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Biella - Inizia la terza settimana di viaggio. Oggi abbiamo in programma tre incontri, molto diversi tra loro. Il primo è in Biella con l’associazione BiYoung, che si riunisce abitualmente proprio il sabato mattina. Giungiamo al termine del loro incontro, ci fa piacere vedere così tanti giovani attorno ad un tavolo per cercare di portare avanti il loro progetto.
BiYoung nasce da un gruppo di giovani studenti biellesi che, guidati da forte senso civico, desiderano mettersi in gioco per migliorare e valorizzare la condizione del giovane a Biella e nel Biellese. L’obiettivo dell’associazione BiYoung è dunque quello di promuovere ed organizzare eventi, allestire conferenze, invogliare a dibattiti e confronti di idee, tavole rotonde… Il tutto nell’ordine di idee strettamente legato alle dinamiche giovanili del territorio. Il nome dell’associazione, BiYoung, testimonia una doppia valenza: da un lato si invogliano i giovani a raccogliere la sfida che tale fascia d’età offre loro; dall’altra parte ci si riferisce alla grande importanza che investe il ruolo di essere giovani nella provincia di Biella. La modalità attraverso la quale l’associazione entra in contatto con il territorio è l’ideazione, la creazione e l’organizzazione di numerosi progetti, ognuno diverso dall’altro [2].
Luca, futuro presidente di BiYoung, ci narra quello che è l’obiettivo dell’associazione: essere parte del cambiamento. Il territorio gli ha dato tanto, e ora provano a dare indietro parte di quel che è stato ricevuto. Sono contenti della risposta che associazioni e le persone di Biella hanno dato. Si erano stancati di sentirsi dire che i ragazzi non hanno voglia più di fare niente. Sono alla ricerca di nuove persone, in particolare ragazze per equilibrare il gruppo. Ognuno dei partecipanti gestisce un evento all’anno ed ognuno di essi porta la sua personalità all’associazione. Nel presente costruiscono il futuro dell’associazione.
Dopo un panino in centro città, ci muoviamo verso Sordevolo per incontrare Marco. Arriviamo in leggero anticipo e lui stava ancora facendo la pennichella post pranzo. Si unisce a noi anche un suo caro amico, presidente dell’associazione mutilati di guerra di Biella. Prendiamo un caffè e notiamo subito l’umorismo di Marco. Oggi è stato a lavorare al mercato e una sua collega del banco adiacente gli ha chiesto, mentre stava preparando i cartellini da esporre con scritto i prezzi dei prodotti: “La parola pesche si scrive con o senza i?”. Subito dopo ci racconta del fatto che il gatto e il ragazzo che gli da una mano hanno tutti e due lo stesso nome, Mosè, e tutti e due hanno un problema all’occhio. Ciò ha generato varie simpatici fraintendimenti qualche giorno fa. Poi si fa serio.
Ci mostra il suo libro “Pum e Pumm, Meli e mele nel Biellese”. Una intensa ricerca su tutte le varietà di mele nel territorio. Sta ripensando ad una nuova pubblicazione, con l’aggiunta di nuove ricette moderne. Rivendica con orgoglio di essere un contadino, denotandoci la differenza che c’è con l’imprenditore agricolo: il contadino, a differenza dell’imprenditore agricolo, si occupa di tutta la filiera del prodotto, dalla sua produzione alla vendita al consumatore.
Da quarant’anni che si occupa di recupero della biodiversità, in particolare si è concentrato, come si può supporre dal libro che ha scritto, sul recupero delle vecchie varietà di mele. Ne ha ritrovate più di duecento. Ora ha accesso a 650 varietà di mele e 350 di pere. Come hobby, gli piace anche recuperare biodiversità nell’orticoltura. Ultimamente ha ripreso a coltivare i peperoncini, con più di cento varietà da tutto il mondo. Apriamo una bottiglia fresca di birra, fa caldo. Lui è nato qui ed ha toccato tutte le mele che negli anni andavano scomparendo, ne ricordava i profumi e per questo le ha recuperate.
Un tempo le mele erano un sostituto della moneta. Ha recuperato quello che altri buttavano via. È convinto del fatto che sarebbe ora di smetterla di prendersela con la crisi e rimboccarsi le maniche per uscirne. Gli piacerebbe vedere in Biella più collaborazione e cooperazione. Dopo una passeggiata tra il suo frutteto, lo salutiamo ringraziandolo del bel pomeriggio trascorso insieme.
Ci muoviamo verso Sordevolo, dove alle 17,30 avevamo appuntamento con Andrea. Lo scenario è splendido e quel che ci attende è sensazionale. La messa in scena sordevolese della Passione, secondo la tradizione popolare, compie duecento anni nel 2015. Tuttavia, molti elementi fanno pensare a origini più remote.
Ma che cos’è la “Passione di Sordevolo”. Si tratta certamente del più grande spettacolo corale in Italia interpretato da attori dilettanti, giovani e meno giovani che lavorano e si preparano con estrema serietà e dedizione, che ricorda le ultime ore di Cristo.
La messa in scena della Passione, che si tramanda con continuità di generazione in generazione, ed alla quale vengono educati i bambini che realizzano, ad ogni appuntamento, una loro passione dei piccoli, garantisce una forma ormai rara di teatro effettivamente ed integralmente popolare che Sordevolo coltiva con viva passione.
Dei 1300 abitanti circa l’80% della comunità è coinvolta. Numeri impressionanti, così come è impressionante l’anfiteatro dove ci porta Andrea per incontrare il presidente dell’associazione e alcuni degli attori che in serata avrebbero recitato. Ogni cinque anni l’intera cittadina si organizza insieme per rendere possibile questo evento nel periodo estivo. Un totale di trentanove rappresentazioni. È incredibile. Aldilà della questione religiosa, è commovente vedere come in un piccolo paesino di così pochi abitanti si sia riuscita a mantenere una tradizione del genere. Ora vi sono americani, giapponesi che vengono a vedere lo spettacolo. Ci dice Carlo, il presidente, che ancor più importante dello spettacolo è ciò che esso genera: un momento di forte aggregazione per tutta la comunità. Per lui il cambiamento arriva attraverso la condivisione, e spera che Biella possa prendere Sordevolo che esempio nella voglia di stare insieme e creare qualcosa insieme.
È sensazionale chiacchierare con gli attori. Si vede di quanto tale rappresentazione sia sentita e di come diventi parte della vita di ogni partecipante. Si tramanda da genitore a genitore. Abbiamo modo anche di intervistare il direttore artistico, anch’esso di Sordevolo. E’ un ingegnere con la passione per il teatro. Ogni volta dice agli attori di recitare con il cuore e non con la testa, per esprimere al pubblico tutta l’emozione e la passione con la quale si vive tale evento. La vita del paese ruota attorno a questa importante tradizione, il calendario di tutti è infatti scandito da questo evento; si sente spesso dire: “Quei due si sono sposati tre passioni fa..”.
Abbiamo avuto modo di parlare con una troupe televisiva brasiliana, che è venuta qui per raccontare tale incredibile rappresentazione ai brasiliani. Giunge anche Elisa, la ragazza che ci aveva accompagnato nei primi giorni di viaggio a Sala Biellese per seguire con noi la Passione.
È ormai giunto il momento di assistere allo spettacolo. Una processione che parte dal centro del paese arriva sino all’anfiteatro. È impressionante vedere quante persone sono coinvolte questa sera. In testa c’è la banda musicale del paese, chiudono il corteo gli attori rappresentanti i diavoletti.
Assistiamo allo spettacolo e rimaniamo sbalorditi. È meraviglioso vedere come questa piccola cittadina sia stata in grado di unirsi e mantenere negli anni questa tradizione, con impegno, fatica ma con grandi soddisfazioni. Andiamo a dormire con più ottimismo sul futuro dell’uomo.
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