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Partecipata al 51% dal Comune di Roma, la società di servizi idrici Acea agisce come un’impresa privata, con tariffe esose e attuando sempre più frequenti distacchi per morosità. Da una recente inchiesta è inoltre emerso che Acea ha assegnato appalti a società e personaggi coinvolti nell’affare Roma Mafia Capitale. Un’alternativa, tuttavia, esiste.
Terranave, la trasmissione radiofonica a cura di Amisnet, questa settimana dà voce al Comitato romano romano acqua pubblica (CRAP) , nato nel 2005 nell’ambito della Campagna per la legge di iniziativa popolare per l’acqua bene comune. Il CRAP ha assistito e partecipato al referendum del 2011, voto che sancì il carattere comune dell’acqua, oggi messo costantemente in discussione da decine di decisioni politiche e amministrative, come a Roma.
“L’Acea, multiutility di servizi idrici più grande d’Italia, agisce con il denaro pubblico come un’azienda privata” spiega Simona, del CRAP “e nel bilancio previsionale del 2015 è anche previsto che il Comune di Roma cederà il 3,5% di Acea Ato 2, la società di Acea che gestisce l’acqua. Questo significa che il Comune uscirà dalla politica aziendale della gestione dell’acqua”.
Un primo passo verso il progetto di fusione fortemente voluto dal Governo Renzi che prevede che i comuni di Lazio, Toscana e Umbria cederanno le loro quote ad Acea e diventeranno azionisti attraverso piccole quote. “Una direzione che sotto il nome di fusione nasconde una enorme privatizzazione” conclude Simona, che ci tiene a sottolineare che un’alternativa ci sarebbe, e il CRAP da tempo ha provato a presentarla alle amministrazioni.
“Noi crediamo che la politica industriale di questo servizio pubblico debba avere criteri di utilità pubblica, ponderando la distribuzione della risorsa e la specificità del territorio. Da anni studiamo come sia possibile gestire l’acqua tenendo in considerazione i bisogni dei cittadini, contingentando gli sprechi attraverso investimenti seri e riducendo i costi”.
Mentre a Roma Acea chiude gli sportelli al pubblico, il CRAP li sta aprendo, prevedendo cinque punti informativi in cui i cittadini potranno conoscere i loro diritti in fatto di accesso all’acqua. Intanto in queste settimane stanno operando i GAP, Gruppi di allaccio popolare, che a seguito di un distacco per morosità attuano il riallaccio abusivo, assumendosi la responsabilità in prima persona, perché in caso di rottura dei sigilli si può essere denunciati per furto d’acqua.
Da sottolineare che le morosità sono anche conseguenza di un aumento delle tariffe, dovuto a quegli investimenti falsi subappaltati a società poco pulite, investimenti feticci che hanno fatto sì che oggi la società detiene l’indice chilometrico di sprechi più alto d’Italia.
Per saperne di più:
Il sito del network Amisnet: amisnet.org
L’archivio delle puntate di Terranave: www.italiachecambia.org/categoria/terranave/
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