21 Ott 2015

Enric Duran, il “Robin Hood delle banche”, ha un piano per sconfiggere il capitalismo globale

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

Soprannominato il Robin Hood delle banche, l'attivista catalano Enric Duran ha preso mezzo milione di euro in prestiti bancari mai ripagati per finanziare il movimento anticapitalista. Adesso il tentativo è quello di far crescere Faircoop, una rete mondiale basata sui principi di solidarietà e cooperazione.

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“Vogliamo creare una società postcapitalista in tutto il pianeta”. Enric Duran lo dice con la tranquillità di chi ti sta raccontando i programmi per la domenica pomeriggio. La sua voce su Skype arriva leggermente distorta dalla connessione e non riesco a fare a meno di immaginarlo in una stanza semibuia piena di cavi, processori, schede e circuiti, col viso illuminato a metà dallo schermo del computer. Enric è ricercato in Spagna dove rischia una pena fino ad 8 anni di reclusione per una truffa nei confronti delle banche utilizzata per finanziare il movimento anticapitalista – operazione che gli è valsa il soprannome di “Robin Hood delle banche”. Ora si trova, forse, in Francia.

 

Enric Duran

Enric Duran


Spagnolo – o meglio, catalano – classe 1976, Enric iniziò ad avvicinarsi al mondo dell’anticapitalismo organizzato sul finire degli anni Novanta. Allora era un esperto di reti e contribuì ad organizzare le manifestazioni di protesta al meeting della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale a Praga, nel 2000. In seguito studiò a lungo i meccanismi della finanza globale, il debito, la natura stessa dei soldi, avvicinandosi alle idee della decrescita e della transizione. Infine l’idea: chiedere prestiti alle banche (in un periodo di credito facile) senza la minima intenzione di restituirli per finanziare un sistema alternativo. Mungere il capitalismo per nutrire i suoi anticorpi.

Fra il 2006 e il 2008 Duran chiese ed ottenne 68 prestiti da 39 banche differenti per un totale di quasi mezzo milione di euro. “Ho rubato 492.000 euro a coloro che più di tutti ci derubano, per denunciarli e costruire una società alternativa” scriverà sul suo blog. Con parte dei soldi avuti dalle banche Duran pubblicò Crisis, un giornale in catalano stampato e distribuito gratuitamente in 200mila copie, in cui spiegava i meccanismi di ricatto e sopraffazione messi in atto dalla finanza capitalista globale. Crisis uscì il 17 settembre 2008, appena 3 giorni dopo che Lehman Brothers iniziò la procedura di bancarotta, il che aumentò a dismisura la risonanza dell’iniziativa.

 

Nell’anno successivo fece uscire un nuovo giornale, Podem (possiamo), che venne distribuito il 17 marzo 2009 in 350.000 copie e che alla denuncia di Crisis faceva seguire una serie di proposte di alternative percorribili; il sottotitolo era: “Possiamo vivere senza capitalismo. Possiamo essere il cambiamento che vogliamo!”. In quell’occasione Enric si presentò fisicamente al campus della UB, la Università di Barcellona e fu immediatamente arrestato, restando in detenzione cautelare. Fu rilasciato dopo due mesi in seguito al pagamento della cauzione da parte di un donatore anonimo. Dal febbraio 2013 è latitante per non essersi presentato all’udienza del processo in cui il fisco e le banche chiedevano una condanna a 8 anni di carcere.

 

 

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Nel frattempo Enric non ha certo perso la voglia di cambiare il mondo, né il suo tipico spirito di iniziativa. Dal 2008 è attiva la Cooperativa Integrale Catalana (CIC), una progetto a cui ha dedicato attenzioni crescenti e che negli anni ha messo in relazione molti soggetti dell’altermondialismo e del successivo movimento degli Indignados – 15M. Alla CIC lavorano circa un’ottantina di persone, che aiutano e sostengono i circa 700 progetti produttivi associati e le migliaia di membri. Adesso il tentativo è quello di compiere il passaggio successivo, il più importante e ambizioso: creare una rete mondiale, al cui interno far confluire la CIC, basata su principi di solidarietà e cooperazione.

 

La rete mondiale ha un nome, Faircoop , ha la forma di una cooperativa ed esiste a partire dall’ottobre 2014. Ne fanno parte già circa 80 realtà che si scambiano beni e servizi attraverso una moneta elettronica chiamata faircoin.
Alberto Gallo, esperto di monete sociali, volontario attivista in Arcipelago SCEC  e facilitatore degli scambi territoriali per Piemex, ci ha messo in contatto con Enric perché potessimo capire meglio come funziona questo sistema complesso. Ed ecco che torniamo alla chiamata Skype, alla voce di Enric che esce lievemente distorta dai microfoni del pc e alla sua sicurezza nel professare i propri intenti.

 

Enric, ci spieghi cos’è Faircoop?
E’ una cooperativa aperta mondiale che opera per creare una società postcapitalista in tutto il pianeta di cui attualmente fanno parte fra le settanta e le ottanta realtà.

 

E invece il faircoin? Come Funziona?
Il faircoin è la moneta utilizzata per gli scambi interni fra le realtà che partecipano alla cooperativa. Si basa sull’algoritmo del bitcoin, ma è stato modificato per cambiarne alcune caratteristiche sostanziali. Mentre il bitcoin ha dei forti elementi competitivi e speculativi, il faircoin si basa sulla cooperazione.

 

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Il bitcoin ha un alto impatto ambientale per via dell’energia consumata dai computer centrali per crittare i segnali (si calcola che una singola transazione consumi la stessa di energia di un villino familiare americano in un giorno). Quello del faircoin sarà minore?
Sì, il dispendio energetico è decisamente minore. Inoltre stiamo lavorando a un faircoin 2.0 che migliori ancora questo aspetto, assieme a tante altre migliorie nel sistema di emissione e gestione della moneta.

 

Sappiamo che state pensando di integrare all’interno del sistema faircoin altre valute alternative o complementari, come Arcipelago SCEC. Si tratta di monete con sistemi di emissione e valore molto diversi (ad esempio lo SCEC è emesso a credito e il suo valore è legato all’euro, mentre l’emissione e la valutazione dei faircoin è data da un algoritmo), come pensate di fare?
Faircoin è un sistema nato per connettere realtà anche molto distanti tra loro, e allo stesso tempo per creare una rete di supporto alle realtà che stanno lavorando per un cambiamento del sistema economico, sociale ed ambientale. La funzione delle valute locali rimane molto importante per creare occasioni di incontro e tessere relazioni umane, oltre che a valorizzare le specifiche aree che emergono come cruciali a livello locale. In futuro questo passaggio potrà trovare convergenze che renderanno forse possibile un’integrazione completa, ma per ora stiamo concentrando lo sforzo sulla creazione di un meta-livello culturale e strutturale, capace di dare organicità e maggior capacità di impatto alle singole esperienze locali.

 

Com’è possibile supportare Faircoop ora?
Occorre innanzi tutto conoscere l’iniziativa, e se si ha la disponibilità partecipare ai lavori di costruzione degli strumenti. In secondo luogo ci si può iscrivere alla piattaforma di Faircoop e crearsi un wallet (i.e. portafoglio virtuale) in Faircoin (info in italiano su https://fair.coop/it/, ndr). Per le associazioni e movimenti che aderiranno, c’è un campagna per donare 1000 Faircoin alle prime 100 realtà che si iscrivono: questa è una delle modalità che abbiamo previsto per valorizzare chi saprà farsi promotore di questo cambiamento e già sta contribuendo a creare valore in quest’ottica. Invito chi sia interessato a questa iniziativa a prendere contatti per creare un gruppo di attivisti e includere così anche l’Italia al gruppo di paesi dell’Europa Meridionale che già si sono avvicinati a questo progetto (Spagna, Grecia, Portogallo, Francia).

 

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Enric continua a parlare col suo tono calmo e coinvolgente. Dà l’impressione che un cambiamento sia ineluttabile e che tutti ne facciamo parte. Prima di salutarci gli raccontiamo di Italia Che Cambia, riceviamo altri input sugli sviluppi in altri stati europei, sulla scelta di disobbedienza civile, sull’evolversi della situazione europea e non solo. Ci salutiamo con un abbraccio virtuale. In attesa che Enric torni ad essere un uomo libero e non più un fuggitivo (e in tanti stanno lottando per questo), continueremo a seguirlo con interesse.

 

A vederla dall’esterno, la lotta di un uomo contro il sistema capitalista sembra l’ennesima riproposizione dell’epopea di Don Chisciotte, destinato a perdere la propria battaglia contro i mulini a vento. Ma sono tanti gli Eric Duran in Europa, in Italia, nel mondo, e si stanno organizzando con sempre maggiore precisione e strategia. Persino i mulini ormai si accorgono che il vento sta cambiando.

 

 

 

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