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“Non puoi domare un cavallo selvaggio, lo uccideresti e gli toglieresti la libertà di essere com’è. Però se vuoi, puoi imparare a corrergli affianco, imparando cosa sia quell’infinito brivido chiamato libertà”. Questa semplice frase di Paulo Coelho racchiude nella sua semplicità ciò che io ho capito, purtroppo, dopo anni di equitazione e di passeggiate.
Quando salivo a cavallo avevo la sensazione di aver raggiunto l’armonia perfetta con questa specie animale. Mi piaceva andare al passo perché avevo il tempo di guardarmi intorno, divertendomi a seguire con il corpo la sua andatura, ma quando lo lanciavo al galoppo, ero davvero entusiasta, perché sentivo che in quell’istante eravamo due perfetti complici che fuggendo veloci, si lasciavano alle spalle il paesaggio (e la vita). Non ho mai usato il frustino, né ho mai indossato gli speroni! Credevo, dunque, di rispettare il cavallo! Solo perché tecnicamente avevo imparato come montarlo, pensavo di averlo compreso profondamente, illudendomi di aver instaurato con lui un’amicizia speciale. Mi sbagliavo profondamente.
Un rapporto sano non può essere fondato su un legame del tipo dominatore-sottomesso; il cavallo viene snaturato attraverso la doma e forzatamente manovrato (l’imboccatura serve a quello) dall’uomo.
La tecnica per addomesticarlo è semplice quanto brutale. Per settimane (mezz’ora al giorno), viene chiuso in un piccolo recinto, dove con un cappio al muso, viene esortato a girare in tondo con l’ausilio di un frustino. L’istinto sarebbe quello di scappare perché ovviamente si sente predato. Ci prova, opponendosi con tutte le sue forze, strattonando e scalciando senza alcun risultato. Dopo averlo stressato e impaurito per giorni, alternando gesti gentili (premi) a atti di violenza (frustate), il cavallo si lascia andare esausto al destino che l’uomo ha scelto per lui, quello di essere un animale deputato a servirlo.
Si stanno diffondendo metodi per domarlo dolcemente o etologicamente attraverso la comprensione e l’ascolto, ma se anche queste tipologie di “addestramento” hanno lo scopo finale di prevaricare e assoggettare il cavallo per usarlo nei maneggi, negli sport equestri, nelle escursioni, è a mio avviso sbagliato.
Uno dei temi che abbiamo affrontato, nella terza puntata di Big Yellow Taxi, con Nadia Zurlo, Responsabile Settore Equidi LAV, è se esiste un equitazione etica. Non ci siamo soffermate a parlare però solo di questo argomento ma abbiamo cercato di presentare al pubblico, i molteplici “usi” del cavallo, tra le specie animali più sfruttate dall’uomo: mezzo di trasporto, adatto alla pratica sportiva e infine animale da reddito. L’Italia è tra i maggiori consumatori di carne di cavallo al mondo. Noi clienti sappiamo però “cosa si nasconde dietro la carne di questo animale?”
Ce ne parla, in questa puntata, il nostro ospite, Simone Montuschi, portavoce dell’associazione Essere Animali, che con l’investigazione “Viaggi senza ritorno”, ha documentato tutte le tappe della tratta dei cavalli dalla Polonia alla Puglia, con l’obiettivo di lanciare una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica.
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