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Biella - Gli spagetidilisoinsalsapicante e la sella della bicicletta procurano qualche noia a Roberto. Tuttavia la strada chiama e non si può attendere. Oggi rientriamo a Biella. Abbiamo nei prossimi giorni un po’ di incontri in città.
Arriviamo vicino via Italia e decidiamo di andare a trovare Maria Antonietta nel suo negozio Rabaià. Ci eravamo incontrati proprio due giorni fa, è infatti la moglie di Massimo Pastoris.
Rabaià, che in piemontese significa raccogliere, è uno spazio dove potersi informare su tutti i prodotti agricoli tipici Biellesi: dai vini ai formaggi caprini, e tanti altri. L’obiettivo è quello di educare i biellesi a utilizzare un consumo che accorcia le filiere, evitando la lievitazione dei prezzi e alimentando l’economia gastronomica locale. Dopo le usuali fotografie Maria Antonietta ci offre due bottiglie di Erbaluce, cin cin!
Facciamo un fugace pranzo perché ci attende Stefano di SellaLab. Che cos’è? SELLALAB è il polo dell’innovazione del Gruppo Banca Sella, dove imprese e startup trovano accelerazione, formazione e supporto a servizio dell’innovazione. Fanno parte di questa realtà anche Socializers e The Big Picture Learning, che abbiamo incontrato qualche tempo fa. L’incubatore è nato per far nascere le imprese del futuro. In questo periodo di discontinuità cercano di essere un motore di cambiamento ed innovazione sociale. C’è un interessante spazio di co-working, dove l’eterogeneità è considerata come un valore.
L’obiettivo è quello di mettere le persone nelle condizioni di esprimere il loro talento. Insieme cercano di dare valore al territorio. Salutiamo Stefano e lo ringraziamo per il tempo che ci ha donato.
Andiamo a pranzo da Fiorella, del gruppo Biellese in Transizione, che ha messo a disposizione una sua camera per tutto il periodo del progetto per Roberto ed Edoardo. Ottima occasione per testare la bottiglia di Erbaluce che ci ha donato Maria Antonietta di Rabaià. Manco a dirlo non ne è rimasta nemmeno una goccia. Proprio buono questo bianco.
Nel pomeriggio avremmo dovuto incontrare Daniele Albanese, nella sua triplice veste che spiegheremo tra poco. Purtroppo per motivi di lavoro deve rimandare alla sera. Ci diamo appuntamento nel centro di Biella, dove in serata era prevista la diretta TV del programma Ballarò.
Per cena Veronique, altro pilastro del Biellese in Transizione, ci invita a cena, offrendosi anche di lavarci i panni sporchi. Scendiamo in città con le nostre bici, per incontrare Daniele. Parliamo con la giornalista di Ballarò, che con sufficienza ci liquida in pochi secondi, aveva cose più importanti da seguire. Giunge Daniele che ci racconta il teatrino organizzato da Ballarò per quella serata: lui era stato contatto per essere intervistato e voleva parlare di gioco d’azzardo e della riforma che il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto approvare, ma non è stato possibile. La giornalista gli ha detto che è una questione marginale e non interessa. Volevano la storiella di povertà strappalacrime senza ragionamenti sulle cause.
Volevano la solita lite in tv, senza informare, senza approfondire. E allora lo intervistiamo noi. Lui infatti è una delle persone più attive nella città per un cambiamento su più fronti. Lavora in Caritas, è il responsabile del GIT (Gruppo di Intervento Territoriale) di Banca Etica – Biella, ha lavorato su un interessante progetto per combattere il gioco d’azzardo. Data la sua poliedricità decidiamo di intervistarlo in particolare sull’ultima attività descritta, chiamata SlotMob dopo un caffè gentilmente offerto dallo stesso Daniele a noi ed alcuni suoi amici, tra i quali l’ex presidente della provincia di Biella.
La campagna Slotmob è nata a Luglio 2013, promossa da vari esponenti della Società Civile, per combattere il problema del gioco d’azzardo legalizzato che sta dilagando in Italia.
Il business del gioco è enorme: nel 2012 in Italia sono stati giocati più di 80 miliardi di Euro, per un incasso netto da parte dello Stato di 8 miliardi. Ma i costi sociali legati a questo business non sono da meno: oltre 800.000 persone a rischio dipendenza (GAP, Gioco d’azzardo Patologico), famiglie distrutte, numerosi casi di suicidi per i troppi debiti, senza contare le infiltrazioni mafiose che riciclano denaro attraverso le sale Slot e i casi di usura sempre più in aumento.
Lo Stato, in sostanza copre i buchi di bilancio promuovendo il gioco con una visione miope di breve periodo, senza valutare l’impatto sociale che questo comporta. E, come al solito, se i profitti vanno in mano alle aziende che operano nel business, i costi ricadono sulla collettività (costi per le Asl per la cura dei giocatori, lotta alla criminalità).
L’idea di fondo è la seguente: premiare come consumatori i bar che hanno scelto di rinunciare alle Slot machines attraverso una colazione o aperitivo in centinaia. In fondo, se da oggi scegliessimo di acquistare solo nei bar senza Slot, il problema sarebbe già risolto: nessun barista sarebbe disposto ad offrire sul mercato un prodotto che nessuno domanda. E’ la logica del mercato, ma utilizzata per scopi etici.[1]
Ci dice di come il gioco d’azzardo sia divenuto la terza industria di Stato e delle loro iniziative di sensibilizzazione anche attraverso le scuole. Sogna che Biella diventi la prima città senza slot d’Italia. E’ inutile combattere la povertà prendendo i soldi dal gioco d’azzardo.
Daniele è una persona davvero interessante e piena di energie, che quotidianamente lavora per una società più eguale, giusta e comunitaria. L’avevamo già incontrato alla Giornata del Rifugiato lo scorso venerdì. Lui, insieme a Caritas Biella, aveva organizzato la serata.
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