28 Gen 2015

Spazi sociali sotto attacco: in Campidoglio contro lo sgombero di SCUP

Scritto da: Carlo Catalisano

Roma - “Scup è un sogno: difendere un bene comune, rendere pubblico uno spazio, costruire una comunità”. È prevista per […]

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Roma - “Scup è un sogno: difendere un bene comune, rendere pubblico uno spazio, costruire una comunità”. È prevista per giovedì 29 gennaio alle 16 in piazza del Campidoglio la manifestazione in difesa di Scup, il centro di sport e cultura popolare nato nel quartiere San Giovanni di Roma nel maggio del 2012.

 

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Il luogo della mobilitazione è stato deciso nel corso di una larga e partecipata assemblea che il 18 gennaio ha riunito attivisti, operatori sportivi, istruttori, frequentanti, associazioni, gruppi di teatro e comitati di quartiere per confrontarsi sull’ennesima minaccia di sgombero dello stabile di via Nola 5.

Una variegata composizione quella di chi ha portato a nuova vita e oggi anima questo centro polifunzionale, nato dall’occupazione dell’immobile che era l’Ex Motorizzazione Civile.
Nel maggio del 2012, infatti, un gruppo di attivisti del territorio insieme a operatori sportivi qualificati ha deciso di dar vita a Scup, progetto che mira a riqualificare un immobile abbandonato trasformandolo in un centro polifunzionale di sport e cultura popolare.

 

Il centro, in questi tre anni, è divenuto un crocevia per tanti e tante di tutte le età che hanno potuto usufruire dei servizi e degli spazi, dando alla struttura nuova linfa vitale e avviando un processo di rigenerazione di quei locali e di ricostruzione di welfare dal basso in un luogo che la proprietà pubblica aveva abbandonato e lasciato all’incuria.

 

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L’esperienza di Scup – situato a metà strada tra la basilica di San Giovanni e la Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme – si caratterizza per essere trasversale e aperta, al contrario del processo di svendita ancora oscuro che ha interessato l’immobile.

Scup rappresenta il contraltare al mosaico di scandali che si susseguono e che coinvolgono amministrazione, risorse pubbliche, aziende di servizi e gestione degli immobili.

Prima pubblico, poi abbandonato e svenduto tramite il FIP, un fondo immobiliare pubblico, a un terzo del suo valore (5 milioni di euro per migliaia di mq al centro di Roma), a una società immobiliare che risulta inattiva e con un bilancio in rosso proprio della cifra impiegata nell’acquisto, senza chiarezza sul progetto, il destino dell’immobile di migliaia di mq dell’ex Motorizzazione torna ad essere di dominio pubblico proprio con l’occupazione del 2012, che da un lato ne mantiene l’originaria destinazione d’uso, quella di servizi e di utilità sociale, dall’altra lo trasforma in un laboratorio in cui la precarietà lavorativa si intreccia con le esigenze dei cittadini e della città, facendo incontrare la domanda di spazi per i bimbi, per la cultura, per lo sport, per una città che offra qualità della vita e welfare con l’offerta di un mondo di disoccupati, inoccupati, sottoccupati che in quei luoghi ha trovato spazio per le proprie capacità professionali.

 

E’ così che senza mazzette e sprechi, senza un solo euro pubblico, in un questo luogo sono nate decine di attività e di progetti di finalità pubblica e sociale: corsi di sport per tutte le età, attività di formazione per i bambini, scuola popolare con corsi di lingua e di formazione multidisciplinare, una web radio, un’osteria di cibi bio, un punto di distribuzione di prodotti contadini, un mercato mensile con artigiani, e poi laboratori di musica e teatro, seminari, presentazioni di libri, una biblioteca, uno sportello di ascolto psicologico, un punto di incontro per il mondo associativo.

 

Un luogo del possibile, insomma, dove il marcio di Mafia Capitale si capovolge in storie di cooperazione e solidarietà, di mutualismo e condivisione: da un centro di rifugiati (quelli che per alcuni sono un business migliore della droga) arrivano alcuni frequentanti di SCUP, che là trovano un corso di italiano, uno spazio dove conoscersi e imparare, praticare sport, socializzare, mangiare qualcosa di migliore degli scadenti (ma cari per le casse pubbliche ) pasti del loro centro di accoglienza.

 

E’ un luogo dove si incontrano operatori della ASL che a Scup possono svolgere attività di teatro con il gruppo di pazienti psichiatrici con cui lavorano, cosa che altrimenti non potrebbero fare altrove.

 

La cooperazione, il welfare, la solidarietà, la necessità di una città a dimensione di cittadino trovano modo di vivere e crescere in maniera informale a Scup, contraltare di una realtà in cui cooperative, politica e criminalità sono gli attori dell’ennesimo scandalo.

 

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Campeggiano nella sala osteria i due articoli della Costituzione che descrivono l’utilità sociale della proprietà privata. Sarà più importante l’illegalità dell’atto di occupazione dal quale è nata questa esperienza o la legittimità delle attività e delle istanze rivendicate, nate e cresciute con essa?
Nella città che impiega 600 milioni di euro (120 SCUP) per la costruzione di una piscina che a distanza di 5 anni dal termine dei lavori è ancora chiusa (la cattedrale nel deserto della piscina di Calatrava a Torvergata), sarà uno sfratto o uno sgombero a porre fine a questa esperienza?

 

Il 12 febbraio ci sarà l’ennesimo accesso dell’ufficiale giudiziario.Intanto, il 29 gennaio Scup tornerà a bussare alla porta della politica, a mostrare ciò che è e a chiedere che città hanno in mente nell’aula Giulio Cesare.

 

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