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È possibile che una città italiana di 250 mila abitanti rimanga senz’acqua per giorni? Se lo chiedono – indignati, esasperati, rassegnati– i cittadini di Messina, da sei giorni senz’acqua a causa di un guasto nella condotta di Fiumefreddo di Sicilia avvenuto a causa di una frana verificatasi sabato scorso a Calatabiano (Catania).
Secondo i vertici dell’Anam, che gestisce la rete idrica, passeranno altri sei giorni prima che il guasto venga riparato. Ieri infatti si sono verificati nuovi problemi con altri smottamenti vicino la condotta danneggiata che hanno fermato i tecnici perché è stata nuovamente ricoperta dal fango. Si tratta di un’emergenza idrica senza precedenti. Anche oggi a Messina sono chiuse scuole, Università ed uffici pubblici per evitare problemi igienico sanitari.
Nella città dello Stretto, che mai come in questi giorni si sente abbandonata a se stessa, le persone cercano di rifornirsi di quel minimo di acqua indispensabile per andare avanti: numerose persone sono in coda alle autobotti, o alle cisterne e fontane funzionanti. La tensione sale mentre arrivano segnalazioni di sciacallaggio e vendita sul mercato nero dell’ “oro blu”.
A peggiorare la situazione le cattive previsioni meteo che nei prossimi giorni con l’allerta nelle zone colpite dagli smottamenti, renderanno difficili gli interventi. Il sindaco di Messina, Renato Accorinti, ha chiesto l’intervento dello Stato e la proclamazione dello stato di calamità naturale. In queste ore in prefettura si sta studiando una “soluzione tampone”, ma passeranno almeno altri due giorni. Fuori dal Palazzo del governo c’è chi protesta e attende una risposta nazionale all’altezza della gravità della situazione.
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