Cyclolenti in Turchia: i dervisci rotanti
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Taha e Seyitan, i ragazzi che ci ospitano a Konya, ci raggiungono per guidarci fino a casa. Ci catapultiamo immediatamente nella loro vita da studenti, ringiovaniamo di un colpo. Passiamo una giornata al parco, in programma : pallavolo, barbecue, tè e un po’ di gossip tutti seduti su un gran tappeto che non dimenticano mai di portare per queste occasioni. Impariamo a mangiare i cekirdek o citcit (semi di girasole tostati), c’è una tecnica fatta apposta : tre morsetti per rompere il guscio poi si preme con la punta delle dita e il seme cade sulla lingua.
Marco lo fa con così tanta disinvoltura che tutti dicono che è un turco! Hanno portato anche delle prugne…verdi, croccanti, acerbe praticamente, ma le mangiano così con un po’ di sale per spezzare l’amaro, non male. Parlo con le ragazze, curiose si apprestano a guardare prontamente tutte le mie foto su facebook dai loro smartphone e mi pongono tantissime domande. Hanno tra i 19 e 23 anni, non portano il velo, sebbene siano credenti, ma ci sono delle regole da rispettare : mi riprendono perchè la mia maglietta un po’ corta lascia intravedere una parte della mia schiena quando mi siedo.
A quanto pare non si fa, eppure porto dei vestiti larghi al contrario delle loro magliettine e pantaloni aderenti…ah lalallaa quindi quello che conta è non far vedere la pelle ? Tutte le sere alle 21h devono rientrare, il padre le aspetta a casa, non si scherza. Queste regole però non valgono per i ragazzi, solo per le ragazze.
Konya è un « importante luogo di misticismo sufi », come mi scrive mio nonno in un messaggio. È la città in cui Mevlana Rümi fonda la confraternita dei dervisci rotanti nel 13esimo secolo. Sacchettini di plastica sulle scarpe per tutti e velo per le donne, stiamo per entrare nella moschea dove è custodita la tomba di Rümi. Per tutto il museo varie stanze riproducono con oggetti e statue i vari momenti di vita quotidiana dei dervisci.
Essi sono celebri per la loro preghiera meditativa che prende forma di danza : al suono di flauto, girano su se stessi simbolizzando, con movimenti circolari, i pianeti, gli atomi e i pensieri che a loro volta per sussistere devono ruotare. Rappresentano il ciclo della vita. Il palmo della mano destra rivolta verso il cielo con lo scopo di ricevere i doni di Allah e la sinistra rivolta a terra per dispensarli a tutti. Una guida turistica con la quale abbiamo parlato ci dà la sua interpretazione : la mano destra rivolta verso il cielo per ricevere ciò che la natura ci dà e la sinistra verso la terra per condividere tale ricchezza, perché senza condivisione non c’è felicità.
Degli studenti ci fermano per assolvere un compito in classe, siamo chiamati a rispondere ad alcune domande davanti ad un obiettivo. Poi leggiamo in turco una delle sette frasi famose del poeta, ma la nostra preferita è un’altra: “Uomo! Viaggia da te stesso in te stesso!”.
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