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Toscana - Si comincia a muovere qualcosa. Il 12 marzo scorso la Regione Toscana, con una delibera, ha stabilito le “Linee Linee di indirizzo per la sicurezza nei cantieri di autocostruzione e di autorecupero”.
Questo traguardo è stato ben accolto da parte dell’associazione ARIA Familiare (Associazione Rete Italiana Autocostruzione Familiare): “Riteniamo sia senza dubbio un evento di forte impatto e rilevanza sociale”.
Il provvedimento voluto dalla giunta di Enrico Rossi riconosce, di fatto, la figura dell’autocostruttore semplice e non inquadrato nella realtà di una cooperativa.
L’obiettivo dell’associazione è far sì che l’atto della Toscana sia solo la prima tessera del domino e che presto anche altre regioni possano seguire l’esempio, riconoscendo a tutti gli effetti l’autocostruzione.
“Il diritto alla casa – spiegano i membri di ARIA Familiare – è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ma l’accesso all’alloggio resta di fatto precluso a larghe fasce di popolazione a basso reddito ed è qui che l’autocostruzione potrebbe svilupparsi come pratica a supporto dell’edilizia popolare tradizionale”.
“Fino ad oggi – continuano – chi voleva autocostruire la propria casa con l’aiuto di amici e parenti non poteva farlo in modo legale se non inquadrando l’autocostruttore entro forme associative onerose economicamente, quali la cooperativa di costruzione che mal si adatta a piccoli gruppi di autocostruttori ed a piccoli interventi quali una casa monofamiliare”.
La poca attenzione o il disinteresse del nostro paese nei confronti di queste pratiche: “è un fenomeno singolare e tutto italiano poichè in gran parte degli stati europei è possibile autocostruire: in Francia in aree extraurbane si possono autocostruire edifici fino a 169 metri quadrati seguendo semplicissime regole e dotandosi di adeguate coperture assicurative; esistono associazioni e scuole che supportano la formazione”.
La finalità di ARIA Familaire, come si legge sul suo sito ufficiale: “è quello di offrire la possibilità, a coloro che lo desiderano, di poter realizzare la abitazione o comunità o sede sociale o ambiente associativo di socialità/di pubblica utilità/servizio, con la maggior autonomia possibile e contenendo i costi per la costruzione o il recupero di un immobile ricorrendo al lavoro di volontari delle stesse realtà associative. In questo senso abbiamo individuato, nella strada dell’autocostruzione e dell’autorecupero “familiare”, un percorso utile a raggiungere lo scopo”.
L’autocostruzione familiare differisce da quella semplice perché riguarda piccoli interventi, fatti da piccoli gruppi di autocostruttori, una famiglia o un gruppo di amici. L’autocostruzione semplice, invece, utilizza la forma consociativa della cooperativa.
“Entro l’anno – racconta ancora ARIA Familiare – partiranno circa 12 progetti in autocostruzione (in Toscana, ndr.), di cui 8 interessati anche da un finanziamento messo a bando dalla Regione stessa. Nelle linee guida regionali è prevista la costituzione di un tavolo tecnico che monitori le varie esperienze, per poi andare ad integrare e migliorare le linee guida stesse, al momento carenti di indicazioni concrete per la conduzione di cantieri in autocostruzione, ma che rappresentano comunque un passo in avanti fondamentale; la Rete toscana di autocostruzione è pronta a dare un considerevole contributo all’interno del tavolo tecnico per riportare dal basso le proprie esperienze”.
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