31 Mar 2015

Rifiuti radioattivi: la mobilitazione contro il deposito nazionale

Scritto da: Redazione

Un unico deposito nazionale per ospitare le scorie nucleari in Italia. È questo il progetto in realizzazione per sistemare i […]

Salva nei preferiti


Un unico deposito nazionale per ospitare le scorie nucleari in Italia. È questo il progetto in realizzazione per sistemare i circa novanta mila metri cubi di rifiuti radioattivi esistenti nel nostro Paese, oggi collocati in depositi temporanei e non sicuri. Ancora non è stata resa pubblica la regione che ospiterà il deposito nazionale, ma sin da subito cittadini e comitati si sono mobilitati per capire l’entità di questo progetto e l’eventuale impatto sull’area dove dovrebbe essere realizzato.

 55589

 

“Ad oggi ancora non ci è chiara quale sia la classificazione di questi rifiuti radioattivi” spiega Pasquale Stigliano, di Scanziamo le scorie “come facciamo allora a capire come dovrà essere fatto questo deposito?”. L’Ispra risponde spiegando che il deposito ospiterà i rifiuti a bassa e media attività, con un tempo di smaltimento cioè di circa trecento anni, mentre per i rifiuti ad alta attività (con un tempo di smaltimento molto più lungo) ancora non è stata individuata una soluzione.

 

 

Il deposito nazionale nucleare sarà gestito dalla Sogin SPA, società del Ministero del Tesoro che dal 1999 ha il compito di curare la messa in sicurezza di tutti gli ex impianti di energia nucleare in Italia. Il 30 marzo a Roma un Convegno dal titolo “Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi: a che punto siamo?” ha fotografato lo stato dell’arte dell’iter procedurale. “Ad oggi l’Ispra ha verificato la lista stilata dalla Sogin delle possibili aree che potrebbero ospitare il deposito  e l’ha trasmessa al Ministero” spiega Massimo Scalia, del Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo, tra i relatori del convegno “ora il Ministero dovrà rendere pubblica la mappa dei siti.

 

Dalla pubblicazione in poi decorreranno sessanta giorni per fare osservazioni, e noi non mancheremo di farne”. Le associazioni ambientaliste soprattutto denunciano la mancanza di un piano B. “In mancanza di una localizzazione condivisa con la popolazione cosa accadrà?” si domanda Greenpeace Italia.

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Idrogeno: di che cosa si tratta e che ruolo può avere nella transizione energetica in Sardegna?
Idrogeno: di che cosa si tratta e che ruolo può avere nella transizione energetica in Sardegna?

Il punto sull’energia in Sardegna, fra comunità energetiche e speculazione
Il punto sull’energia in Sardegna, fra comunità energetiche e speculazione

Comunità Energetiche, la democratizzazione dell’energia (pulita) secondo Giuseppe Milano
Comunità Energetiche, la democratizzazione dell’energia (pulita) secondo Giuseppe Milano

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

La tempesta del secolo in Spagna. Quando l’adattamento climatico non basta – #1012

|

Arghillà rinasce: la rigenerazione urbana dal basso di “uno dei luoghi più problematici d’Italia”

|

Oltre alle barriere, Capri diventa inclusiva e accessibile

|

Fabio Gerosa: “Con Fratello Sole aiutiamo il sociale a costruire un percorso di transizione ecologica”

|

Adattamento climatico: come provare a prepararsi a nuovi eventi estremi

|

In Sardegna non è Halloween, ma Is Animas, quando bambini e bambine chiedono doni per le anime

|

Il centro FuoriLuogo: una casa della cultura per sperimentare e incontrarsi

|

Scuola di Pace ODV Napoli: l’inclusione che parte dall’istruzione

string(9) "nazionale"