La "rivoluzione necessaria" di Peter Senge
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Ancona - «Dobbiamo fare rete, senza ideologia, senza personalismi, per tirare fuori il meglio di noi». Ha salutato così le duecento persone che gremivano la Sala del Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona Ilse Maria Ratsch, della Fondazione Scholanova di Varano, nata come progetto di riqualificazione della ex Scuola di Varano all’insegna della sostenibilità ambientale, della Transizione, della bioedizilia, della sharing economy, del recupero delle arti antiche e, in generale, delle buone pratiche.
La giornata è stata dedicata a un percorso esplorativo nel mondo del pensiero sistemico guidato dai due relatori, Peter Senge – teorico della learning organization, l’organizzazione “intelligente” capace di imparare, e direttore del Center for Organizational Learning alla MIT Sloan School of Management di Cambridge – e della sua collega Mette Miriam Böll.
Pensiero sistemico, dicevamo. Ma, come ha sottolineato lo stesso Senge, “sistema” è una parola abusata e un po’ ambigua nella sua connotazione attuale. Spesso per sottrarci alle nostre responsabilità ci rifacciamo al famoso “sistema” che è sbagliato, che ci impone delle scelte, che corrompe la nostra società. Ma un vero sistema è basato prima di tutto sulle interconnessioni e comprenderle è il primo, fondamentale passo per capire tutto il resto. Queste interconnessioni sono la base della vita, sono il “ponte” fra ciò che avviene dentro, a livello di microcosmo, e ciò che avviene fuori. Il passo successivo è capire come applicare questa visione alla quotidianità, al funzionamento di un’azienda, alla vita famigliare, all’amministrazione di un territorio, alla gestione di un gruppo umano.
Concetti ostici quelli proposti da Senge, ma grazie a una platea attenta e ricettiva e allo stile interattivo dei relatori, la discussione è stata proficua e partecipata. «In questa sala si avverte una grande energia», ha confermato Peter dopo aver coinvolto il pubblico. Mutuando il titolo del suo ultimo libro, ha chiesto ai presenti cosa significasse per ciascuno di loro attuare una “rivoluzione necessaria”, quale fosse il senso dell’atto rivoluzionario. Le risposte sono state le più svariate: essere più creativi, fare rete, recuperare il legame con la natura, ricostruire una comunità che non sia basta sull’economia, far coesistere nella quotidianità le necessità economiche con i comportamenti virtuosi. «Da questi aspetti – ha commentato Senge – ciò che emerge è una grande complessità. Come affrontarla? Con un cambiamento di prospettiva».
«Il campo su cui si gioca la partita – ha proseguito Mette Miriam Böll – è quello della sostenibilità». Dobbiamo domandarci tutti: “Come posso rendere la mia vita sostenibile?”. Sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche – forse soprattutto, visto che in questa sede si parla di interazioni umane – dal punto di vista relazionale. Anche qui, esistono diversi livelli: partiamo dalla sostenibilità emozionale – che è quella personale, intima, che ci porta anche a guardarci dentro –, passiamo a quella sociale e giungiamo a quella sistemica. Indagare i meccanismi che regolano questi ambiti è il primo passo per migliorare le relazioni fra noi esseri umani.
La giornata ha avuto un grande successo, non solo per il prezioso contributo offerto dai relatori, ma anche per il mosaico di associazioni, progetti e iniziative creatosi in sala: tanti protagonisti del cambiamento, venuti a imparare come rendere ancora più efficace la loro azione.
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