Cyclolenti in Grecia: dall'antica alla nuova capitale
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In cammino verso Nafplio le condizioni sono ottimali: un bel sole, un bel panorama, niente traffico, strada piatta ed asfaltata, filiamo col vento in spalla a 25km/h senza il minimo sforzo. Incrociamo una coppia di cicloviaggiatori tedeschi che arrivano da direzione opposta lottando contro il vento. Sono carichi come degli asinelli! Peggio di noi, eh si, è possibile! Da 10 mesi viaggiano in Europa e tra due rientreranno in Germania. Dopo qualche scambio di consigli, su Atene per noi e sulla costa ovest greca per loro, continuiamo a pedalare. Nei campi intorno, la potatura delle vigne è iniziata, siamo nella regione della famosa uva di Corinto.
Lungo la strada uno strano cavallo attira la nostra attenzione. È un cavallo di Troia alto tre metri fatto interamente con oggetti di recupero. Ci invitano ad entrare nello spazio espositivo e laboratorio di Silo Art Factory. Stelios, colui che ha avviato il progetto, ci fa da guida. Delle vecchie persiane in legno diventano panche e poltrone, le vecchie porte dei tavoli… ogni mobile è un’opera d’arte. Ci invita a bere qualcosa al bar che ha costruito all’interno di un silo di grano, fa molto moda! Visitate il suo sito internet, è una bella fonte d’ispirazione. Prossimamente vuole realizzare un cavallo di troia di 15mt, sempre con oggetti di recupero, nel quale sarà anche possibile entrare.
Arriviamo a Nafplio, la prima capitale della Grecia indipendente dal 1829 al 1834. Molto turistica, ma abbastanza vuota in questa stagione. Dei cameraman e degli attori stanno girando una pubblicità con un pianoforte che va giù da un discesa. Devono rifare la scena più volte e risalire il pesante strumento musicale fino ad ottenere il giusto ciak! Ne hanno di pazienza! La sera passeggiamo lungo il mare e al castello. Per la felicità di Marco capitiamo di fronte ad una gelateria gestita da italiani…un buon gelato per cena questa sera, miam miam.
Si sale dolcemente fino all’antico teatro di Epidauros. Una meraviglia incastonata tra le montagne. E che acustica! Su consiglio di mia madre, venuta 19 anni fa, lascio cadere una monetina sulla pietra centrale e Marco, seduto sull’ultimo gradone in alto, sorpreso, sente perfettamente il tintinnio metallico. Restiamo a lungo a goderci questo luogo mentre vanno e vengono scolaresche da tutto il mondo. La giornata è splendida, ci concediamo un riposino al sole sui grandi scalini del teatro.
Lasciamo le montagne per scendere verso il canale di Corinto. Prendiamo la vecchia strada e sorpresa… non c’è nessun ponte! Tuttavia le auto aspettano dall’altro lato… guardiamo bene dappertutto, niente ponte! Non un ponte che gira o che si alzi… da dove uscirà? Ipotesi di Marco: dall’acqua! Delle barche passano il canale, poi udiamo degli ingranaggi che si muovono. Poco a poco vediamo uscire dall’acqua una strada fatta di metallo e assi di legno ancora coperte dalla sabbia. Lo attraversiamo. Resto colpita dalla profondità e da questo canale sia stretto nonostante colleghi lo Ionio con l’Egeo.
Fino ad Atene la vecchia nazionale è poco larga: a destra il mare e a sinistra la montagna. I camion ci superano senza frenare e in curva… zone industriali e raffinerie ci accompagnano fino all’entrata dell’antica città. Marco ha le chiappe distrutte, gli fanno male solo a guardare la sella: il contachilometri segna più di 100km per un tempo effettivo di pedalata di 7h e 22min (senza pause). Stremati da questa strada difficile, Giorgos, un amico di Pantelis ci accoglie. Vuole sapere tutto del nostro viaggio, i materiali, le bici, l’itinerario… ha intenzione di raggiungerci per attraversare l’Iran! Ha più di 60 anni, ma va regolarmente a visitare sua figlia a Corfu in bici (più di 400km in due giorni!).
Ovviamente non possiamo non andare all’Acropolis che domina tutta la città. Il Partenone, tempio principale dedicato alla dea Atena fu trasformato in chiesa, moschea, deposito per la polvere da sparo dei cannoni… e oggi è il luogo turistico n°1 d’Atene. Da qui abbiamo una vista a 360° sull’agglomerato urbano e il mare in lontananza. Stiamo per uscire dal sito archeologico quando accade l’inimmaginabile: Jonas, il ciclista tedesco della nave per Igoumenitsa e poi incontrato di nuovo per caso a Nefpaktos, è davanti a nostri occhi! Mai due senza tre.
Per festeggiare gli proponiamo di pranzare insieme al ristorante iscritto alla rete Warmshower: il Kafeneion Ta Kanaria. Non possono ospitare i cicloviaggiatori, ma in cambio offrono un pasto al giorno. L’ambiente è caloroso, ordiniamo più piatti da condividere come fanno di solito i greci. Mangiamo molto bene e non ci possiamo credere che è gratuito. È così buono che i ragazzi, che hanno ancora fame, domandano di finire i piatti del tavolo affianco che i clienti hanno lasciato quasi intatti. Marco e Jonas si guardano: “ce ne freghiamo dei condizionamenti no?” e con nonchalance afferrano i piatti. Il cibo per i cicloviaggiatori è sacro, non si spreca! (Inizio a scoppiare a ridere vedendo la facce delle persone che ci guardano sorpresi. Ma siamo noi i pazzi? O gli altri che si ritrovano al ristorante a spendere 10/15€ per poi mangiare solo 2 bocconi di quello che hanno ordinato?
Trasferiamo il nostro “accampamento” nel vecchio appartamento di Christos e Flery, che gentilmente ci hanno prestato. Ciò ci permette di preparare il seguito del viaggio con più calma e di essere liberi di scegliere il programma dei nostri prossimi giorni: comprare le cartine della Turchia, Georgia, contattare gli eco-progetti in Turchia, scrivere e selezionare le nostre foto (eh si, tutto ciò prende molto tempo). Marco approfitta per fare una revisione generale della sua bici al negozio Podilato consigliatoci dalla coppia di cicloviaggiatori tedeschi incontrati sulla strada. Ne sanno molto sul viaggiare in bici.
Atene è bella, ma è come Parigi, qualche giorno è sufficiente. 4 milioni di abitanti si sentono! Decidiamo di andarci a cercare un po’ di tranquillità sulle isole greche. Ma prima “vinciamo” un ultimo tour de force… visto che siamo in ritardo per prendere la nave, scegliamo il percorso più semplice per raggiungere il porto al Pireo… errore… ci ritroviamo nel bel mezzo di quattro corsie. Non era venuta ancora la nostra ora altrimenti non sarei qui a scrivervi oggi. Col cuore ancora in gola ci imbarchiamo per l’isola di Amorgos.
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