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Anche se il calendario non è d’accordo, qui a nord ormai è scoppiata la primavera.
E io, quando arriva la primavera, vado in tilt. Il lavoro, il computer, gli impegni, le stanze chiuse, tutto mi appare futile e opprimente.
A scuola, ad aprile (a quei tempi la primavera arrivava più tardi), facevo una marea di assenze e le mie medie voti crollavano drammaticamente.
Perché vi dico tutto questo? Perché la posizione di chi lavora per promuovere e raccontare cambiamenti e nuovi stili di vita è paradossale.
Da un lato testimoni che “c’è un altro modo“, che si può invertire la rotta ecc. Dall’altra, in nome dei tuoi valori, ti immoli e lavori più dell’ultimo degli schiavi dei meccanismi del capitalismo.
Trovare un equilibrio è la vera sfida. Ci si sente dilaniati. Da un lato una passione viscerale per la causa per la quale si lavora (senza alcuna velleità di essere “buoni”, sia chiaro; chi fa queste cose le fa perché facendole sta bene!), dall’altra il desiderio altrettanto viscerale di spegnere il computer, cancellarsi da fb, chiudere la casella mail e volare nella piena assunzione del momento, il prossimo momento.
L’unico che conta.
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