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Unire le forze, condividere le risorse, abbattere gli sprechi. È così che si può avviare un cambiamento positivo ed efficace nel mondo, partendo dal cibo, che è alla base della vita stessa. Ne sono convinti i fondatori di un grande progetto di foodsharing che ha portato oggi alla nascita della piattaforma internazionale Yunity. Ecco le interviste realizzate a Raphael Fellmer, Jonas Raphael Wintrich e Martin Shott, durante gli Wuppdays.
Intervista a Raphael Fellmer, fondatore Foodsharing e Yunity.
Alcune persone originarie di paesi “ricchi” stanno attualmente vivendo per scelta senza utilizzare denaro. Hai tratto ispirazione da alcuni di loro?
Sono stato profondamente ispirato da Daniel Suelo, degli USA e Heidemarie Schwermer, Germania: lei ho anche avuto il piacere di incontrarla di persona.
C’è stato alcun libro, documentario o film che ti ha ispirato a cominciare il tuo “sciopero dei soldi”?
“Home”, il documentario di Yann Arthus-Bertrand del 2009. Ma la forza per andare avanti me l’ha data soprattutto la gente meravigliosa che ho incontrato durante il mio viaggio per raggiungere il Messico (dall’Olanda, senza utilizzare denaro).
C’è stato un momento durante questi 5 anni di sciopero dei soldi in cui hai pensato: “non posso più continuare, è troppo dura”? Perché hai terminato il tuo sciopero dei soldi?
No, la ragione per cui ho deciso di sospendere lo sciopero dei soldi (all’inizio del 2015) è perché è molto più importante mantenere il focus nel progetto e nella comunità che sulla mia persona ed il mio personale stile di vita, per muovere il più possibile energia attorno a me e non su di me. L’importante per me è andare avanti e perseguire un paradigma culturale e sociale diverso, la visione per un mondo migliore ed una filosofia di vita più olistica. Per questo ho pensato di concentrarmi ora su un modo per favorire il passaggio ad una società meno dipendente dai soldi.
Dopo lo sciopero dei soldi hai sentito il bisogno di fare qualcosa di efficace per un cambiamento positivo ed hai cominciato a seguire la strada del salvataggio del cibo: com’è nata la rete dei “foodsavers” attorno a te? Sei stato sorpreso nel vedere quante persone hanno aderito entusiasticamente al tuo progetto?
Qualcosa di grande l’avevo già in testa, per il resto l’importante è avere fiducia nei propri sogni e crederci. Dopo alcune riunioni con alcuni dei primi volontari, abbiamo cominciato a pensare alla possibilità di fondare ufficialmente la piattaforma tedesca di condivisione del cibo, Foodsharing. Ho cominciato a Berlino recuperando cibo invenduto o scartato dai supermercati, ma non c’era una vera e propria rete per organizzare il tutto.
Solo all’inizio del 2013 ho incontrato l’altro Raphael (vedi sotto, ndr): lui era la persona perfetta per creare lo strumento utile allo scopo. Non mi sono sorpreso nel vedere quante persone abbiano aderito con entusiasmo perché è naturale aver bisogno di cibo. Se poi lo si può recuperare gratuitamente, facendo attivismo ed aiutando anche gli altri oltre che se stessi, tanto di guadagnato! Credo e spero che ci saranno sempre più persone nel prossimo futuro che condivideranno cibo e risorse insieme a noi.
Ci sono molti modi per avviare un cambiamento positivo ed efficace nel mondo. Perché hai pensato prima di tutto al cibo?
Ho pensato prima di tutto al cibo perché a mio parere la cosa peggiore che succede ogni giorno nel mondo è che lasciamo morire di fame i nostri fratelli e le nostre sorelle. Il cibo è alla base della vita stessa.
Pensi che la crisi economica, ma più in generale sistemica che stiamo vivendo stia aiutando le persone a ricercare un differente paradigma socio-culturale?
Sì, credo che ogni problema o pericolo racchiuda anche un’opportunità e ci dia la possibilità di riflettere meglio sul vero significato della vita.
Perché hai pensato agli Wuppdays? Cosa vuol dire la parola “wupp” in tedesco?
Ho pensato che per creare la struttura portante per ciò di cui abbiamo bisogno, dovessimo mettere in piedi una squadra di persone motivate e competenti che potesse concentrarsi interamente sul progetto, lavorando e vivendo insieme per un periodo di tempo sufficiente ad avviarlo. Sono stati in particolare i programmatori a dover dare il contributo maggiore, anche perché inizialmente c’era solo Raphael Wintrich (vedi sotto, ndr) a dare il suo supporto, ma da solo non poteva a fare tutto.
Wupp, viene dalla parola tedesca “wuppen”: riuscire in qualcosa, creare qualcosa. La cosa più importante finora è che abbiamo creato un ambiente molto fertile per sognare, pianificare, fare e celebrare. Il primo passo è sempre il più difficile e quello ormai l’abbiamo fatto. Come dice il proverbio africano: “un sogno che si sogna da soli è solo un sogno. Un sogno che si sogna insieme è realtà”.
Conosci già Italia che Cambia ed il nostro obiettivo di dar voce e visibilità a tutti i principali agenti del cambiamento, cercando anche di metterli in comunicazione tra loro. Il concetto che ti ha ispirato mentre pensavi a Yunity è sicuramente molto vicino al nostro: pensi anche tu che una delle maggiori difficoltà per gli agenti del cambiamento sia di non conoscere molte delle realtà a loro più vicine e la mancanza di collaborazione reciproca? Pensi che Yunity possa realizzare questa “unione” di intenti per un cambio di paradigma?
Assolutamente si, non si conoscono mai abbastanza le iniziative o i progetti e spesso per questioni di ego le stesse realtà non evolvono e non collaborano tra loro. Da questo scopo nasce anche il nome stesso “Yunity”. Ma un altro importantissimo scopo che ci siamo dati è quello di abbandonare progressivamente la dipendenza dai soldi, coscienti di quanto l’umanità possa esprimere se stessa al meglio e prosperare, solo libera da questo giogo. Anche semplicemente il fatto che Yunity si baserà interamente su lavoro volontario, dimostra che le motivazioni intrinseche sono basate sulla collaborazione e la condivisione più totale delle risorse, in maniera incondizionata. È un perfetto punto di partenza per unire forze, informazioni, progetti ed idee.
Intervista a Jonas Raphael Wintrich, Development Project Manager
Qual è stato il percorso che ti ha portato fino a qui?
Nel 2011 lavoravo come programmatore per una grossa azienda. Avevo molte idee su cosa avrei voluto fare per cambiare le cose ed all’epoca avevo già fatto così tanti compromessi nella mia vita che mi trovavo davvero ad un punto di svolta. Guadagnavo molti soldi ma non mi sentivo in pace con me stesso. Non sapevo precisamente cosa avrei fatto, ma ho rassegnato comunque le dimissioni. Successivamente ho disdetto l’affitto dell’appartamento in cui vivevo, ho venduto la macchina ed ho cominciato a viaggiare intorno all’Europa, facendo anche lunghissimi viaggi a piedi (come il cammino di Santiago). Mi sono sentito davvero libero e motivato per cominciare a fare qualcosa di davvero utile per me e per tutte le persone che mi circondavano e che sentivo fossero anche loro intrappolate in una vita priva di senso.
Come hai cominciato ad occuparti di salvataggio e condivisione del cibo?
Mi sono reso conto di quanto spreco ci fosse nel mio paese: dove vivevo ad esempio, a Colonia, c’è un panificio nel centro che getta migliaia di panini nella spazzatura, prima dell’orario di chiusura. Vedere tutto questo enorme spreco mi ha colpito davvero profondamente e mi ha fatto pensare che avrei dovuto e potuto fare qualcosa per combattere lo spreco del cibo e fare in modo che altre persone potessero essere consapevoli di questo spreco. Ho pensato che forse anche ad altre persone l’immagine di tutto quel pane buttato avrebbe fatto la stessa impressione che ha fatto a me. E’ stato allora che ho pensato di dedicarmi alla cosa ed ho cominciato ad organizzarmi contro lo spreco alimentare. Così ho scoperto che nella mia città esisteva già un’organizzazione di questo genere, il cui promotore principale era il regista Valentin Thurn.
Nel frattempo nel 2012 Raphael F. aveva ottenuto la disponibilità di una grande catena alimentare di supermercati biologici (Bio Company) a Berlino. Io lo conoscevo grazie allo sciopero dei soldi e l’ho invitato a parlare in una scuola superiore, ad un evento che avevo organizzato per diffondere la consapevolezza su altri stili di vita possibili ed altri paradigmi. L’evento ha avuto un grande successo ed hanno partecipato numerose persone: oltre agli studenti, anche genitori e professori. La cosa più importante però è che in quell’occasione ho incontrato Raphael ed abbiamo così potuto parlare dei nostri progetti e di come procedere insieme. Ci siamo incontrati dunque nei mesi successivi per definire il da farsi con altri volontari (una quindicina) ed abbiamo cominciato a lavorare sul codice del sito (Foodsharing, v. sopra) nell’estate del 2013.
Com’è nata l’idea degli Wuppdays?
Mano a mano che entravo in contatto con le persone e le sensibilizzavo su quanto fosse importante la questione del cibo e del suo spreco, mi rendevo contemporaneamente conto di quanto fosse naturale ripensare all’intero paradigma socio-economico per una condivisione più ampia delle risorse. Gli WD sono il punto di partenza per cominciare a condividere tutto ciò che è potenzialmente condivisibile. E’ un esempio di come le persone possono realmente trovare un’applicazione pratica per la collaborazione creando una piattaforma che sia utile allo scopo. Incondizionatamente, senza l’uso del denaro, ma solo per il profondo desiderio di contribuire a creare qualcosa di positivo nel mondo. Mi sento profondamente motivato in questi giorni e mi rendo conto che anche gli altri volontari lo sono e la cosa mi aiuta a credere ancora di più nel progetto. Per questo non viviamo la cosa come un lavoro, ma come un piacere.
Intervista a Martin Shott, Orga Team per Foodsharing e Coordinatore Generale Progetti
Come hai cominciato ad avvicinarti al Foodsharing?
Ho saputo dell’incredibile quantità di cibo che si spreca ogni anno nel mondo, e non solo nei paesi ricchi, ed il mio pensiero è andato inevitabilmente agli 800 milioni di persone che tutti i giorni patiscono la fame. Nel 2011 ho incontrato Raphael F. e abbiamo cominciato ad immaginare a come salvare il cibo. Ho avuto la netta sensazione che tutto ciò fosse possibile e che avremmo potuto dare un importante apporto a questo problema e cercare di portare un diverso paradigma per la condivisione delle risorse in generale. Non volevo solo parlare dei problemi, ma farne anche qualcosa di efficace per combatterli.
Perché gli Wuppdays?
L’idea è nata dalla semplice constatazione che siamo parecchio più produttivi quando ci troviamo tutti insieme nello stesso posto e ci divertiamo molto di più! Era il modo migliore per mettere insieme il team di sviluppo e supportarlo efficacemente, il tutto in un’atmosfera ideale come quella che stiamo vivendo in questi giorni. Finora possiamo dire di esserci resi conto che siamo circondati da magnifici esseri umani e che uniti siamo molto più produttivi.
Cosa rimarrà di quest’esperienza?
Abbiamo creato molti momenti memorabili che rimarranno nelle nostre memorie per sempre. Un’occasione fondamentale in cui ciascuno di noi in prima persona sta imparando moltissimo. Magari in futuro potremo organizzarci in modo da trovare uno spazio permanente per il co-working. Con questa esperienza vorremmo creare un esempio replicabile di cooperazione concreta.
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