6 Ott 2015

Diario dalla “Scuola Estiva della Decrescita”

Scritto da: Roberto Vietti

Si è svolta dal 6 al 15 settembre a Torino la dodicesima edizione della Scuola Estiva della Decrescita dal titolo: Tra sostenibilità e sussistenza: ripensare il lavoro ripensando la città e il territorio. Per la prima volta è stata progettata e realizzata di concerto tra diversi soggetti impegnati nei temi della decrescita e della sostenibilità

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La scuola
Dal 6 al 12 settembre 2015 si è svolta a Torino la dodicesima edizione della Scuola Estiva della Decrescita dal titolo: Tra sostenibilità e sussistenza: ripensare il lavoro ripensando la città e il territorio. Per la prima volta è stata progettata e realizzata di concerto tra diversi soggetti impegnati nei temi della decrescita e della sostenibilità: l’Associazione della Decrescita, già organizzatrice delle passate edizioni, il Circolo per la Decrescita Felice di Torino, la Decrescita Felice Social Network e l’UNESCO Chair in Sustainable Development and Territory Management di Torino.

 cavallerizza

 

Altra novità è stata la sede della scuola, nel cuore di una delle più grandi aree metropolitane italiane: Torino. Città scelta non a caso, poiché rappresenta uno dei più grandi poli della produzione industriale italiana, in particolare dell’automobile, simbolo chiave dell’era dello sviluppo e della crescita economica.

 

Cosa succede dunque ad una città come questa, se cambiano le forme del lavoro? Se si riduce il lavoro operaio e salariato tradizionale? Se cambiano le forme di mobilità e di spostamento dalle quattro ruote ad altri sistemi più ecologici? Questi e tanti altri temi sono stati trattati tra i banchi della scuola torinese.

 

Il primo giorno di scuola
Il ritrovo era fissato per le 17 di domenica 6 settembre presso la Casa del Quartiere di San Salvario, una delle zone più caratteristiche del primo capoluogo d’Italia. Sono particolarmente legato a questa struttura: qui vengono proposte molte attività culturali, sociali, artistiche e ricreative. Fino all’anno scorso anche il Circolo della Decrescita Felice di cui faccio parte si riuniva proprio in questo posto particolare e affascinante.

 

La sessione introduttiva è stata curata dal professor Mauro Bonaiuti, che ho avuto il piacere di conoscere circa un anno fa, in occasione di un corso universitario da lui tenuto al Campus Luigi Einaudi di Torino, chiamato Finanza Etica e Microcredito. L’ho incontrato quasi per caso, ci siamo scambiati alcune mail e decisi di andare ad ascoltare una sua lezione. Mi interessò così tanto che seguii tutto il suo corso semestrale. Mi ha fatto piacere rivederlo e insieme stiamo progettando di creare un laboratorio pratico di economia solidale all’interno dei corsi universitari. Sarebbe un (altro) sogno che si realizza per quanto mi riguarda.

 bonaiuti

 

Il suo intervento era intitolato Decrescita e complessità. In particolare si è inizialmente soffermato su una sua lettura fatta negli ultimi tempi di Leopold Kohr, economista e giurista statunitense del Novecento. La sua opera più importante è considerata Il crollo delle nazioni (The Breakdown of Nations), pubblicata per la prima volta nel 1957, dopo cinque anni di lavoro. Ecco Il suo pensiero, tratto dal libro in oggetto:

 

“La causa di tutte le forme di miseria sociale è una sola: la grandezza… il raggiungimento di dimensioni eccessive, non rappresenta uno dei tanti problemi sociali, ma costituisce il solo ed unico problema dell’universo… Se le stelle del cielo o gli atomi di uranio si disintegrano in una esplosione spontanea, ciò avviene non perché la sostanza di questi corpi abbia perduto il suo equilibrio, ma perché essa ha cercato di espandersi eccessivamente, superando quegli invalicabili limiti che circoscrivono ogni incremento di materia. Se il corpo umano si ammala ciò è dovuto, come nel caso del cancro, al fatto che una cellula, o un gruppo di cellule, ha incominciato a svilupparsi eccessivamente, oltre gli stretti limiti fissati dalla natura. E se un organismo sociale si lascia prendere dalla febbre dell’aggressione, della brutalità, del collettivismo o della stupidità collettiva, ciò avviene non perché esso sia caduto sotto un cattivo governo o sia colpito da aberrazione mentale, ma perché gli individui – che sono di solito così amabili se presi uno ad uno o in piccoli gruppi – si sono fusi in unità sociali eccessivamente vaste, come le masse proletarie, i grandi sindacati, i cartelli, o le grandi potenze, incominciando quindi a scivolare irreparabilmente verso un’inevitabile catastrofe”.

 

Kohr divenne così uno degli ispiratori del movimento del “Piccolo è Bello”.
La discussione continuava su questi interessantissimi argomenti ma purtroppo un rosario di un amico di famiglia deceduto prematuramente mi ha costretto ad abbandonare la lezione.
Per farmi perdonare, sperando di non far adirare il professor Bonaiuti, mi aggancio all’introduzione su Kohr connettendola proprio ad alcuni appunti che presi nel suo corso su D’Arcy Wentworth Thompson, biologo e matematico scozzese (1860-1948). Nel suo Crescita e forma considerato il miglior lavoro letterario in tutti gli annali scientifici della lingua inglese, lo studioso osserva come dietro la forma degli organismi vi siano delle leggi matematiche legate alla presenza di alcune leggi fisiche. Ad esempio la crescita delle dimensioni della chiocciola, simbolo ed emblema di Slow Food  e della decrescita, è di tipo esponenziale. La spirale fa quattro giri su se stessa prima di fermarsi. Ne facesse uno in più, il peso della struttura non permetterebbe alla chiocciola di andare avanti. Ora soffermiamoci sulla forma degli animali piccoli e grandi. Una mosca ha gambe molto sottili rispetto al corpo, mentre l’ippopotamo e l’elefante hanno una struttura completamente diversa, con delle gambe molto più robuste rispetto alla grandezza del corpo. Dunque, la struttura di un animale dieci volte più grande non può essere quella di un animale dieci volte più piccolo. V’è dunque una relazione biologica e naturale tra la crescita e la forma. Gli animali piccoli sono indifferenti alle cadute, alcuni riescono a vivere senza un vero e proprio apparato respiratorio. È chiaro che questo tipo di analisi può essere molto utile nel comprendere i fenomeni che si generano nella crescita delle aziende o delle stesse città.

 

 

cena

Alla sera ci si è ritrovati tutti al Tomato Backpackers Hotel  davanti ad un bel bicchiere di vino. La struttura è molto interessante, propone ai visitatori tour totalmente locali ed è molto attenta alla sostenibilità ambientale del complesso. È stato un bel modo per conoscerci e osservare come molti degli studenti provenivano da tutta Italia, da Padova a Roma, dalle Marche alla Puglia. E così il primo giorno è concluso!

 

Altri momenti della scuola ai quali ho avuto modo di partecipare
Il secondo giorno prevedeva appuntamenti sin dal primo mattino. Alle facce un po’ assonnate dei partecipanti al primo incontro hanno fatto da contraltare le interessanti presentazioni giornaliere che vertevano sull’argomento: “Oltre la società del lavoro: quale sussistenza?”. Sono intervenuti il sindacalista Marco Craviolatti e Deborah Lucchetti, coordinatrice della campagna “Abiti Puliti” . Dopo una piccola discussione Carlo e Aniello, partecipanti della scuola, hanno avuto modo di esporre le proprie idee sul ripensare il lavoro alla luce delle analisi precedentemente fatte.
Il pranzo si è svolto alla Casa del Quartiere, intorno ad una tavolata ricca di pasta alle melanzane e tante idee e discussioni che le presentazioni della mattinata avevano generato.

 

Nel pomeriggio si sono creati tre gruppi, per confrontarsi su tre differenti argomenti: la riduzione dell’orario lavorativo (a cura di Marta Guindani, presidente del Circolo del Movimento della Decrescita di Torino), i contratti decrescenti (a cura di Luciana Attinà) e il reddito minimo di cittadinanza (a cura di Filippo Monti).

 

Dopo aver fatto un piccolo gioco per conoscerci meglio, ci siamo dati appuntamento al Polo Culturale Lombroso 16, dove alle 21 è stata la volta di Igor Giussani e Manuel Castelletti di Decrescita Felice Social Network  che hanno esposto la loro presentazione sul tema: “Critica della critica. Confrontarsi con gli avversari della decrescita”.

 

La Cavallerizza è Reale
Il quarto giorno prevedeva per tutto il dì un’escursione in bici, al fine di osservare alcuni luoghi chiave della città. Il titolo era infatti: ”Visioni della città tra sogni e ferite”.

 

Ultima tappa del giro in bicicletta è stata la Cavallerizza Reale, con annessa visita guidata e discussione in assemblea prima della cena, gentilmente preparata da GermogliaTo organizzazione nata sulle orme della campagna Genuino Clandestino . Un mercato di produttori e produttrici che vogliono difendere la libera lavorazione dei prodotti e l’immenso patrimonio di saperi e sapori della terra.

 

degrowth

 

La Cavallerizza Reale è un luogo storico della città di Torino, ad oggi gestito ed occupato dall’Assemblea Cavallerizza 14:45, punto d’incontro in cui abitanti, lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura, studenti e associazioni hanno deciso di cercare forme di organizzazione dal basso per tutelare uno dei beni comuni di questa città. La Cavallerizza (patrimonio dell’umanità) è un bene pubblico e si vuole che resti tale, accessibile a tutti, utile per la città e per chi la abita. La riflessione sul suo incerto destino è l’interesse principale dell’assemblea che ha fatto nascere il desiderio di immaginare un futuro diverso dall’abbandono, dalla svendita, dalla privatizzazione.

 

La cena trascorre piacevolmente, in attesa dell’ultima presentazione giornaliera del libro Degrowth: A Vocabulary for a New Era (Routledge, 2015) di Giacomo D’Alisa, giunto apposta da Barcellona per raccontarci il significato e il valore di questo importante volume.
Così si conclude il racconto di alcuni momenti della Scuola Estiva della Decrescita ai quali ho avuto il piacere di partecipare. Sicuramente anche i giorni successivi sono stati ricchi e densi di scambio di informazioni, discussioni e critiche positive che non possono che fare bene a tutto il movimento italiano della decrescita e più in generale ai sostenitori del cambiamento. Arrivederci al prossimo anno!

 

 

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