2 Lug 2015

La società civile può contrastare l'incoscienza ambientale di governi e multinazionali

Scritto da: Roberto Battista

Cittadini 1 – Corporations 0. Alaska (US) e British Columbia (Canada) presentano ingenti depositi di gas e idrocarburi, ma in […]

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Cittadini 1 – Corporations 0. Alaska (US) e British Columbia (Canada) presentano ingenti depositi di gas e idrocarburi, ma in forme difficili (tar sands/sabbie bituminose e shale gas/gas di scisto), costose da estrarre e trasportare, e con un considerevole impatto ambientale. Questi depositi fanno gola a grandi compagnie che da tempo fanno pressione sui governi centrali e regionali mentre cercano di conquistare l’approvazione dell’opinione pubblica. Negli ultimi anni la scoperta di questi depositi e lo sviluppo di nuove tecniche estrattive hanno causato una nuova “corsa all’oro nero” promettendo una nuova vita ad un’industria moribonda, soddisfando l’insaziabile sete energetica degli US e fornendo una nuova scusa per rimandare scelte ecologicamente sensate.

 

Incontro tra la Eagle Spirit Energy company e i rappresentanti di 30 First Nations Foto: Eagle Spirit Energy

Incontro tra la Eagle Spirit Energy company e i rappresentanti di 30 First Nations
Foto: Eagle Spirit Energy


 

L’opposizione all’estrazione di gas e petrolio in queste regioni non è venuta solo da gruppi ambientalisti e scienziati. Un esempio che ha fatto notizia si è verificato a maggio 2015, quando la comunità Lax Kw’alaams in British Columbia ha rifiutato un’offerta fatta loro da un consorzio multinazionale (Pacific Northwest LNG, Petronas e cinque società asiatiche) di 1 miliardo di dollari in denaro e un valore di 108 milioni di dollari in terre in cambio del permesso di costruire un terminal per il gas liquido. Il rifiuto è stato motivato con chiarezza sulle basi dell’impatto negativo sull’ecologia della regione e il danno a componenti ambientali che sono fondamentali e insostituibili per l’essenza della popolazione Lax Kw’alaams.

Il rifiuto dell’offerta, in un mondo dove si da per scontato che il denaro possa comprare ogni cosa, è un esempio di come comunità che agiscano in modo compatto possano opporre una resistenza efficace a quegli sfruttamenti che causano danno ambientale e, conseguentemente, anche culturale.

 

Esempi simili si stanno moltiplicando, e sono più frequenti in nazioni anglosassoni e nordiche, non solo per una maggiormente diffusa coscienza ambientale, ma in parte anche grazie al sistema giuridico che in quei paesi offre più opportunità ai cittadini di agire su un piano legale nei confronti dei loro governi.

 

First Nations dimostrano contro le sabbie bituminose a Kinder Morgan, Burnaby Mountain, British Columbia, Canada 2014 foto: Mark Klotz, flickr

First Nations dimostrano contro le sabbie bituminose a Kinder Morgan, Burnaby Mountain, British Columbia, Canada 2014
foto: Mark Klotz, flickr


 

In Inghilterra, dopo una lunga campagna di opposizione popolare, l’amministrazione della contea del Lancashire ha rifiutato la richiesta di sfruttamento dei depositi di shale gas tramite fracking (fratturazione idraulica) nella regione (30/6/2015). La richiesta era stata presentata da Cuadrilla, una delle compagnie che il governo conservatore aveva invitato ad esplorare le possibilità di estrazione sul territorio del Regno Unito, includendo nelle zone esplorabili anche aree abitate e parchi nazionali, cosa che ha suscitato una reazione piuttosto forte e negativa nell’opinione pubblica.

 

Cittadini olandesi festeggiano dopo la vittoria della causa contro il governo olandese foto: Chantal Bekker, Urgenda 

Cittadini olandesi festeggiano dopo la vittoria della causa contro il governo olandese
foto: Chantal Bekker, Urgenda


 

Nello stesso ambito di azione civile è interessante, in quanto primo nel suo genere, il caso di un gruppo di cittadini olandesi  che ha fatto causa al proprio governo, tramite le corti internazionali, per non aver rispettato i propri impegni di protezione ambientale. La motivazione della causa, ritenuta valida nel contesto di diritto internazionale, è stata che il comportamento ambientalmente irresponsabile del governo risulta in un danno diretto ai suoi cittadini e la corte di Hague ha sentenziato (24/6/2015) in favore di questi. In seguito al caso olandese altri gruppi di cittadini in Belgio e Norvegia stanno considerando e pianificando simili azioni legali nei confronti dei loro governi.

 

Nessuno di questi casi presi singolarmente arresterà rapidamente l’irresponsabile e dannoso sfruttamento di risorse naturali da parte delle grosse multinazionali energetiche, ma la somma di queste azioni nel suo insieme sicuramente avrà un impatto che va oltre il loro successo locale.

Questi esempi, combinati con l’alto costo di estrazione e trasporto di shale gas ottenuto via fracking e di idrocarburi ottenuti dall’estrazione di tar sands di per sé già costituiscono un freno efficace. Fintanto che il costo del petrolio verrà artificialmente mantenuto basso dall’OPEC per ragioni politiche, sia locali al Medio Oriente che a livello di braccio di ferro internazionale, l’incentivo per le grosse compagnie petrolifere nell’investire pesantemente in questi sistemi di estrazione dannosi sarà limitato, e nel frattempo si può sperare in una crescita della coscienza popolare globale.

 

Canada, paesaggio devastato dall'estrazione di sabbie bituminose Photo: Peter Essick, National Geographic

Canada, paesaggio devastato dall’estrazione di sabbie bituminose
Photo: Peter Essick, National Geographic


 

La determinazione di vari governi a perseguire comunque queste tecniche di estrazione richiede un monitoraggio attento da parte dei cittadini e la moltiplicazione di azioni che contrastino queste iniziative.

 

L’evidenza scientifica sui danni causati dall’estrazione da tar sands è inequivocabile e riconosciuta. Più controverse le prove sui danni causati dal fracking, ma i rischi collaterali, l’uso di enormi quantità di acqua e agenti chimici necessari sono sufficienti a sconsigliare la tecnica per lo meno fino a che l’evidenza scientifica non sia verificata con certezza.

 

Per quanto riguarda l’Italia diversi fattori pratici suggeriscono che il rischio di attività estrattive dannose è e resterà minimo. Non solo nel 2014 la Camera approvò l’emendamento all’articolo 144 del decreto legislativo n.156 del 3 aprile 2006, rendendo praticamente illegale ricerca ed estrazione di shale gas e shale oil, ma la scarsità di depositi, il costo elevatissimo di estrazione dovuto alla geologia del paese, il rischio sismico, l’enorme quantità di acqua necessaria al processo di fracking e la densità abitativa rendono la prospettiva di estrazione improponibile e antieconomica.

 

Per saperne di più sul soggetto e i casi citati:

 

Web in inglese

 

The Globe and Mail – No LNG project without environmental guarantees, B.C. grand chief vows

Alaska Dispatch News – Keystone pipeline is a mistake, just like the tar sands oil it would carry
National Geographic – Boycotting Tar Sands Oil: Will It Work?

National Geographic- Oil Spill Spotlights Keystone XL Issue: Is Canadian Crude Worse?

National Geographic – What is fracking?

Sussex Wildlife Trust – fracking

The Guardian – Fracking support falls as Tory government promises to ‘deliver shale’

PSE Healthy Energy – Frac[k]ing: A Guide to Terminology

National Geographic – Water Use for Fracking Has Skyrocketed, USGS Data Show

National Geographic – How Long Can the U.S. Oil Boom Last?

The Guardian – Fracking application rejected by Lancashire county council

The Guardian – Lancashire county council rejects Roseacre Wood fracking bid

TeleSUR – Dutch Citizens Win Climate Lawsuit Against Government

Popular Science – Dutch Citizens Sued Their Government To Act On Climate Change And Won

The Guardian – Dutch government ordered to cut carbon emissions in landmark ruling

Una delle First Nations spiega i motivi dell’opposizione alla costruzione del terminal

Il sito originale dei Lax Kw’alaams First Nation e la loro opposizione alla Eagle Spirit Energy Pipeline

 

Web in italiano

Greenreport.it – Fracking in Italia, la Camera (per ora) dice no. Ma intanto in Cina e Bielorussia…

Il Fatto Quotidiano – Fracking, chi dice ‘in Italia mai’?

Formiche – La bufala dello shale gas (e del fracking) in Italia

No Fracking Italy – Fracking: ora vietarlo diventa illegale

L’Espresso – Rivoluzione fracking: la nuova era del petrolio
Crisi e guerre non infiammano l’oro nero

Effetto Risorse – L’industria delle sabbie bituminose al collasso (da The Ecologist)

QualEnergia.it – Governo Renzi e UE, via libera all’import di petrolio da sabbie bituminose

Greenreport.it – Il petrolio delle sabbie bituminose è la “tempesta perfetta” per flora, fauna ed uomini

CafeBabel – Un mare di petrolio invade il Canada (e i canadesi co nuotano)

Un libro che presenta le voci pro e contro: “Madelon Finkel: The Human and Environmental Impact of Fracking: How Fracturing Shale for Gas Affects Us and Our World”

Un film/documentario sulle tar sands in Canada: “Dirty oil – dir. Leslie Iwerks (2009)”

 

 

 

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