27 Feb 2015

Una fotografia per dire "no" al delfinario di Rimini

Scritto da: Tamara Mastroiaco

Rimini -   A decretare ufficialmente la chiusura del delfinario e, qualsiasi tentativo da parte della struttura di continuare a […]

Salva nei preferiti

Rimini -  

A decretare ufficialmente la chiusura del delfinario e, qualsiasi tentativo da parte della struttura di continuare a operare al di fuori della legge, è il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare emesso il 5 dicembre 2014 e pubblicato  sulla Gazzetta Ufficiale in data 21 gennaio 2015. Al delfinario di Rimini è stata negata la concessione di licenza di giardino zoologico, ai sensi del Decreto Legislativo 73/2005, senza la quale la struttura, per legge, non può rimanere aperta. Per oltre dieci anni il delfinario di Rimini è stato aperto al pubblico proponendo spettacoli con i tursiopi sino al sequestro preventivo degli animali e al loro trasferimento disposto dalla Procura della Repubblica di Rimini in seguito al sopralluogo degli agenti del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, avvenuto nel 2013.

 

Dal rapporto del Nucleo, inviato all’autorità giudiziaria, emersero numerose irregolarità: assenza di ripari per gli animali per proteggersi dal sole, sistema di raffreddamento e di pulizia dell’acqua inesistente, mancanza di vasche per il trattamento medico veterinario degli animali per la quarantena e per le femmine gravide o in allattamento. Ai delfini, non solo era imposta la convivenza in cattività in gruppi artificiali (in natura vivrebbero con i membri della stessa famiglia), ma erano anche costretti a comportamenti innaturali causati da deprivazione alimentare, esposizione a rumori insopportabili provenienti da concerti e manifestazioni ludico-circensi e mancanza di arricchimento ambientale, che provocavano nei delfini un alto livello di stress.

 

image

 

“Grazie al contributo di esperti in mammiferi marini, si è potuta riscontrare la somministrazione ai delfini di tranquillanti per inibire i problemi di aggressione intraspecifica e di cure ormonali, anche in questo caso in modo continuativo e prolungato, per inibire i comportamenti legati alla maturità sessuale” scrive la Forestale nel comunicato stampa diffuso dopo il sopralluogo. Monica Fornari, legale rappresentante e presidente del Consiglio di Amministrazione del delfinario di Rimini, non intende rinunciare assolutamente a un’attività che per oltre 50 anni le ha fruttato fior di quattrini e ribatte: “Giardino zoologico? Il nostro è uno spettacolo viaggiante. Il delfinario riaprirà a Pasqua, come ogni anno. Quello scritto sulla Gazzetta Ufficiale è vero ma si tratta della risposta a una domanda fatta dall’ex amministratore dieci anni fa, tesa appunto a ottenere la licenza di zoo, quando ancora nel delfinario c’erano i quattro tursiopi che, protetti dalla Convenzione di Washington, richiedevano vasche adeguate secondo precise normative. Oggi con noi abbiamo i leoni marini, e tutte le carte sono in regola, quindi non chiuderemo e proporremo al pubblico i nostri percorsi didattici educativi. La proprietà valuterà anche la possibilità di ricorrere al Tar contro il Decreto ministeriale, e non è escluso che un giorno al delfinario possano tornare i delfini: se il Comune ci concederà di fare i lavori di ampliamento provvederemo subito”. Il procedimento amministrativo però, anche se con diversi anni di ritardo, oggi si è concluso, e la conclusione è un decreto chiusura del delfinario per mancanza di requisiti espressi dalla normativa del 2005.

 

Lo scorso luglio, grazie al sindaco di Rimini Andrea Gnassi e alla Asl, la struttura ha riaperto i battenti con i leoni marini presi in prestito dallo Zoo Safari di Fasano, sebbene “il permesso di spettacolo viaggiante sia temporaneo e concesso dal Comune di Rimini senza passare dal ministero” dichiara Gaia Angelini, responsabile LAV, settore cattività, circo, zoo ed esotici. La struttura ha persino snobbato la richiesta arrivata ad agosto da parte di Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente, il quale aveva diffidato la società Leo 3000, proprietaria dello Zoo Safari di Fasano, intimandola a recuperare le otarie usate nel delfinario per rimpiazzare i delfini. Andrea Gnassi e la Asl, in questi giorni, sono stati sommersi di mail per chiedere chiarimenti circa le intenzioni e le motivazioni del comune in merito alla riapertura del delfinario per la stagione estiva 2015. L’amministrazione comunale, al momento, non ha fornito nessuna spiegazione riguardo la propria posizione nei confronti della struttura che da anni lucra sulla pelle degli animali. Poiché il sindaco ignora le richieste dei cittadini italiani, il Coordinamento Basta Delfinari ha lanciato una protesta simbolica, con la quale tutti coloro che sono contrari ai delfinari possono esprimersi, mettendoci la faccia! L’obiettivo della campagna: raccogliere tantissime testimonianze per accendere i riflettori su tutti quei luoghi di prigionia che continuano indisturbati a sfruttare gli animali.

 

4671156272_a1e3701cb4_z

 

Come possiamo partecipare a questa protesta? Cliccando su questo link per scaricare una delle due immagini create dal Coordinamento. La prima mostra un delfino e un leone marino e riporta l’hashtag #lalorocasaèilmare, mentre la seconda ripropone la stessa grafica, ma con uno spazio vuoto sopra la scritta per consentire al partecipante di scrivere un messaggio personalizzato. Basta farsi un selfie o farsi fotografare con il cartello in mano (se non abbiamo una stampante possiamo usare un tablet o scrivere su un foglio bianco #lalorocasaèilmare) e inviare la fotografia all’indirizzo bastadelfinari@gmail.com. Tutte le fotografie verranno caricate su un album creato nella pagina facebook Basta Delfinari. Mettendoci la faccia possiamo ribadire in modo inequivocabile la nostra disapprovazione verso quelle aziende che, mascherate da poli didattici, senza alcun valore educativo e scientifico, imprigionano, sfruttano e maltrattano gli animali con l’unico scopo di massimizzare il profitto.

 

 

 

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Gli orsi sono pericolosi? I numeri dicono che la caccia uccide 220 volte di più
Gli orsi sono pericolosi? I numeri dicono che la caccia uccide 220 volte di più

Umani, lupi, orsi, cinghiali, cervi: come convivere? – Soluscions #1
Umani, lupi, orsi, cinghiali, cervi: come convivere? – Soluscions #1

I veri safari etici non sono quelli che vediamo su Instagram
I veri safari etici non sono quelli che vediamo su Instagram

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Election day Usa: è il giorno di Trump vs Harris – #1014

|

Bioedilizia e comfort: il futuro degli edifici sostenibili in mattoni di canapa

|

Nihon Hidankyo e il Nobel per la Pace 2024: “La lotta parte dai nostri drammi”

|

Con Sardware la lingua sarda entra nel digitale e diventa lingua di innovazione tecnologica

|

In cammino fra borghi e foreste per ritrovare il legame con la natura e un nuovo umanesimo

|

La lettera del movimento per la Pratobello ’24: “Della legge di iniziativa popolare adesso parliamo noi”

|

La biodiversità arriva a scuola con il progetto “Azioni e voci per il clima”

|

Olio del Casale, l’azienda agricola che punta sul lavoro in rete

string(9) "nazionale"