22 Set 2015

Non perdiamo la capacità di immaginare

Scritto da: Roberto Vietti

Nel calcio, nei rapporti umani, nel sesso: un unico comune denominatore   Quotidianamente. È il primo vocabolo che collego alle […]

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unnamed (2)Nel calcio, nei rapporti umani, nel sesso: un unico comune denominatore

 

Quotidianamente. È il primo vocabolo che collego alle parole sesso e calcio. Non perché li pratichi ogni giorno in prima persona (!), ma perché penso siano due tra i termini che più vengono utilizzati in ogni angolo e in ogni bar d’Italia. Da un gruppo di carpentieri in pausa davanti ad un quartino di vino, così come da due avvocatesse in un brunch pomeridiano. Il fidanzato che non esce il mercoledì perché c’è la Champions League, nel mentre la moglie del muratore ha scoperto che il marito si è iscritto su uno strano sito di incontri.

 

Tantissimi sono i racconti che ogni giorno ci accompagnano a riguardo. Eppure, prendendo spunto da questi due argomenti nazionalpopolari c’è da fare una riflessione, dalla quale si potrà allargare il discorso a quasi tutti gli aspetti che riguardano la nostra vita.

 

Pensiamo al calcio: anni fa la domenica pomeriggio la si trascorreva con l’orecchio attaccato alla radiolina che trasmetteva le partite della giornata. C’era quel brivido che passava lungo la schiena quando un cronista che raccontava la partita dall’“Olimpico” improvvisamente passava la linea su un altro campo. Si sentivano solo le urla di gioia della tifoseria e in quel momento il respiro si bloccava in attesa di sapere quale squadra avesse segnato.

Ricordo a proposito un aneddoto particolarmente divertente. Un mio caro amico, fan sfegatato dell’Inter, era fidanzato con una ragazza che, guarda caso, compiva gli anni proprio il giorno del derby di Milano. Per tale ragione Antonella, così si chiamava la fidanzata, decise di organizzare una cena alla quale ero invitato anch’io. Ebbi così modo di osservare in prima persona il colpo di genio del mio compagno di avventure. Ci sedemmo a tavola; eravamo tre coppie. Cena sobria, posata, elegante… Persino un po’ noiosa.

 

Ormai erano le 20,45 ed il grande scontro Milan-Inter ebbe inizio. Luca, ad un certo punto, andò in bagno. Ritornando a sedersi al proprio posto, appoggiò la mano destra sul suo orecchio destro e il gomito della stessa mano sul tavolo, simulando un leggero dolore alla testa. Era per me chiaro il suo piano e dovevo far di tutto per non scoppiare a ridere. La ragazza non capì che Luca passò la cuffia della radio sotto i vestiti facendola arrivare sino alla mano destra, dove ogni tanto si appoggiava con la testa per sentire il racconto della partita.

 

Arrivammo al dolce, il delizioso tiramisù preparato da Antonella. Nel mentre al Meazza era il ventottesimo minuto di gioco, ed una splendida triangolazione tra Eto’o e Milito lanciò davanti al portiere rossonero Thiago Motta che la mise nel sette con un bellissimo tiro a giro: Inter uno, Milan zero. In quel momento Luca, non riuscendo più a trattenere l’emozione, lanciò un urlo incontenibile. Le ragazze si guardarono tra loro sbigottite, per me fu impossibile a quel punto trattenere una fragorosa risata. Luca, non sapendo come giustificare il suo ululato, fece finta di aver sentito dallo stereo della casa, che però in quel momento era sintonizzato su un programma musicale, l’annuncio del gol dell’Inter. Come potrete facilmente immaginare, la loro relazione non arrivò al derby successivo.

 

Negli anni sono comparse le prime televisioni satellitari che trasmettevano le partite in chiaro. Via via sempre più persone hanno scelto di vedere le partite in diretta TV. La vecchia radio ed il famoso “90° minuto” sembrano ormai un ricordo del Mesozoico. Non solo, da qualche anno le telecamere sono riuscite anche ad arrivare nel luogo sacro del calcio, lo spogliatoio. Ho sempre pensato che fosse una fortezza inespugnabile, nel quale mai nessuno potesse mettere il naso. È il luogo dove ci si concentra e ci si prepara per scendere in campo e dare tutto il possibile per la propria squadra, dove il team si raccoglie e definisce gli ultimi dettagli prima dell’ingresso nel tunnel che porta verso il prato verde.

 

Certo, la prima volta che si è avuta la possibilità di vedere queste immagini, tutti gli appassionati sono rimasti stupiti e gioiosamente incuriositi. Dall’altro lato però, tale piacevole stupore lascia, almeno al sottoscritto, una sensazione più malinconica e triste. Perché quel luogo è solenne, intoccabile. E noi con le telecamere non dobbiamo avere la possibilità di entrarci. In poco tempo siamo passati dalla radio attorno la quale ci si ritrovava nei campetti a giocare insieme, alla solitaria TV in HD grazie alla quale riusciamo ad entrare negli spogliatoi. Non proseguo il discorso per quanto riguarda la questione sessuale, vi basterà cercare sul web quante visite ricevono i vari portali dedicati.

 

È evidente che la trasformazione della società in atto ci sta imponendo di immaginare sempre meno. Gli amici li incontriamo ancora, ma sappiamo già tutto in anticipo dato che ci hanno raccontato gli eventi accaduti istantaneamente su WhatsApp. Viaggiamo nei posti di cui abbiamo già fatto il Virtual Tour comodamente seduti sul nostro divano di casa e così via.

 

L’avviso ai naviganti è quello di fare molta attenzione. Riappropriamoci del diritto di immaginare. È bello non sapere già tutto e subito. È bello fantasticare con la mente, supponendo cose che magari non accadranno o che accadranno diversamente. Torneremo così a utilizzare la nostra immensa creatività, proiettando nostri desideri, vagheggiando nei nostri pensieri. Non perdiamo la magia data dall’immaginazione.

 

Oggi ho spento la TV e ho deciso di tornare alla vecchia e cara radiolina. In attesa di quel brivido nel momento in cui il cronista dell’“Olimpico” passerà la linea al campo in cui qualcuno avrà fatto un goal, immaginando la mia squadra del cuore in festa sotto la curva. Ah, dimenticavo. Ancor prima di immaginare, proviamo a rendere concreti i nostri sogni nello sport, nell’amore, nelle relazioni sociali, quotidianamente.

 

 

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