Vivere senza soldi, condividendo 20.000 quintali di cibo: ecco chi è Raphael Fellmer
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Berlino – Dopo alcuni dì particolarmente freddi, oggi è una giornata calda e soleggiata sin dal primo mattino. L’incontro, fissato via mail, è davanti ad un negozio chiamato “Luberneck”. Arrivo come mio solito con qualche minuto di anticipo, ma all’indirizzo concordato non c’è nessuna insegna riportante quel nome. Raphael non usa il cellulare e quindi non lo posso contattare. Mi tocca attendere impazientemente qualche minuto, sperando di essere nel posto esatto. Pochi secondi ed eccolo arrivare in bicicletta. Ci abbracciamo. Avevamo avuto modo di conoscerci a Biella ad un incontro organizzato dal movimento Biellese In Transizione. Ci sediamo per terra ed iniziamo una lunga e piacevole chiacchierata. Probabilmente molti di voi l’hanno conosciuto grazie alla puntata del programma televisivo “il Testimone” che Pif gli ha dedicato qualche tempo fa (2). Anche per me è stato così.
Il viaggio, la famiglia e il futuro
Fin da subito si percepisce la sua grazia nei modi e nel parlare, abbinata ad una determinazione che più lo collega alla sua nazione di provenienza, la Germania. Capello lungo e biondo, pochi peli se non un pizzo che lo contraddistingue. Veste una t-shirt monocolore con ai piedi dei sandali marroni.
Tutto inizia nel 2010, quando Raphael insieme a due suoi amici parte dall’Olanda per raggiungere il Messico, senza utilizzare denaro. “L’obiettivo era quello di evidenziare il problema globale dello spreco del cibo che – ci sottolinea – riguarda tanto i paesi ricchi quanto i paesi poveri.” A volte, durante il viaggio, sono stati recuperati alimenti dall’immondizia. Racconta di come vi sia una assurdità a riguardo: “Sprecare cibo e buttarlo liberamente nei cassonetti è legale, mentre raccoglierlo e recuperarlo non è consentito dalla legge in alcuni paesi”.
È stato un viaggio estremamente forte e denso sotto tutti i punti di vista. È in questo frangente che Raphael ha preso una decisione molto importante per la sua vita: una volta tornato dal viaggio, avrebbe continuato a vivere facendo a meno dei soldi. Durante l’avventura la sua dolce metà è rimasta incinta e così hanno deciso di rientrare a Berlino. Oggi i piccoli in casa sono diventati due. Raphael sogna e sta progettando con altre famiglie di insediarsi in un ecovillaggio vegano, all’interno del quale vi sia un continuo scambio con l’esterno attraverso l’organizzazione di eventi, workshop, etc… con un utilizzo il più possibile moderato di denaro. Si toglie la maglietta, fa caldo. Riprendiamo a chiacchierare.
Foodsharing
Rientrato dal viaggio, per Raphael diviene centrale la ricerca di un sistema per combattere lo spreco del cibo, ancor più dopo quel che ha osservato nella sua avventura in giro per il mondo. Inizia così a fare ricerche e studiare la situazione nei supermercati e nei negozi alimentari di Berlino. Si rende così conto della follia, e dell’incredibile quantità di prodotti che quotidianamente diventano anzitempo spazzatura, quando invece potrebbero essere ancora a disposizione per il consumo. Contatta vari supermercati e negozi chiedendo chi fosse interessato a istituire una sorta di catena del recupero del cibo. L’unica a rispondere è stata Biocompany , con la quale ha iniziato a collaborare ufficializzando l’accordo tramite un contratto.
Di lì a poco, altre aziende hanno aderito e sempre più persone si sono avvicinate al Foodsharing, iniziando a offrire volontariamente tempo e competenze per la causa. Tuttavia, lo sviluppo del progetto non è stato subito organico e ben strutturato. Raphael ammette che questa disorganizzazione non gli permetteva di dormire sonni tranquilli. Il progetto di recupero del cibo si lega a quello di condivisione dello stesso. Il programma riscontra sempre più interesse, anche da parte dell’opinione pubblica: Raphael inizia ad essere intervistato da TV e giornali. Sembra fargli piacere raccontare la sua storia e quella del Foodsharing . Nel mentre arrivano due suoi amici, con i quali avrà una riunione non appena il nostro incontro sarà finito.
Foodsharing è un’organizzazione non profit che combatte lo spreco del cibo dal 2012. Primo obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza sull’enorme spreco di cibo in tutta la filiera alimentare. Attraverso presentazioni, eventi, campagne politiche e non, si vuole dimostrare come sia facilmente affrontabile la questione. Con la piattaforma online, i membri del Foodsharing possono recuperare dai negozi il cibo che altrimenti verrebbe buttato e lo mettono a disposizione a chi è interessato.
Lo scopo è creare conoscenza e consapevolezza sullo spreco alimentare in tutta la linea di produzione del cibo, partendo dal contadino ed arrivando al grande supermercato. Nel lungo termine, l’intento è quello di sensibilizzare le persone a un uso sostenibile delle risorse, cercando di ridurre sempre più l’emissione di anidride carbonica nell’aria. Secondo Raphael, uno degli aspetti che più di altri ha permesso al Foodsharing di funzionare è stata la condivisione delle responsabilità tra i partecipanti all’organizzazione. Il Foodsaver, questo il nome dato al volontario che raccoglie gli alimenti e ne organizza la distribuzione, è responsabile del cibo che ritira e che viene messo a disposizione dei partecipanti al movimento.
I numeri del Foodsharing sono degni di nota: due milioni di kg di alimenti salvati, 150.000 raccolte effettuate in negozi o supermercati, con più di 1.600 aziende che collaborano al progetto. 90.000 persone condividono cibo in Germania, Austria e Svizzera principalmente. Solo a Berlino, ci sono più di 300 punti di distribuzione in cui si può donare o prendere il cibo. Così come è già avvenuto in Francia , Foodsharing promuove una petizione per rendere lo spreco del cibo un reato. A volte Raphael prende in prestito qualche parola in spagnolo e la riadatta in italiano, rendendosi pienamente comprensibile.
WuppDays
L’obiettivo del progetto è creare una piattaforma completamente open source, all’interno della quale tutti i soggetti partecipanti al Foodsharing possano facilmente interfacciarsi e scambiarsi informazioni, organizzare i ritiri del cibo dai negozi e tutte le altre attività inerenti alla materia. “Si vuole rendere questa piattaforma usufruibile e disponibile in tutto il mondo, donando così al pianeta un portale che potrà essere utilizzato anche in altri ambiti: dai libri ai vestiti, agli elettrodomestici e più in generale a tutto quel che può essere scambiato gratuitamente tra le persone”: questo è il prossimo step per Raphael e per tutto il movimento.
I WuppDays si terranno a Berlino dal 20 Settembre al 15 ottobre. Programmatori, disegnatori, creativi, designer si riuniranno per rendere concreto il progetto di una piattaforma usufruibile in tutto il mondo. A riguardo, Raphael ammette l’ambizione: “Questo portale dovrà funzionare meglio di Amazon. Un servizio dalla gente per la gente, vivendo così in concreto quello che è il bene comune”.
Guardate il video che i ragazzi del Foodsharing hanno realizzato per i WuppDays; tra i partecipanti c’è anche lui, Raphael:
Il cambiamento
“I progetti e i sogni si possono realizzare solo in due modi: con grande quantitativo di denaro, oppure grazie ad un forte spirito collettivo. Per il Foodsharing le persone hanno messo a disposizione volontariamente più di 350.000 ore”. Gli chiedo quale sia stata la difficoltà maggiore in questo suo percorso, sia a livello personale che con il Foodsharing. Raphael inizia a pensarci su, il suo sguardo volge verso il cielo. Silenzio. Quasi sento di aver fatto una domanda inappropriata. Alla fine trova la risposta: “Sì, il momento più difficile è stato fare il primo passo nel viaggio attorno al mondo senza soldi”.
“Per poter cambiare qualcosa è necessario osservare e studiare attentamente quella che è la realtà circostante. Un mondo pazzesco, nel quale gli umani stanno distruggendo la loro casa. Se e solo se riusciamo a renderci conto di quello che sta accadendo, possiamo cambiare la realtà circostante attraverso una scelta consapevole, ascoltando il nostro cuore. Solo con l’amore si può mettere in pratica un’idea o una visione”.
Raphael crede che una vita ecologica sia possibile, quanto necessaria. Non è un suo obiettivo convincere altre persone a vivere senza soldi. Quello che vuole è spronare le persone a credere nei propri sogni e nelle proprie capacità, partecipando attivamente alla vita comunitaria. “Non c’è più tempo per aspettare o per accusare l’altro, che siano i politici di turno o le grandi industrie. Senza soldi, ammette, non si è più schiavi. Ognuno possiede un grande potenziale nel quale credere e investire. Il mondo è molto più bello di quanto pensiamo, con persone incredibili che realizzano quotidianamente grandi cose”.
Grazie Raphael, esempio di speranza, concretezza e realizzazione di un sogno per il bene comune.
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