8 Set 2015

"The Last Pig", l’ultimo viaggio dei maiali verso il mattatoio

Scritto da: Tamara Mastroiaco

Nascita, morte, denaro: questo è il ciclo della vita di un animale da fattoria. Tutti gli allevatori, che siano essi […]

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Nascita, morte, denaro: questo è il ciclo della vita di un animale da fattoria. Tutti gli allevatori, che siano essi contadini o gestori di allevamenti intensivi, sono dei mercanti di morte. La morte è il loro obiettivo, il loro scopo. La morte è il fine, la vita è il mezzo e il denaro è il premio. “Negli Stati Uniti, ogni anno, dieci miliardi di animali vengono uccisi in modo che la gente come me possa trarne profitto” dice Bob Comis, un ex-allevatore di suini, che grazie al documentario “The Last Pig”  (L’ultimo maiale), di cui è il protagonista, ci racconta attraverso il suo percorso personale e intimo, la lotta per reinventare la sua vita.

 

 

Ossessionato dai “fantasmi” dei suini che ha mandato al macello in passato, il 22 novembre 2014, Bob Comis ha preso la decisione epocale di chiudere lo Stony Brook Farm esclusivamente per motivi etici. “Non voglio avere il potere di decidere chi deve vivere e chi deve morire. Ho rinunciato al mio lavoro, alla mia sicurezza economica, pur di allineare la mia vita con i miei principi” spiega Bob Comis. I suoi ultimi viaggi verso i mattatoi erano diventati momenti strazianti e dolorosi.
 Il documentario percorre il suo ultimo anno da contadino nello stato di New York e di allevatore “assassino”, sollevando domande cruciali sull’uguaglianza, sul valore della compassione e sulla sacralità della vita. Come avrebbe potuto continuare a macellare quegli animali che non solo lo seguono come il suo amato cane ma che mostrano segni di stress quando perdono i loro amici? I maiali sono esseri senzienti che vogliono vivere. Bob Comis ha soffocato i propri sentimenti per anni.

Il 17 febbraio 2014, l’allevatore ha scritto un post sul suo blog, che sintetizzo in questo articolo; nelle sue parole si percepisce il dolore dei suoi ultimi giorni da allevatore e la sua battaglia interiore. “Sono le 05:00 di un mattino invernale. Sparsi nella fattoria ci sono circa 250 maiali immersi nella calda paglia dei loro rifugi e del fienile. Dormono sonni tranquilli, gli uni vicino agli altri, per scaldarsi a vicenda con il calore dei corpi e per godersi quella sensazione di benessere trasmessa dal contatto fisico. Sono maiali felici. Hanno tutto quello che vogliono a portata di mano, o meglio di zoccolo.

 

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Cibo, riparo, acqua, aria fresca, spazio per muoversi, per giocare, correre e scavare. Mentre si aggirano nei recinti per curiosare tra la neve o sul terreno ghiacciato emettono dei grugniti tranquilli che esprimono contentezza. I loro suoni sono calmanti come il canto delle cicale d’estate. Le loro espressioni di felicità e di soddisfazione sono contagiose e, spesso, mi ritrovo a sorridere o addirittura a ridere ad alta voce mentre, prendendomi cura di loro, li osservo. Domani, dieci tra i maiali più grandi moriranno e, anche se non sarò io ad ucciderli direttamente, ho scelto di farli morire. Li confinerò in uno spazio, separandoli dagli altri, grazie a dei pannelli. Porterò il mio rimorchio sino al recinto e creerò una sorta di piano inclinato per facilitarne la salita.

 

Appena i dieci maiali felici saranno sul camion li “guiderò” sino al macello. A causa di una imminente tempesta di neve sono costretto a portarli oggi al mattatoio ma saranno macellati domani; mi dispiace che debbano trascorrere l’ultima notte della loro vita in un luogo sconosciuto, impregnato di uno strano odore, su un pavimento in calcestruzzo. Mentre io domani mattina sarò a spalare la neve affinché gli altri maiali possano avere cibo e acqua, i dieci maiali saranno morti entro le 09:00. Verranno prima storditi con un proiettile captivo, e subito dopo, un coltello grande e affilato penetrerà nelle loro carni sino ad arrivare al cuore quando ancora batte forte, per dissanguarli. Il pavimento di cemento grigio si tingerà immediatamente di rosso. I loro occhi profondi, umani e intelligenti diventeranno immobili e vitrei come le biglie.

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Dopo la morte i corpi verranno divisi a metà e ogni parte verrà appesa tramite la zampa posteriore su un gancio di acciaio inox collegato a una guida che trasporterà i pezzi dei corpi nelle celle frigorifere. I maiali felici sono l'”alternativa” ai maiali maltrattati negli allevamenti intensivi. I maiali felici diventeranno carne felice e la carne felice è più buona. Carne felice? Io sono ossessionato dai fantasmi di quasi 2.000 maiali felici. In questi dieci anni ho avuto diverse crisi di coscienza, alcune più intense. Circa un mese fa, ho avuto un’altra crisi, l’ultima. Sono diventato vegetariano e ora sono nella fase in cui devo chiedere a me stesso di fare una scelta: chiudere o meno il mio allevamento”.

 

Bob Comis, a fine anno, ha trovato il coraggio di ascoltare il proprio cuore e di cambiare vita. Da allevatore di maiali è diventato un coltivatore di verdura biologica e ha deciso di non utilizzare concimi contenenti o fabbricati con sottoprodotti di origine animale. Non avrebbe mai potuto abbandonare la campagna perché ama troppo l’agricoltura e lo stile di vita campestre. Il film-documentario, in produzione, dovrebbe uscire nel 2016, durante la stagione della rinascita, a primavera. Tutti i soldi necessari per la sua realizzazione sono stati forniti dalla regista, Allison Argo e dal direttore della fotografia, Joseph Brunette. Allison Argo ha vinto più di cento premi internazionali, tra cui sei Emmy, ed è nota per i suoi film emotivamente carichi e profondamente personali, che ritraggono spesso la vita degli animali in via di estinzione.

 

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Con “The Last Pig”, la regista continua la sua missione di dare voce a coloro che sono senza voce, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e infondere rispetto verso tutti gli essere viventi. Joseph Brunette, nel 2009, ha ricevuto il premio “miglior fotografia” per il documentario “The Rivals” dal Reel World Film Festival di Los Angeles. Ultimamente si è recato in Uganda e in Amazzonia per documentare per la CNN, gli sforzi creativi necessari per fornire acqua pulita alle comunità di tutto il mondo. “The Last Pig” ha per Joseph Brunetta un significato speciale, perché da tempo si batte per i diritti degli animali.

 

Se anche noi vogliamo contribuire al film, sostenendo i costi di distribuzione, possiamo partecipare alla raccolta fondi che a breve sarà lanciata dai produttori sulla pagina facebook. Il film sarà proiettato nei cinema, nei festival e in televisione, con l’obiettivo di raggiungere e sensibilizzare un pubblico eterogeneo.

 

Immagini di “The Last Pig”

 

 

 

 

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