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Dopo un mese passato sul vasto altopiano turco a quota mille, scendiamo veloci fino al livello del mare: si ricomincia da zero. Eccolo finalmente il Mar Nero! Due grosse corsie ad alta percorrenza costeggiano tutto il tratto fino al confine. Fanno da gran protagoniste e il mare sullo sfondo assume il ruolo di semplice comparsa. Giacca catarifrangente gialla, luci bici e casco accese, attraversiamo dei lunghi tunnel. Più avanziamo e più il livello diventa difficile. Marciapiedi stretti , buchi a terra, ostacoli sporgenti….sembra di stare all’interno di un videogame, ma si gioca con una sola vita!
Ad Uçhisar, Dave, il viaggiatore a piedi, me l’aveva detto, ed io un po’ me ne ero già accorto: quando vuoi intensamente qualcosa si mettono in moto una serie di meccanismi per i quali quello che desideri lo otterrai, «Chiedi e ti sarà dato» (Matteo 7,7-11). È da quando sono in Turchia che cerco uno scialvar, un pantalone caratteristico del Kurdistan che veste largo, ideale per rimanere freschi quando fa caldo. Hanno il cavallo molto basso e a me ne serviva uno col cavallo più alto per poter pedalare. L’ho cercato , l’ho cercato, ma niente da fare, fino a quando mi sono detto: «Vedrai arriverà». E così accade che la stessa mattina del giorno in cui arriviamo a Gorele, un venditore curdo, che si trova per la prima volta da quelle parte, propone ad Hasan, il nostro warmshower, uno scialvar che misura il doppio della sua taglia…la cosa bella è che lui non sa perchè, ma lo compra. Poi quando a casa si accorge delle dimensioni pensa: «Lo regalerò a Marco che arriverà oggi pomeriggio». «È da un mese e mezzo che l’ho ordinato nei miei pensieri…è arrivato per mezzo di te»…grazie mille: la legge dell’attrazione!!
Per qualche motivo non troviamo più 100TL (l’equivalente di 33€), la cosa mi da sui nervi, ci avremmo potuto mangiare per una settimana abbondante, ma alla fine cosa possiamo farci? Niente! Quindi mi rilasso, accetto il dato di fatto e mi dico: «Come sarà, sarà ! Prendiamola come un gioco». In tasca ci rimangono 15TL (5€). Parte la sfida : 15TL per 5 giorni per raggiungere la frontiera. Staremo a vedere. Salutiamo Hasan e non appena ci mettiamo a pedalare ci raggiungono 5 ciclisti croati, vogliono arrivare a Baku prima dell’inaugurazione dei primi giochi europei. Ma cosa c’entra Baku con l ‘Europa? Forse è una manovra per farsi amici gli azeri ricchi di petrolio? Chi lo sa. Sta di fatto che pedaliamo insieme per un po’ e ci offrono il pranzo.
A Trabzon ci incontriamo con mamma e figlia inglese che si sono concesse sei mesi per pedalare insieme da Shangai a Venezia. Chiacchiere dopo chiacchiere e non ci rendiamo conto che si sta facendo buio. Prendiamo la strada per il famoso monastero di queste parti, ma le macchine vanno velocissime e ci sfiorano. Non possiamo assolutamente proseguire, è troppo rischioso. A quanto pare ci troviamo in un’area industriale. Un ragazzo è affacciato dal suo ufficio, lo salutiamo, è fatta, per questa notte ci accamperemo negli spogliatoi degli operai. C’è anche una cucina, mangiamo bulgur e fagiolini preparati per il pranzo. Sono morto, crollo sul divano facendo attenzione a non smuoverlo troppo, c’è così tanta polvere che basta sfiorarlo col pensiero per sollevarne in gran quantità. Al mattino il proprietario dell’azienda di trasporti e produzione di mattoni in cui abbiamo dormito, ci porta nel migliore bar della zona per offrirci una ricca colazione.
Ci sistemiamo fuori pronti per fare autostop e raggiungere il monastero di Sumela. Il tipo che ci dà un passaggio non capisce che abbiamo già mangiato e così sono le 9:30 e siamo già alla seconda colazione: «Vabbè mangiamo adesso che non sappiamo quando sarà la prossima occasione», ci diciamo. L’ingresso al monastero costa ben 15TL a testa. Opzione n.1: solo uno di noi andrà a visitarlo e farà delle foto da mostrare all’altro e quindi ci resteranno 0TL fino alla frontiera georgiana; Opzione n.2: escogitare un modo per entrare gratis; Opzione n.3: ammirare il monastero da fuori e immaginarsi come deve essere dentro. Mentre riflettiamo sul da farsi , all’ingresso, un ragazzo dell’Arabia Saudita, che ci aveva fermato a parlare prima perché appassionato di bici è con sua moglie alla quale le si vedono solo gli espressivissimi occhi: «Prendo i biglietti anche per voi! Voglio farvi un regalo!». Wow, da quando abbiamo solo 15TL in tasca non c’è modo di spenderle, tutti magicamente ci offrono qualcosa. Accettiamo volentieri!
Sono già due cicloturisti che incontriamo che ci dicono: «Se andate a Rize, passate dai pompieri!». Al 117esimo chilometro della giornata sono ormai in riserva, ma la speranza di ricevere un’eventuale accoglienza mi da la forza per gli ultimi metri. La scritta rossa bianca “Itfaiyeci” (pompieri) appare come un salvagente in un mare in tempesta. Entrate, entrate…con l’idrogetto una pulita hai piedi e alle bici tutte infangate, poi cena, doccia e fragole ! Alle 6:30 del mattino, prima che il capo arrivi: «Marco, Tiphaine, la colazione è pronta!». Altro che albergo. Prima di andare via ci danno una busta con due mega panini super farciti…che siano benedetti!
Arriviamo a Arhavi giusto in tempo per goderci il tramonto. Stasera un porticciolo sarà la nostra casa. La gente che vi abita ci adotta e alle 7:00 del mattino i bambini ci chiamano… due famiglie intere sono riunite intorno al tavolo che non ho mai visto così carico di cibo, non c’è nemmeno lo spazio per mettere i piattini per mangiare….è la nostra colazione d’addio, siamo ormai a 30km dal confine. I cinque giorni sono passati, stiamo per raggiungere il nuovo Paese e abbiamo ancora le 15TL in tasca, da mangiare non ci è mai mancato e la cosa buffa e che non abbiamo neanche dovuto chiedere.
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