13 Feb 2015

“Siamo sperimentatori non vivisettori!”. Veste diversa stesso mestiere

Scritto da: Tamara Mastroiaco

Gli antivivisezionisti non dimenticheranno facilmente questi primi mesi del 2015. Il processo conclusosi a Brescia in primo grado con tre […]

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Gli antivivisezionisti non dimenticheranno facilmente questi primi mesi del 2015. Il processo conclusosi a Brescia in primo grado con tre condanne e la chiusura di Green Hill, i ricercatori del Max Planck Institut di Tubinga indagati per crudeltà e ieri il rinvio a giudizio  del Direttore Amministrativo della Fondazione Mario Negri Sud dalla Procura di Lanciano, con l’imputazione di uccisione di animali senza necessità, confermano la crudeltà dei vivisettori e/o sperimentatori.

 

corteo1

 

In molti sui social network hanno espresso delle criticità riguardo a Green Hill: pene irrisorie ai condannati e il prosieguo della vivisezione. “Il giudice non doveva decidere sulla validità scientifica della vivisezione, il giudice doveva decidere se quei reati sono stati commessi o meno, quindi il processo poteva concludersi con un’assoluzione o con una condanna e si è concluso con una condanna. È una vittoria per quello che si poteva ottenere. È un primo grado, sicuramente ci sarà un secondo grado perché faranno ricorso” ha spiegato Edoardo Gandini, giurista internazionale, membro dello European Enforcement Network of Animal Welfare Lawyers and Commissioners, durante la manifestazione nazionale indetta il 24 gennaio a Busto Arsizio dall’associazione Animalisti Onlus.

 

Ho partecipato a quel corteo pacifico contro la vivisezione e l’apertura di un nuovo stabulario nell’Università degli Studi dell’Insubria, che da anni effettua esperimenti su animali senza ottenere risultati di rilevanza scientifica. Abbiamo attraversato la piccola città sino a raggiungere Piazza San Giovanni, dove sul palco, allestito dagli organizzatori, si sono susseguiti diversi relatori. Questo, più che un articolo, vuole essere una condivisione di una giornata importante in cui ho avuto il piacere di ascoltare il parere di persone competenti sulla vivisezione. Ho raccolto alcune testimonianze e voglio riportarvele usando le loro parole, perché a mio avviso hanno una maggiore valenza.

 

 

Leonardo Rania, attivista dell’associazione Animalisti, ha aperto il comizio leggendo frammenti del libro Imperatrice Nuda, che vi consiglio vivamente di leggere perché, anche se datato, è ancora attuale. “Le parole ascoltate dalla voce di Leonardo sembrerebbero appartenere al Medioevo invece è realtà. Però se chiedete al Prof. Garattini commenterà dicendo che loro sono sperimentatori non vivisettori. Ebbene, si sono dati questa nuova immagine per una scienza che non paga. Centinaia di miliardi spesi per dei risultati falsi, la ricerca su animali è fuorviante. Siamo tutte cavie, tutto viene testato alla fine sull’uomo” ha commentato Gianmarco Prampolini dell’associazione Leal.

 

corteo2

 

“I ricercatori, che non vogliono essere chiamati vivisettori, vivono sull’inganno delle parole, loro sperimentano non vivisezionano, così come la ricerca su animali si regge su una grande menzogna”, dice la Dott.sa Elisabetta Scoccia, chirurgo oncologo che si occupa principalmente di carcinoma alla mammella. La Scoccia tocca con mano tutti i giorni quella che è la fine della filiera, come lei stessa l’ha definita, “sono la bassa manovalanza, sto alla fine del processo che comincia con la sperimentazione animale. Dopo la frase preclinica, che è quella che si compie su animali, ci sono la fase I (su volontari sani) e la fase II (su malati); quest’ultima è la vera sperimentazione. Si gioca sulla sofferenza, sulla paura, sulla disperazione delle persone che non potendosi più avvalere di una cura tradizionale, sono disposte a firmare un consenso pur di provare nuove terapie, senza sapere se la cura funzionerà o meno, perché nessuno è in grado di dirlo.

 

È questa la vera sperimentazione, è questa fase che permette di commercializzare o meno un farmaco. È questa la menzogna a cui si rifanno tutti gli sperimentatori, a cui si rifà anche Telethon. Allora io che sono alla fine di tutto questo processo, io che mi confronto ogni giorno con la paura, con la sofferenza, ho bisogno di cure, di qualcosa che serva veramente agli ammalati. Indurre in un animale una patologia che in natura non esisterebbe in quell’animale, per poter sperimentare un principio attivo, forza già dall’inizio quello che dovrebbe essere il programma. Si comincia già con una bugia” commenta la Scoccia.

 

Nella Clinica Maugeri di Pavia, dove lavora, grazie a un benefattore, è nata la Biobanca, una banca di tessuti umani. A ogni paziente, prima di un intervento chirurgico, viene chiesto se è disposto a offrire un pezzettino del suo tumore che verrà stoccato per essere studiato. In pratica dopo 15 minuti dall’asportazione del tumore, il pezzetto di tessuto viene avviato, da un lato, agli esami cito-istologici di diagnosi, dall’altro alla preparazione di “aliquote” di tessuto, tutelate da codificate procedure a difesa della privacy, che verranno conservate in vere e proprie casseforti di refrigeratori a -80°C. Le porzioni di tessuti rese anonime potranno essere utilizzate per studi genetici e molecolari o per testare su quel preciso tipo di tumore l’efficacia di farmaci innovativi. “Questa è la scienza del futuro, che permetterà di capire se un chemioterapico funziona realmente sulle cellule neoplastiche oppure no. Non lo sapremo provandolo su un topo”. Si è concluso così il suo intervento.

 

La sperimentazione animale è un mezzo di ricerca obsoleto, non ci sono dubbi, lo sanno tutti, non c’è interesse a progredire, perché non c’è alcun interesse a migliorare lo stato di salute dei pazienti. “I malati rendono soldi a qualcuno, se rimaniamo malati cronici rendiamo ancora più soldi. L’industria della salute, non del farmaco, è la seconda mondiale dopo l’industria bellica” afferma il Dott. Luigi Venco (medico veterinario).

 

“Vi faccio due esempi. Il farmaco che usiamo per i nostri cani per prevenire la filariosi cardiopolmonare è estremamente efficace anche per prevenire una patologia nell’uomo causata da un parassita chiamato Onchocerca volvulus, che rende ciechi 300mila africani, ammala 35milioni di africani e dispone a rischio di cecità 140milioni di africani ogni anno. Questo farmaco è efficace e innocuo su tutti i mammiferi. Questo farmaco non è in commercio per l’uomo perché gli africani non possono pagarlo; è in commercio nei paesi occidentali per i cani, considerati in questo caso fonte di utile, mentre non vengono presi in considerazione i 300mila bambini africani.

 

Il secondo esempio è inerente una delle organizzazioni che gode la mia minor stima, Telethon, la grossa macchina da soldi. La pubblicità martellante, spesso gratuita, sul canale Rai, colpisce le persone nelle loro debolezze, spingendole a donare soldi all’organizzazione. Telethon dice di occuparsi di malattie rare e di aver salvato molti bambini. In realtà, l’unico farmaco, non in commercio, ottenuto dall’organizzazione dopo anni di test su animali, è quello contro la Ada-Scid. È stato utilizzato come terapia ‘compassionevole’ su sedici bambini affetti da questa patologia, alcuni dei sedici bambini sono morti per leucemia (effetto collaterale del farmaco).

 

Venti anni di sperimentazioni su animali, 160milioni l’anno di donazioni hanno portato solo a un farmaco usato su sedici bambini, alcuni dei quali sono anche morti. Noi dobbiamo far capire alle persone che non ci battiamo solo per i diritti degli animali, i quali hanno pari dignità, sono esseri senzienti che percepiscono il dolore esattamente come lo percepiamo noi, ma dobbiamo far capire alle persone che oggi non esiste più il bambino o il topo, siamo tutti topi se non ci ribelliamo a questo tipo di schema” conclude il Dott. Venco.

Dopo il veterinario, sono saliti sul palco ancora tanti relatori, tra i quali Massimo Tettamanti, fondatore e coordinatore del progetto I-Care e di Italia senza Vivisezione, (trovate una parte del suo intervento nel precedente articolo dedicato ai test su animali per le sostanze d’abuso),Valeria Roni, biologa, ex-ricercatrice con una brillante carriera professionale e una eccellente preparazione accademica e Alfredo Lio, blogger e consulente informativo per sperimentazione animale e metodi alternativi. Spero di farvi conoscere presto il loro pensiero riguardo la vivisezione, intervistandoli per questa rubrica.
Mi sembra che oggi abbiate già tanto materiale su cui riflettere!

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