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Diversi giornali, tra cui The Scientist hanno parlato, la settimana scorsa, di un vaccino contro l’assuefazione di cocaina. La ricerca condotta dallo Scripps Research Institute è stata pubblicata su ACS Publications il 22 dicembre 2014.
Dopo dieci inutili anni di ricerca su animali per studi sulla dipendenza da sostanze d’abuso, gli scienziati sembrerebbero aver trovato una proteina batterica nota come flagellina che, attivando il sistema immunitario, potrebbe combattere gli effetti della droga. I precedenti tentativi di trovare un vaccino anti-cocaina non hanno avuto successo. I ricercatori, che hanno testato il farmaco solo sui topi, questa volta sono ottimisti, perché credono di aver trovato la strada nella lotta contro l’abuso di droga. Anche se fosse così, anche se questo vaccino fosse davvero efficace, sarei comunque contraria.
Premettendo che il tema della droga mi sta a cuore – ho perso una persona cara per overdose un Capodanno di tanti anni fa – non credo sia ugualmente e moralmente giusto usare gli animali per condurre ricerche per le sostanze d’abuso (e non solo). Invece di portare avanti campagne di sensibilizzazione e prevenzione, invece di volere fortemente una società in cui anche il debole, il “diverso”, il disperato, possa trovare ascolto, possa ritagliarsi il proprio spazio, noi cosa facciamo? Prendiamo queste persone per i fondelli, finanziando esperimenti come questo vaccino. Invece di andare alla radice del problema, invece di sviscerarlo, cerchiamo un palliativo. Drogatevi pure, continuate a finanziare parte del mercato mafioso e criminale, tanto poi c’è il vaccino che promette di tirarvi fuori dal circolo vizioso della droga!
Magari fosse così semplice. Come diceva Albert Einstein, “il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. Non voglio stare a guardare il massacro di tanti animali per una falsa scienza che seduce, promette, illude e alla fine infanga i nostri diritti e quelli degli altri animali. Gli esperimenti per le sostanze d’abuso vengono condotti anche in Italia, anche nelle nostre università.
Sabato 24 gennaio ho partecipato alla manifestazione contro la vivisezione che si è tenuta a Busto Arsizio. L’Università degli Studi dell’Insubria, per esempio, sperimenta sostanze d’abuso, in particolare la cannabis. Dal comizio della manifestazione è emerso che un gruppo di ricerca, finanziato dal Dipartimento delle Politiche Antidroga, ha dichiarato che la cannabis fa male, crea problemi ai neuroni celebrali e quindi è pericolosa (1). Lo stesso gruppo di ricerca pagato dalla GW Pharmaceuticals, un’azienda che sta studiando i farmaci a base di cannabinoidi, dichiara questa volta che la cannabis fa bene (2). Avete capito bene! Lo stesso gruppo di ricerca afferma esattamente il contrario. Dipende praticamente da chi li finanzia. Trovando le giuste condizioni sperimentali con l’utilizzo di animali si può sostenere qualsiasi ipotesi.
Gli esperimenti su animali permettono di ottenere risultati applicabili all’uomo in questo campo? Vi riporto una dichiarazione della Prof. Parolaro dell’Università degli Studi dell’Insubria, specialista di sostanze d’abuso: “Nonostante l’utilizzo crescente di cannabis tra gli adolescenti, gli studi sperimentali su roditori che si focalizzano sugli effetti a lungo termine dell’esposizione adolescenziale ai cannabinoidi relativamente a comportamenti psicotici sono molto scarsi. I modelli sperimentali al momento disponibili soffrono di parecchie limitazioni e spesso rappresentano solo certi aspetti della patologia, rendendo difficile traslare i risultati alla condizione umana (3)”.
Allora perché continuare a sperimentare su animali! A divulgare queste notizie a fine corteo, Massimo Tettamanti (fondatore e coordinatore di I-Care) e Associazione Animalisti Onlus, che hanno ottenuto gli atti ufficiali sulla sperimentazione da Gianluigi Farioli, sindaco di Busto Arsizio. “Perché un’università pagata e finanziata con i soldi pubblici, lavora per una multinazionale del farmaco? Questa ricerca dovrebbe essere pagata dalla ditta privata, non dallo Stato, non con i soldi dei cittadini! Perché dobbiamo finanziare questi esperimenti quando poi il guadagno non è nemmeno sociale!”.
Voglio solo aggiungere queste poche righe, tanto per chiarirvi anche per chi lavora l’Università dell’Insubria. La GW Pharmaceuticals “è un gruppo farmaceutico che ha stretto una partnership con la famosa Bayer che, durante la seconda guerra mondiale, con il nome di IG Farben, usava e schiavizzava i prigionieri nei campi di concentramento di Mathausen per produrre il gas utilizzato nelle camere a gas di Auschwitz e altri campi di sterminio. Notate il parallelo: prigionia – tortura – morte. Sono cambiate le tipologie di prigionieri. Prima erano uomini e animali, ora solo animali, ma è la stessa cosa. E tutto è ovviamente documentato”, dichiara Massimo Tettamanti. Entro il 2017, i test su animali per le sostanze d’abuso potrebbero essere vietati in Italia grazie al nuovo Decreto Legislativo n. 26/2014. Prendete atto di queste informazioni, documentatevi, non è più ammissibile essere complici di coloro che per meri interessi economici sono disposti a violare i diritti di tutti gli animali, “umani” e non.
Note:
1. [This study tested whether long-lasting interference by cannabinoids with the developing endogenous cannabinoid system during adolescence caused persistent behavioral alterations in adult rats. Neuropsychopharmacology (2008) 33, 2760–2771; doi:10.1038/sj.npp.1301664; published online 2 January 2008. This work was supported by Dipartimento delle Politiche Antidroga 2006]
2. [British Journal of Pharmacology (2010), 160, 677–687 The plant cannabinoid D9-tetrahydrocannabivarin can decrease signs of inflammation and inflammatory pain in mice7- Funding from GW Pharmaceuticals].
3. [Despite the increasing use of cannabis among adolescents, experimental studies focused on long-lasting effects of adolescent cannabinoid exposure on psychosisrelated behaviours in adult rodents are very scarce. The experimental models currently available suffer several limitations and often represent only certain aspects of the pathology, making it difficult to translate the findings to the human condition – Adolescent cannabis consumption and schizophrenia: epidemiological and experimental evidences. Adicciones. 2010;22(3):185-9.]
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