Cyclolenti in Italia: Urupia, un laboratorio sociale di utopia
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Ci lasciamo Matera alle spalle, oggi gran sole, vento in spalla e lunghi tratti in pianura ci accompagnano. Vorremmo arrivare in giornata a San Marzano di San Giuseppe dove ci aspettano i ragazzi di Urupia. A Taranto una signora, incuriosita, ci ferma e dopo una piacevole discussione, ci saluta commossa. Ci abbraccia forte, ci benedice con un bacio e un segno della croce in fronte.
Ripartiamo con un santo protettore in più! È già buio, e abbiamo superato la soglia del centesimo chilometro. Un’arancia, una mela e una manciata di noci me le devo far bastare per placare la fame e alleviare la stanchezza che fa capolino. Il nostro unico contatto di Urupia ha il cellulare spento, ma con le fortuite indicazioni di un fruttivendolo e con la frontale alla mano, scoviamo il cartello che porta in bianco la scritta della nostra destinazione. Ancora un paio di chilometri tra gli uliveti in notturna ed eccoci arrivati.
Come una grande famiglia Urupia si prende subito cura di noi: “Ecco la vostra stanza…qui ci sono le lenzuola…prego, prendetevi pure una bella doccia calda. Manca ancora un’ora e mezza prima di cena, se avete fame qui ci sono tarallini, pomodorini e del buon vino”. Questo posto già mi piace! Urupia è stata definita come un laboratorio sociale di utopia e in quanto tale è in continua trasformazione. Non è un ecovillaggio, ma una Comune libertaria aperta e il primo maggio 2015 festeggia i suoi 20 anni.
Per contrastare l’eccesso di maschilismo della lingua italiana, al plurale usano il femminile e così i membri permanenti diventano “le comunarde”. Il nome Urupia nasce dall’incrocio delle parole “Utopia” e “Uru”, il folletto salentino che avendo una connotazione sia buona che cattiva, ben rappresenta lo spririto con il quale è stata fondata la Comune. “Per cambiare il mondo devi essere buono e al tempo stesso anche un po’ cattivo”, ci racconta Agostino, uno delle comunarde fondatrici. D’inverno, a tavola, non sono mai meno di 25 e in estate visto che è possibile piantare la tenda quasi ovunque la loro capacità di accoglienza si estende fino a 50/60 persone al giorno. Qui l’ospite non paga nulla, ma, a sua volta, si rende utile partecipando alle attività giornaliere che più gli aggradano.
Si è numerosi ed essere organizzati è fondamentale: c’è chi si occupa dell’accoglienza per tutto il mese, chi legge e risponde alle email, gruppi di lavoro dedicati, turni per l’orto, per la cucina e per le pulizie. Come per le tessere di un puzzle ognuno trova il suo posto e le attività comuni, anche le più “faticose”, suddivise tra tanti, diventano piacevoli e leggere. Quando c’è da lavorare si lavora e quando vuoi riposare, riposi. Tutti sono contenti e il benessere della comunità aumenta.
Mentre tutti sono impegnati in qualcosa, dove sono i bambini di Urupia? Di recente la Comune ha innagurato l’apertura di una scuola libertaria, ossia una scuola che ha l’obiettivo di far crescere degli individui consapevoli di sé. Un progetto in cantiere da diversi anni e che vede ora la luce. Si tratta di un importante traguardo, ma sopratutto un’ottima opportunità per genitori e bambini di tutto il sud Italia, essendo l’unica realtà di questo tipo al momento attiva. “Crescere delle bambine e dei bambini con un sé più armonioso, fa crescere dei futuri adulti che sviluppano una propria individualità e una propria autostima, fattori che sono fondamentali ancora prima della libertà…essere liberi senza sapere cosa fare della propria libertà non è sicuramente il massimo…” afferma Tea, la comunarda che ha portato avanti questa iniziativa. (Per maggiori info: Rete educazione libertaria).
Il tempo sembra volare e prima che me ne renda conto sento la campanella, quella del pranzo e poi la seconda della giornata: è già ora di cena! A tavola non manca mai del vino rosso, del profumatissimo olio e del pane casareccio. Sono tutti alimenti locali e genuini che Urupia, sotto forma di cooperativa, produce e distribuisce tramite una fitta rete di amici e G.A.S (gruppi d’acquisto solidale). In ordine di cottura: focacce, pane, frise, tarallini e biscotti. Attorno a me impastatrici, bilance, madie, scaffalature, misurini, non manca nulla. Mi sono iscritto al turno del forno e insieme ai grandi esperti, Gianfranco e Carlotta, che per un giorno a testa devono sopportare tutte le mie domande, contribuisco e assisto alle varie procedure: si impasta, si taglia, si dà la forma, e tra una sfornata e l’altra è difficile resistere: mhh… che buone le friselline cald!
Non so se personalmente sarei pronto a vivere in una Comune, ma la cosa di cui più sono rimasto sorpreso stando ad Urupia è il modo in cui riescono sorprendentemente a districarsi in questa giungla di umori, di decisioni, di personalità e di incomprensioni che in generale comportano le relazioni umane e che inevitabilmente il vivere insieme amplifica.
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