Io faccio così #72 – La Cianfrusoteca: scambio e riuso alle porte del Salento
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Lecce, Puglia - Aiuta l’ambiente, evitando cicli di smaltimento e produzione che spesso sono superflui. Aiuta la comunità, rinsaldando i legami sociali e abituando i cittadini a pensare che qualcosa che è di loro proprietà può essere utile anche per qualcun altro. Aiuta la cultura, insegnando a ragionare al di fuori degli schemi imposti dal modello produttivistico. Infine, aiuta l’economia, consentendo l’accesso ai beni anche a chi non ne avrebbe la possibilità finanziaria. È il piccolo miracolo di un’esperienza nata nel 2010 in un piccolo paese alle porte del Salento, la Cianfrusoteca, dove l’inutile ritorna utile.
Quante volte, rovistando in cantina o nello sgabuzzino, ci siamo ritrovati in mano oggetti che non ci servono, che non sappiamo dove mettere, di cui non ricordiamo neanche la provenienza? In queste situazioni, le opzioni sono due: il cassonetto o qualche polveroso scatolone. In entrambi i casi, la vita di quei beni finisce lì. Ma tutti questi oggetti, pensati in una logica di condivisione, possono dare l’opportunità non solo di aiutare concretamente le persone che non hanno possibilità di acquistarli, ma anche di ridurre notevolmente la nostra impronta ecologica, non producendo di nuovo lo stesso bene, allungandogli la vita, risparmiando risorse e dando meno input al sistema produttivo.
Incontriamo Massimiliano Guerrieri, il fondatore di questo negozio molto particolare, che ci racconta com’è cominciato tutto. «La mia riflessione è partita una quindicina di anni fa, quado ci siamo resi conto che andavano rivisti i modelli di sviluppo economico e di consumo improntati sul produttivismo e sul consumismo. In particolare, bisognava abbandonare l’assurda pretesa di produrre all’infinito in un contesto di limitatezza delle risorse». Da quel momento, Massimiliano ha cominciato a pensare a un progetto concreto per costruire scenari di consapevolezza nella quotidianità. L’occasione è arrivata nel 2010, con l’accesso a un finanziamento garantito dal bando regionale Principi Attivi. «Quell’anno – racconta – è stata inaugurata la Cianfrusoteca. L’abbiamo concepita come un’iniziativa di stampo ambientale, volta a promuovere la cultura del riuso, quindi del risparmio di risorse, materiali ed energia. Spesso infatti buttiamo oggetti ancora integri o con piccoli difetti che non ne pregiudicano la funzionalità, solo perché a noi non servono più o addirittura perché la moda del momento li considera superati. Questo comporta dei costi economici e ambientali legati allo smaltimento di tali oggetti, a cui si vanno ad aggiungere quelli per l’acquisto dei nuovi beni che li sostituiranno».
Ben presto, i promotori del progetto si sono accorti che i risvolti positivi sfociavano anche in altri ambiti oltre a quello della sostenibilità. «Abbiamo cominciato a diffondere una nuova cultura, facendo capire alla gente che legarsi in maniera eccessiva agli oggetti è sbagliato. Si è diffusa l’idea di condivisione, la pratica di mettere a disposizione degli altri cose che a noi non servono più. Al tempo stesso, ci siamo resi conto che per molte famiglie la possibilità di entrare in possesso di beni necessari ma costosi faceva la differenza nel loro bilancio domestico. È nato così un nuovo circuito economico, fondato non più sulla mediazione monetaria ma sullo scambio di beni». È una lezione importante per la comunità: i frequentatori della Cianfrusoteca hanno imparato a dare un nuovo valore agli oggetti usati, a non usare questo spazio come una discarica, a pensare che qualcosa che non è più utile a loro potrebbe essere necessaria per qualcun altro.
Ma come funziona lo scambio? «Non si tratta di un baratto diretto», spiega Massimiliano. «Chi ha uno o più oggetti usati da conferire, ce li porta e li lascia qui. A quel punto può prelevare altri beni presenti in negozio oppure farsi attribuire dei crediti su un’apposita card che abbiamo creato, per poi tornare successivamente per fare i propri “acquisti”. Se un utente non ha crediti, può lasciare un’offerta libera in denaro per sostenere l’associazione». Già, perché la Cianfrusoteca si basa interamente sul lavoro volontario: «Tutti noi abbiamo altre occupazioni, il tempo che impieghiamo per portare avanti questo progetto è donato. Fa parte della missione di ciascuno offrire una quota del proprio tempo per migliorare la condizione della vita non solo nostra ma anche di chi verrà». Il negozio è aperto tre giorni alla settimana e i locali che occupa sono stati concessi in comodato d’uso gratuito dal Comune di Salice Salentino. «Questo spazio è diventato un bene comune, perché tutti possono fruire degli oggetti che stanno qua dentro e una volta che i cittadini possono accedere a dei beni senza mettersi le mani in tasca, l’iniziativa assume una rilevanza pubblica. L’amministrazione comunale ha compreso la bontà dell’idea e l’ha sostenuta».
Inizialmente le persone hanno reagito con curiosità, considerando questa iniziativa come un ritorno al passato. Successivamente, hanno cominciato a entrare nel meccanismo virtuoso del riuso che intendiamo promuovere e a partecipare con sempre maggiore assiduità alla nostra attività. Oggi la Cianfrusoteca è un elemento fondante della comunità e svolge un importantissimo ruolo nell’orientamento della coscienza e delle buone pratiche dei cittadini. «Possiamo dire che questo spazio è diventato un’utopia concreta – conclude Massimiliano –, che cerca di limitare l’insensatezza del sistema produttivo e la degenerazione dell’economia fondata sul mercato. Solo l’economia della reciprocità e dello scambio poteva contrapporsi al modello del consumismo neo-liberista, energivoro e omologante».
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