Io faccio così #73 – Gianni Solino e Libera Caserta: riscatto e antimafia nelle terre di Don Peppe Diana
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Caserta, Campania - Casal di Principe: terra di camorra ma anche città simbolo delle lotte di don Peppe Diana, prete impegnato nell’antimafia sociale e ucciso dalla criminalità organizzata locale. Per non dimenticare l’altra faccia della medaglia che lotta costantemente su questi territori è nato il Comitato don Peppe Diana, di cui Gianni Solino è rappresentante e fondatore oltre ad essere referente di Libera Caserta dal 2013.
Per capire come è arrivato a questo punto bisogna partire dagli anni della scuola, periodo in cui Gianni ha cominciato a interessarsi ai movimenti studenteschi e alle tematiche sociali. Solo a partire dagli anni ’70 si comincia a parlare di camorra, non perché negli anni precedenti fosse un tabù ma piuttosto non si aveva ancora piena consapevolezza di cosa fosse. Durante gli anni di impegno politico si affianca la passione per l’associazionismo, un aspetto che diventerà preponderante nel periodo successivo fino a quello che può essere considerato un vero e proprio spartiacque nella vita di Gianni Solino: l’omicidio di don Peppe Diana, il 19 Marzo del 1994. “Da allora mi sono reso conto di quanto fossi coinvolto” – confida Solino – “in quel momento mi sono sentito come se avessero colpito anche me”.
Nel 1995 Gianni è tra i fondatori della Scuola di Pace Don Peppe Diana, un’associazione di educazione alla legalità e alla pace permanente. Il suo impegno è un crescendo continuo, dalle varie associazioni in rete nasce il Comitato Don Peppe Diana fino ad arrivare all’incontro con Libera, nel 2006, che torna sul territorio casertano dopo un periodo di assenza dovuto ad alterne vicende.
Gianni Solino non ha dubbi: per opporsi in maniera convincente alla camorra ed estirpare le radici che ha piantato negli ultimi quattrocento anni di storia, bisogna rispondere con un sistema altrettanto strutturato. Oltre alla rete di associazioni che operano quotidianamente sui territori è importante che il governo nazionale consideri la lotta alle mafie come una priorità assoluta. “Così come si scelgono le eccellenze della magistratura e della polizia nelle zone più soggette alle infiltrazioni mafiose”, spiega Solino, “lo stesso si dovrebbe fare con i presidi e gli insegnanti delle scuole nelle aree più a rischio”.
Il referente di Libera Caserta ricorda il valore fondamentale dell’educazione, una cultura dell’antimafia che non si costruisce attraverso interventi saltuari ma grazie ad un lavoro quotidiano. “La camorra può essere spazzata via se a combatterla siamo tutti uniti: governo, scuola, chiesa. Nessuno deve sentirsi escluso“, incalza Solino. Aggiunge che non si può chiudere un occhio sui fenomeni di corruzione e clientelismo perché è proprio in queste piaghe che si sviluppano i germi che portano allo sviluppo e al contagio delle mafie, invertendo irrimediabilmente le sorti del paese intero.
Il lavoro quotidiano che viene perpetrato dalle realtà che combattono la mafia nelle terre di gomorra è straordinario e sta producendo già tanti risultati: incentiva il lavoro giovanile e stimola l’imprenditoria sociale nelle terre dei beni confiscati, oltre a mantenere costantemente accesa l’attenzione sulle problematiche create dalla criminalità organizzata locale. In queste terre di gomorra si sta svolgendo tutta un’altra storia che a stento viene raccontata: “la nostra è una vera e propria Resistenza contro la criminalità. Stiamo aspettando il nostro 25 Aprile”, considera Gianni Solino.
Ma la Liberazione di questo territorio è già in corso da tempo e si manifesta nelle esperienze di lotta quotidiana e nei successi che giorno dopo giorno raggiunge: il Pacco alla Camorra del marchio NCO (Nuovo Commercio Organizzato) che ha venduto oltre diecimila confezioni non solo in Italia ma anche in Canada e il progetto è stato presentato persino a Bruxelles. Ci sono poi le esperienze della Cooperativa Agropoli, della Cooperativa al di là dei Sogni e della Cooperativa Eureka, solo per citarne alcune.
C’è ancora tanto da lavorare ma quello che si è raggiunto fino ad ora produce risultati concreti. Le terre di camorra, le più tristemente note perché sempre sotto la lente della cronaca, sono solo la punta dell’iceberg. Ormai tutta l’Italia è coinvolta dalle dinamiche mafiose e nessuno può sentirsi escluso dall’impegno in questa nuova Resistenza.
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