Rembrandt 12, la biblioteca condominiale che promuove il dialogo e migliora la convivenza
Seguici su:
Milano - La Biblioteca Rembrandt 12 è un luogo speciale e unico nel suo genere sul territorio nazionale. Collocata nell’ex portineria di un palazzo di otto piani in Via Rembrandt 12 a Milano, zona San Siro, è il primo esempio in Italia di biblioteca aperta al pubblico, ma ubicata all’interno di un condominio privato. Con ricadute positive sulla vita dei condòmini e del quartiere.
Abbiamo già raccontato di come il concetto di biblioteca “tradizionale” sia in costante evoluzione, ma l’esperienza di cui vi parliamo oggi è molto singolare. La Rembrandt 12 è la prima biblioteca condominiale – e, quindi, di proprietà privata a tutti gli effetti – ad aver aperto le porte anche a coloro che non risiedono nello stabile. Chiunque si trovi a Milano e dintorni, infatti, può recarsi in Via Rembrandt 12, citofonare “Custode” e salire, prendere in prestito un libro gratuitamente, portarlo a casa e restituirlo nei tempi concordati, proprio come se fosse una biblioteca pubblica. Questa singolare iniziativa nasce dopo che i condòmini dello stabile si erano ritrovati senza portiere e con i locali della vecchia portineria, di proprietà comune, totalmente inutilizzati. È nel 2012 che ad uno dei residenti, Roberto Chiapella – ex riparatore di televisori ora in pensione – viene l’idea di prevenire il degrado di questi locali provando a trasformarli in una piccola biblioteca ad uso interno. Con l’aiuto di alcuni amici, costruisce uno scaffale e porta i primi libri mettendoli a disposizione di tutti gli inquilini, con la speranza che le 72 famiglie che vivono all’interno dello stabile – e che, spesso, neppure si incrociavano – potessero socializzare e conoscersi.
Il successo è immediato: la vecchia portineria diventa un punto stabile di aggregazione, la voce si sparge nel quartiere e i vicini di casa regalano alla neonata biblioteca i primi mille libri. A questo punto, i residenti di Via Rembrandt 12 costruiscono altri scaffali, portano tavoli e sedie, un divano e una macchinetta per il caffè. Infine, il 2 febbraio 2013 organizzano una vera e propria “inaugurazione ufficiale” della loro biblioteca privata. Ma ecco che arriva la svolta: un quotidiano a tiratura nazionale dedica un articolo alla Biblioteca Rembrandt 12 e, in un solo giorno, arrivano oltre 300 persone a chiedere di poter prendere in prestito i libri. Per decidere se aprire o meno al pubblico, viene indetta un’assemblea straordinaria che si conclude con parere unanime e favorevole, ma solo se l’operazione è gestita dalle 72 famiglie che vivono nella palazzina perché, dopotutto, è pur sempre proprietà privata.
Oggi gli inquilini si danno il turno e la loro biblioteca privata è aperta al pubblico per tre pomeriggi alla settimana: lunedì, mercoledì e sabato, dalle 16 alle 18. Abbiamo chiesto a Roberto Chiapella di parlarci di questa singolare esperienza che sta attirando l’attenzione sia delle istituzioni locali sia dei media nazionali.
Roberto, come le è venuta l’idea di creare una biblioteca all’interno del suo condominio?
«Tutto è nato in modo molto spontaneo. Qualche anno fa, il servizio di portineria è stato tolto e lo stabile si è ritrovato con uno spazio comune importante, ma totalmente inutilizzato. Perciò, per prevenire il degrado di questi spazi comuni, ho pensato di realizzare, con l’aiuto di alcuni amici, uno scaffale e di riempirlo di libri che ho messo a disposizione dei residenti. Volevo che le 72 famiglie dello stabile avessero la possibilità di venire qui a leggere o prendere in prestito un libro e, con l’occasione, di fare quattro chiacchiere e conoscersi meglio. Lo scopo inziale era proprio quello di migliorare la vita dei condòmini e i rapporti tra loro. Poi, siccome da cosa nasce cosa, il 2 febbraio 2013 abbiamo deciso di organizzare una vera e propria “inaugurazione ufficiale” della nostra biblioteca. E oggi la “Rembrandt 12” è aperta anche al pubblico non residente nello stabile e abbiamo una pagina Fb con tutte le informazioni».
Perché avete scelto di aprirla al pubblico?
«Anche qui, tutto è accaduto un po’ per caso. In realtà non ci avevamo mai pensato. Dopo l’inaugurazione, però, il quotidiano “La Repubblica” ha parlato di noi e ci siamo ritrovati, in un giorno solo, con oltre 300 persone che chiedevano di un libro in prestito. Qui si poneva un problema molto serio e delicato: finché gli utenti erano i condòmini, era un conto, ma aprire al pubblico significava affrontare un problema di sicurezza interna dello stabile. L’amministratore, in primis, è sempre stato dalla nostra parte e, in assemblea, 71 condòmini su 72 hanno votato sì all’apertura della nostra biblioteca al pubblico, purché l’apertura sia gestita esclusivamente da noi residenti, a turno, e non da personale esterno. Al momento lo “zoccolo duro” è formato da 6 o 7 pensionati che hanno maggior tempo a disposizione rispetto agli altri, ma tutti sono coinvolti nel progetto».
Il bilancio di questi primi anni di vita della biblioteca, quindi, è positivo.
«Sì, il bilancio è decisamente positivo. Innanzitutto, devo dire che, grazie alla biblioteca condominiale, il rapporto tra i residenti è indiscutibilmente migliorato ed è proprio per raggiungere questo scopo che era nata. Il nostro esperimento è stato un successo sin dall’inizio: continuavano ad arrivare libri, tanto che abbiamo dovuto realizzare molti nuovi scaffali. Oggi abbiamo oltre 5.000 libri, ma da qui ne sono transitati molti di più. I libri doppi, ad esempio, li abbiamo regalati alle carceri milanesi e ad associazioni locali. Abbiamo avuto e continuiamo ad avere molte soddisfazioni: l’amministratore è sempre stato dalla nostra parte, così come gli amici, i vicini di casa e tutto il quartiere. Quando siamo aperti al pubblico, ci sono persone che vengono a trovarci anche solo per salutarci e fare quattro chiacchiere o per bere un caffè in compagnia».
Quali sono gli obiettivi futuri, avete in cantiere nuovi progetti?
«Periodicamente organizziamo presentazioni di libri, alcune anche con accompagnamento musicale. Inoltre, con l’Assessorato alla cultura del Comune di Milano, stiamo attivando una collaborazione con altre piccole biblioteche locali. Si tratta di un circuito di biblioteche gestite da associazioni o da volontari aventi la sede in case popolari di proprietà del Comune stesso. Noi siamo l’unica realtà privata a tutti gli effetti, ma è significativo che le istituzioni ci riconoscano questa valenza di “servizio pubblico”. Sempre col Comune, stiamo valutando una nostra partecipazione a “BookCity Milano 2015” il prossimo ottobre (“manifestazione dedicata alla lettura, ai libri e alle biblioteche pubbliche e private a 360°”, n.d.a.). Le idee di collaborazione con istituzioni e scuole non mancano, c’è molta carne al fuoco, e speriamo che si concretizzino».
E noi ve lo auguriamo di cuore! E ci auguriamo che l’esperienza positiva della Rembrandt 12 venga replicata un po’ ovunque, perché ci dimostra, in modo concreto, come la lettura abbia la capacità di favorire il dialogo e lo scambio di opinioni e creare momenti di aggregazione che migliorano la convivenza.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento