OrtoCollettivo: nasce a Genova l'orto urbano più grande d'Italia
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A Genova è nato il progetto “OrtoCollettivo” , l’orto urbano più grande d’Italia: oltre 7 ettari (cioè 70.000 metri quadrati) di terreno collinare destinato alla coltivazione di ortofrutta e dato in comodato d’uso gratuito al “Comitato 4 Valli” – un’associazione di coltivatori e allevatori locali.
A Genova, nel quartiere di Cornigliano, in Corso Perrone, si trova la cosiddetta “Area Campi”, una collina che da decenni era in disuso e ricoperta da alberi e piante infestanti e che oggi, grazie ad un’idea del “Comitato 4 Valli”, diventa un gigantesco orto urbano.
Si tratta però di un orto urbano diverso dai tanti sparsi sul territorio nazionale: su questa enorme area la terra è indivisa. Non è un terreno frazionato in tanti piccoli appezzamenti affidati alle cure e responsabilità di un singolo cittadino, ma qui tutti i partecipanti lavorano sull’intera area coltivata. Quando si gestisce un piccolo orto personale, infatti, basta una settimana di malattia o di vacanza per mandare a monte mesi di fatica.
Per questo il progetto OrtoCollettivo si basa sul lavoro di squadra: se c’è un lavoro programmato per oggi e qualcuno non può venire, a svolgere quel lavoro ci pensa qualcun altro, con beneficio finale di tutti.
Per partecipare al progetto si deve contattare il Comitato4Valli (all’indirizzo mail ass.comitato4valli@gmail.com) e compilare il modulo d’iscrizione. Ad oggi, un 80% delle richieste di adesione sono arrivate da donne tra i 25 e i 40 anni – ma ci sono anche ragazzi che hanno coinvolto i genitori.
L’iscrizione è gratuita e non sono previsti costi aggiuntivi: i partecipanti devono solo provvedere, in modo autonomo, a dotarsi di scarpe e abbigliamento adeguato e di piccoli attrezzi personali da lavoro. Le ore da passare nell’orto collettivo non sono stabilite in anticipo, ma variano a seconda di quanto tempo ogni partecipante vuole o può dedicare alla coltivazione.
Questo progetto ha potuto concretizzarsi grazie ad una legge della regione Liguria che ha istituito la “Banca Regionale della Terra” con l’obiettivo di recuperare i terreni abbandonati e rilanciare dell’agricoltura. La legge prevede che “le terre di cui i proprietari non possono o non riescono a prendersi cura siano trasferite nella disponibilità di chi vuole farne uso, attraverso un soggetto terzo garante” che è, appunto, la “Banca Regionale della Terra” – una banca dati che contiene gli estremi catastali dei terreni che i proprietari non hanno intenzione di coltivare ma che mettono a disposizione di chiunque sia interessato ad acquisirne la gestione e metterli a coltura.
Per saperne di più, abbiamo chiesto a Luana Ciambellini – tra i promotori di OrtoCollettivo – di parlarci meglio del progetto.
Quando e come nasce Orto Collettivo? Conseguire un’area così grande come l’Area Campi in comodato d’uso gratuito è un risultato eccezionale: come siete riusciti ad ottenere questo importante obiettivo e per quanti anni?
Il progetto nasce nella primavera del 2014 da un’idea del “Comitato4valli”, un’associazione di coltivatori e allevatori che oggi comprende oltre 2.200 iscritti e che nutre il desiderio di vedere sviluppato sempre di più il modello di economia primaria. E’ un progetto che permette la persistenza nel tempo di un impegno anche solo “passionale” (poche ore ogni tanto) così come lo sviluppo pieno di un’affascinazione che può diventare “mestiere”.
OrtoCollettivo nasce dopo aver preso visione della normativa regionale (che ha istituito) la “Banca Regionale della Terra”. L’area destinata al progetto era inizialmente di dimensioni molto ridotte (circa 2.000 mq) ma poi, quasi per incanto uscì l’Area di Campi che aveva tutte le caratteristiche necessarie: necromassa naturale derivata da 55 anni di abbandono; abbondanza di legname ceduo per realizzare i terrazzamenti in palificata orizzontale; condizioni pedoclimatiche ideali; acqua sorgiva. Il comodato d’uso gratuito ha una durata di 10 anni e il comodante è Jonica s.r.l. – una società facente parte della galassia Lavazza.
La risposta dei cittadini di Genova è stata straordinaria. Oltre 700 domande di partecipazione al progetto a fronte di circa 300 posti ma, a questo punto, l’invito ad iscriversi è ancora valido?
Il rilevante risultato è stato generato dalla pubblicazione della notizia su “Il Secolo XIX web”, che ha un seguito elevatissimo. Le iscrizioni sono sempre aperte, anche perché all’attuale disponibilità di spazio si aggiungono i neo-arrivati “satelliti”, nuovi spazi in altre aree della città che consentirebbero di impiegare oltre 1.200 persone. (Qui il link per iscriversi)
A che punto sono i terrazzamenti in legno? I primi gruppi di lavoro sono già stati costituiti ed hanno iniziato a seminare e raccogliere verdura?
Il progetto è in via di realizzazione e occorre comprendere che si tratta, nella prima fase, di lavori di ingegneria naturalistica, con impiego prevalente di materiale vegetale vivo, connessi alla sistemazione di piccole frane, dovute a sollevamento e rovesciamento di blocchi radicali, di sistemazione di scarpate, di realizzazione della manutenzione della viabilità in sentiero su fondo naturale, di lavori di sistemazioni idraulico-forestale consistenti in interventi integrati di ricostituzione e cura del bosco, di consolidamento del versante e di regimazione delle acque per arrivare ad una equilibrata raccolta e conservazione e di realizzazione di terrazzamenti in palificata per coltivare.
La coltivazione vera e propria non è ancora partita perché stiamo preparando, appunto, le terrazze. Ma i primi gruppi di lavoro sono già stati formati e sono operativi dalla fine di maggio scorso. Altre persone si uniranno ai lavori a settembre, mentre alcune di loro, una volta avviata la produzione qui a Campi, si sposteranno in un secondo terreno dove sorgerà una “succursale” dell’OrtoCollettivo, a Genova Quinto, vicino al mare.
Qual è il rapporto tra il progetto OrtoCollettivo e il territorio (istituzioni, scuole, ecc.) e quali sono gli obiettivi futuri?
OrtoCollettivo è aperto alle collaborazioni e invita tutta la cittadinanza e le istituzioni a partecipare attivamente al progetto o a supportarlo. L’obiettivo principale è quello di risanare una zona abbandonata e fare integrazione sociale e il risultato da raggiungere è questo: “più persone, sommando le loro ore di disponibilità, eseguono, su un determinato appezzamento di terreno, le medesime operazioni che svolgerebbe un contadino che, com’è noto, vive sulla terra”.
Una volta realizzate e coltivate le terrazze, i raccolti verranno suddivisi in quote tra i componenti delle varie compagini, in base al “diario dell’orto” (documento di organizzazione e valutazione) e verrà avviato l’uso degli SCEC ( www.arcipelagoscec.org ). Le ore di lavoro nell’orto avranno un valore di 7,5 SCEC l’una. Gli SCEC saranno consegnati ai partecipanti giornalmente affinché possano scambiarli, in una fase successiva, con i prodotti dell’orto stesso o con altre componenti del sistema (prestazioni, beni, servizi). Infine, visto l’enorme spazio a disposizione, alcune mamme che partecipano ad OrtoCollettivo stanno creando anche un “asilo nel bosco“.
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