Seguici su:
Gli orti urbani sono uno strumento di socialità e di sostenibilità: favoriscono la relazioni umane e consentono anche a chi vive in città di entrare in contatto con la natura, conoscere i suoi ritmi, sperimentare l’autoproduzione e mangiare cibo sano.
Per questo motivo, si stanno moltiplicando in giro per l’Italia le iniziative legate agli orti urbani, promosse sia dai Comuni che da gruppi di cittadini. Per esempio, a Bologna, l’amministrazione ha realizzato presso il Centro Agro Alimentare il progetto 100X100 CAAB , dotato di 100 da 25 metri quadrati ciascuno lotti da destinare ai giovani con famiglie. Alcuni appezzamenti sono invece stati assegnati all’Università a scopo di ricerca.
In Piemonte ci sono diverse iniziative interessanti di orti urbani. Ecco alcune delle più belle. A Occhieppo (BI), l’orticoltura si combina con l’economia solidale grazie a Orto SCEC, creato dagli attivisti di Arcipelago SCEC, il buono sconto che integrando il denaro crea circuiti economici solidali e locali. Ma orto è anche sinonimo di inclusione sociale: sempre a Biella è nato Pollici al Verde, un orto all’interno della casa circondariale a cui lavorano i detenuti, che imparano a un mestiere ed escono dalla loro cella per immergersi nella natura.
A Genova invece, si trova uno degli orti urbani più nuovi e più grandi d’Italia: l’Orto Collettivo. Si estende per circa 7 ettari, conta 2200 iscritti e al suo interno è prevista anche la realizzazione di una sede dell’Asilo nel Bosco!
Ma gli orti urbani proliferano anche in Lombardia, dove è stata approvata pure una legge dedicata. A Milano, l’associazione Orticola, Expo 2015 e la Fondazione Catella hanno lanciato MiColtivo – Orto a scuola, che ha lo scopo di sensibilizzare i cittadini, in particolare i più giovani, su temi quali educazione alimentare, tutela ambientale e agricoltura sostenibile. Sempre nel capoluogo lombardo, c’è Coltivando – L’orto conviviale, un’iniziativa del Politecnico di Milano che allo stesso tempo mira a creare un luogo di socialità per gli abitanti del quartiere e di sperimentazione per i propri ricercatori. Anche nella vicina Bergamo si punta sui ragazzi, con il progetto di orti scolastici promosso dall’Orto Botanico Lorenzo Rota.
A Firenze, gli orti urbani hanno dato via a un grande progetto di sostenibilità e inclusione sociale. Si chiama Orti dipinti – Community Garden ed è stato realizzato all’interno di una pista di atletica in disuso. Fra le sue varie “attrazioni”, l’orto può vantare compostiere, aree didattiche per laboratori, una zona dedicata alla lombricultura e l’Albero dell’Energia, un collettore energetico a pannelli solari gestito dal software open source Arduino.
Ma ci sono molti progetti interessanti anche al Sud. Fra tutti, vale la pena di citare quello realizzato dall’associazione Set Me Free e dall’azienda agricola Bobobio nella Terra dei Fuochi, una zona il cui ecosistema è stato per anni martoriato dall’illegalità e dagli abusi ambientali. Un giovane agricoltore locale ha portato nelle scuole di Marano, Gragnano e Giugliano un progetto di compostiere e orti urbani, per insegnare ai bambini a vivere rispettando la natura e interagendo positivamente con essa.
Concludiamo questa carrellata con una pioniera dell’educazione ambientale, che ha lottato contro la burocrazia per portare la natura nelle scuole. È la preside napoletana Maria deBiase, che nell’Istituto Teodoro Gaza ha creato un orto curato dai bambini, che coltivano e poi consumano ciò che producono, imparando così i ritmi di crescita e la stagionalità degli ortaggi.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento