“Tutti Fuori, Fuori Tutti”: l’esperienza del Teatro Sociale in Casentino
Seguici su:
“Il teatro non è indispensabile, serve ad attraversare le frontiere tra te e me”
Jerzy Grotowsky
Quattro soggetti che operano da tempo nel territorio casentinese a favore dell’inclusione sociale di gruppi di popolazione portatori di disagio e diversamente abili : le onlus Amica Rete e Vivere Insieme Casentino, la compagnia di Teatro NATA e l’Associazione Quinte tra le Note.
Obiettivi comuni: parlare del disagio (mentale, fisico, intellettivo, del bullismo, dell’immigrazione), confrontarsi con esso, creare spazi di condivisione tra chi lo vive o l’ha vissuto in prima persona, le famiglie e la comunità. Sensibilizzare rispetto alla “diversità”, evidenziarne gli stereotipi ma anche la condizione spesso di marginalità e solitudine. Usare l’arte come strumento di inclusione sociale.
Un progetto comune: una rassegna di teatro sociale “Tutti Fuori, Fuori Tutti” nei due teatri del Comune di Bibbiena, il Teatro Dovizi e il Teatro Sole. Otto appuntamenti tra Marzo e Maggio per portare in scena un teatro diverso, coinvolgendo le esperienze delle associazioni organizzatrici e le altre presenti nel territorio casentinese ed aretino: Associazione onlus Il Rifugio di Francesco, Centro diurno “L’isola che non c’è” con la Cooperativa Koiné, Associazione di Promozione Sociale La Via dell’Albero, Cooperativa Sociale Electra con Autoban Teatro Compagnia Senza Paura, Associazione Gli Angeli di All Stars e Compagnia Diesis Teatrango.
A qualche settimana dalla conclusione di questa prima esperienza abbiamo incontrato chi ha scommesso in questo progetto per valutarne l’impatto sociale e le prospettive future.
Il teatro sociale comprende tutte quelle forme di teatro che si occupano del disagio, dell’integrazione e dell’educazione, è un teatro frutto di un percorso laboratoriale in cui mettere in gioco se stessi, il proprio disagio, la propria vita, “un teatro necessario sopratutto a chi lo fa nel suo farsi…”. Spesso si rivolge, nella sua forma visibile, di prodotto teatrale ad un pubblico “di fiducia”.
La Rassegna “Tutti Fuori, Fuori Tutti” ha affrontato la sfida di entrare nel teatro “ufficiale”, con un successo notevole di pubblico, un’affluenza superiore alle aspettative che ha portato a teatro chi normalmente lo frequenta, curiosi, oltre al pubblico già sensibile o coinvolto nei temi trattati.
Il teatro Sociale è un luogo privilegiato per promuovere dei cambiamenti nelle relazioni di comunità, mostra ciò che socialmente rimane nascosto, “da voce a chi non ha voce, o meglio non ha peso nella nostra società della comunicazione”. Per questo questa rassegna è stata “un’operazione culturale di grande spessore, un atto politico, di una politica sana che dovrebbe scuotere la comunità”.
Il teatro è l’arte dell’incontro, dello sguardo e del corpo che si rispecchiano nell’altro, è crescita e cambiamento per chi lo fa e per lo spettatore che diviene consapevole, si confronta con le proprie resistenze, rigidità, stereotipi, per mettersi nei panni dell’altro. E’ così che si superano le diffidenze, si gestisce il conflitto, si accettano le reciproche diversità.
Per chi lo fa è anche momento in cui mostrare le proprie capacità, occasione in cui essere protagonisti, sentirsi valorizzati e guardati, acquistare fiducia. E’ momento di socialità, nel percorso e nello spettacolo, si crea il gruppo che è già una rete importante, si passa il tempo insieme, anche con le famiglie, ci si confronta, si apprendono nuove strategie per affrontare difficoltà comuni e si esce allo scoperto. Anche il “dopo spettacolo” diventa per tutti altro momento fondamentale di condivisione. E condividere scopi ed emozioni fa delle persone comunità.
Così le persone hanno avuto modo di sperimentare che il teatro sociale, spesso considerato come il teatro ragazzi, un teatro di serie “b”, è teatro e basta. E che chi a volte consideriamo “diverso” può essere non solo attore ma anche autore, scrittore di un teatro bello, di qualità, che “esprime valori che se prevalessero cambierebbero il mondo”.
Adesso c’è il desiderio di portare gli spettacoli al di fuori dei teatri, fra la gente e in luoghi non “convenzionali”, creare una sorta di teatro sociale itinerante, in mezzo alle persone, per abbattere le barriere della circostanza. “Per riflettere sulla reazione di fronte alla diversità, la paura di fronte al disagio, l’evitamento, perché sentire il disagio è già atto di consapevolezza”.
Intanto i “Ladri di Menti…ne“ riproporranno “Le radici ballano” all’interno del Teatro del Fiume, in attesa di una seconda edizione della rassegna che coinvolga sempre più compagnie, da tutta la Toscana.
“Dentro Tutti, Tutti Dentro” alle storie di un teatro che cambia la comunità!.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento