Come costruire una comunità migliore? Al lavoro bambini e adulti
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Come vedono i bambini il mondo degli adulti e come gli adulti immaginano la città dei bambini? In che modo bambini e adulti possono interagire per costruire insieme una comunità migliore? Un documentario, un libro e un corso provano a dare una risposta a queste domande e ad indagare dunque le possibili relazioni che si possono intessere tra bambini ed adulti per costruire insieme una comunità migliore.
“Elementare” è un film a cura di Franco Lorenzoni, realizzato con un ciclo elementare della scuola dove Lorenzoni insegna. Il lavoro fotografa le numerose ricerche condotte in cinque anni di scuola, dall’arte all’astronomia, passando per il teatro, il disegno, la filosofia e la geografia. Ogni attività proposta dal maestro è mirata a indagare un fenomeno o analizzare un fatto, lasciando che i bambini giungano alle loro tesi e conclusioni attraverso l’osservazione e la pratica.
“I pensieri infantili sono sottili – sostiene Lorenzoni nel suo libro “I bambini pensano grande” – a volte sono così affilati da penetrare nei luoghi più impervi arrivando a cogliere in un istante l’essenza di cose e relazioni. Ma sono fragili e volatili, si perdono nel loro farsi e non tornano mai indietro”.
Sulla fragilità e la profondità del pensiero dei bambini ragiona anche Zero Violenza, un’associazione e un portale d’informazione che da anni lavora sulle questioni di genere. In queste settimane Zero Violenza sta portando avanti un corso dal titolo “La città dei bambini nella mente degli adulti. Differenze e integrazione” .
Il corso, giunto ora alla sua seconda edizione, è nato dalla necessità di fare qualcosa di concreto nei confronti della prevenzione alla discriminazione e alla violenza, partendo dalla base della nostra società: la scuola. Il progetto si svolge in quattro istituti delle periferie romane ed è realizzato grazie al contributo di due psicoanaliste, Geni Valle e Simona di Segni, e una giornalista, Loredana Lipperini. Rivolto ad adulti e insegnanti, il corso mira a decostruire gli stereotipi, partendo dal ruolo dell’ambiente familiare e scolastico.
“La costruzione degli stereotipi può essere alla base di episodi di violenza – spiega Monica Pepe, responsabile del progetto – e non permette un’analisi attenta della propria identità”. “Sulle questioni di genere e sul modo di affrontarle nelle scuole in Italia siamo ancora indietro – spiega Lipperini – per esempio ancora non abbiamo assistito a un fenomeno interessante che avviene soprattutto nel mondo anglosassone, in cui nelle scuole si è smesso di proporre libri o solo per bambini o solo per bambine, distinti per colori e contenuti. Un libro dovrebbe aprire un mondo, non chiuderlo”.
Per saperne di più:
Il sito del network Amisnet: amisnet.org
L’archivio delle puntate di Terranave: www.italiachecambia.org/categoria/terranave/
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