Io faccio così #90 – Maschile Plurale: uomini contro la violenza sulle donne
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È cominciato tutto nel 2006 con una lettera. Un appello pubblico rivolto da uomini ad altri uomini: «Sono un uomo e vedo la violenza maschile intorno a me. Vedo anche, però, il desiderio di cambiamento da parte di molti». A questo appello hanno aderito tante persone, provenienti da tutto il Paese. Così, è nata l’associazione Maschile Plurale.
«Ufficialmente ci siamo costituiti nel maggio del 2007», racconta Marco Deriu, membro dell’associazione. «Abbiamo dato una struttura formale a una rete di uomini che già si conoscevano da tanti anni e che, in maniera informale, lavoravano sulle tematiche di genere, sulla maschilità, sulle trasformazioni delle relazioni uomo-donna, sulla violenza maschile sulle donne».
Maschile Plurale diventa dunque la prima organizzazione formata da soli uomini a prendere pubblicamente la parola sul tema: «Da una parte, individuiamo la necessità di un lavoro sugli uomini, cosa che implica una profonda analisi della cultura patriarcale che caratterizza la nostra società. Dall’altra parte, riconosciamo il debito nei confronti del femminismo e intratteniamo tantissimi scambi e collaborazioni con molte realtà femministe italiane».
Questa associazione ha avuto il merito di riempire un grande vuoto: «Fino a poco tempo fa, in Italia non c’era nessuna realtà formata da uomini che assistono altri uomini i quali vogliono attuare un cambiamento, riconoscendosi responsabili degli atti di violenza che hanno commesso, cercando di comprendere loro stessi e capire il perché di questi comportamenti».
Anche dal punto di vista delle attività operative, l’associazione è un punto di riferimento per il panorama nazionale: molti dei membri sono coinvolti in progetti o iniziative sul tema della violenza, sia a livello di ricerca, sia attraverso la partecipazione a centri di ascolto o soccorso telefonico. «La nostra è un’associazione plurale ed eterogenea, ci sono iscritti dal Piemonte all’Emilia, al Lazio, fino alla Sardegna e alla Puglia. Il nucleo operativo è composto da una quarantina di persone, molte delle quali sono referenti di gruppi locali, per cui siamo ben ramificati sul territorio. Lavoriamo sia nel campo educativo, andando nelle scuole, sia in quello della comunicazione rivolta agli uomini, così come nel supporto ai centri anti violenza, con cui ci sono scambi e progetti in comune. Alcuni di noi sono anche coinvolti in queste prime, pionieristiche esperienze di centri che lavorano sugli uomini».
Proprio questo nuovo approccio ha ispirato il nome: «”Maschile Plurale” perché rifiutiamo l’eredità di un’identità sessuale molto rigida, riferita a modelli di genere violenti, non solo nei confronti delle donne, ma anche verso gli uomini, perché certi ambiti di esperienza, di relazione, di rapporto con sé stessi e con la sessualità sono da sempre limitati e repressi. In più c’è un tema meno noto, quello della violenza fra uomini». Maschile Plurale significa quindi rivendicare la ricerca soggettiva di modelli di maschilità differenti da quelli che abbiamo ereditato, che vanno modificati.
Il minimo comune denominatore è l’idea che il cambiamento, in qualsiasi ambito esso si realizzi, debba passare attraverso una maggiore consapevolezza di genere, quindi di una riflessione critica sulle culture di genere e sui modelli di relazione. «L’antropologo Louis Dumont – conclude Marco –, diceva che la differenza più grande fra oriente e occidente è che nelle culture tradizionali il principale rapporto è fra esseri umani e altri esseri umani, mentre da noi è fra esseri umani e cose. Questo è un tema cruciale, soprattutto per gli uomini, che spesso sottovalutano l’importanza delle relazioni nella costruzione del sé, salvo poi accorgersene quando vengono lasciati dalle donne. Solo a quel punto, vedono la propria identità disintegrarsi e non sono in grado di accettare il cambiamento. È questo il nodo fondamentale».
Visita il sito di Maschile Plurale.
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