Cambiare vita e tornare alla terra: le mele biologiche di Daniele Franchetti
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La storia di Daniele Franchetti ci insegna una cosa: cambiare vita e tornare alle origini può essere un’avventura emozionante. A Ponte in Valtellina, in provincia di Sondrio, il nonno di Daniele iniziò negli anni 50 a coltivare mele. La generazione successiva, nel 2004, proseguì nella tradizione di famiglia. Quanto toccò il turno del nipote Daniele, oggi 30 enne, sembrava che l’attività dovesse interrompersi, perché Daniele si interessò al disegno meccanico in carpenteria.
Ma la voce degli avi tornò presto a farsi sentire. Daniele un paio di anni fa butta alle ortiche riga e compasso e si dedica ad un piccolo podere, due ettari mezzo, che stava andando in rovina. Decide di ripartire da zero e di cambiare vita: mele sì, come da tradizione di famiglia, ma biologiche. Da tre anni ha iniziato a convertire la piccola produzione di famiglia, ha ottenuto la certificazione biologica e ha trascinato con sé il fratello minore Massimo.
Usano la lotta biologica senza farmaci antiparassitari, e applicano il principio della “difesa biologica”, che usa solo antagonista naturali dei parassiti. Il primo raccolto tutto biologico arriva proprio in questo periodo e i due ettari e mezzo originali si sono espansi arrivando, in affitto, a otto e mezzo, con una produzione anche di kiwi e patate. Chi avesse la curiosità di provarle, può visitare il sito .
Un buon modo di incoraggiare due giovani agricoltori a proseguire sulla loro strada… E magari un esempio da imitare per tanti giovani che cercano qualcosa da fare. Ci sono tanti campi che vengono abbandonati, fatevi sotto!
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