrivania si ricorderanno che anche gli altri animali hanno dei diritti e devono essere rispettati.
Chiudo, ringraziando quei ragazzini incontrati per “caso” perché involontariamente mi hanno dato la possibilità di parlare ancora di animali e dei piccoli gesti quotidiani (alla portata di tutti) che possono davvero fare la differenza.
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