7 Gen 2015

Io faccio così #54 – Pianissimo e la Libreria Colapesce di Filippo Nicosia: leggere è contagioso

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Filippo Nicosia è un giovane messinese ideatore della libreria indipendente, wine bar e caffetteria Colapesce e, in precedenza, della fortunatissima esperienza di Pianissimo, la libreria itinerante. In questa intervista ci racconta questi due progetti e il suo obiettivo: diffondere la cultura della lettura.

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Messina - I libri fanno parte della vita di tutti i noi. A volte come grandi protagonisti, altre come insostituibili spalle, ci aiutano e ci spronano a crescere, a imparare, a ricordare, a svagarci, a commuoverci e ad appassionarci. Partendo da questa idea, un ragazzo siciliano di trent’anni ha voluto creare un luogo che non si limitasse a rispettare gli spazi convenzionali di una libreria o di una biblioteca, ma che potesse costituire un ambiente informale in cui l’ospite abbia la possibilità di socializzare, studiare, leggere, bere e mangiare allo stesso tempo. Insomma, di vivere.

«Tutto nasce dalla mia esperienza lavorativa nell’editoria: facevo ufficio stampa e mi occupavo di scrittori e di scrittura come editor, ma a un certo punto ho avuto una crisi di vocazione. In più, negli ultimi tre/quattro anni la crisi del libro si è acuita tantissimo e io soffrivo molto il clima depresso del settore». Comincia così la storia di Filippo Nicosia, giovane messinese ideatore della libreria indipendente, wine bar e caffetteria Colapesce e, in precedenza, della fortunatissima esperienza di Pianissimo, la libreria itinerante.

«Volevo creare qualcosa che si potesse fare con poco, non sopportavo il fatto che non ci fossero soluzioni per arrestare una recessione che sembrava inesorabile. Così ho comprato un furgone d’epoca a Roma per un migliaio di euro, l’ho caricato di libri di case editrici indipendenti che mi hanno dato fiducia – per cui l’investimento è stato piuttosto basso, circa 400 euro – e ho immaginato un viaggio».

Era l’aprile del 2013 quando Filippo ha cominciato a sviluppare la sua idea: ha fatto scorta di libri – 6/700 volumi in tutto, circa 300 titoli di 30 case editrici indipendenti italiane –, ha allestito il vecchio Fiat 900 del ’76 con scaffali e scansie, ha scritto e pubblicato il manifesto di Pianissimo e a giugno è partito. «Ho iniziato dalla Sicilia perché è la mia terra, ma è anche una delle regioni in cui si legge meno in Italia. Ho cercato di privilegiare i piccoli paesi privi di librerie, con mercati completamente inesplorati. Ero certo che il passaggio di una libreria itinerante potesse risultare significativo, un momento aggregante, e infatti, quando si è sparsa la voce, tante associazioni, insegnanti, assessori alla cultura hanno cominciato a richiedere la presenza di Pienissimo. Così, insieme, siamo riusciti a fare la libreria». Filippo, insieme ai suoi tre colleghi che lo hanno accompagnato nel primo viaggio, arrivava e occupava la piazza cittadina, il luogo di socializzazione per antonomasia. Per primo, cominciava a leggere ad alta voce e poi passava libri e parola agli spettatori. «L’idea di Pianissimo si basa sul contagio, io ho solo dato il “la” portando libri significativi per me. La lettura è azione, entusiasmo, possibilità di incontro fra le persone».

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L’iniziativa ha avuto un enorme successo: Pianissimo ha venduto più di 700 libri in 24 giorni, per un incasso complessivo di 2700 euro. Successivamente, il tour è stato replicato sempre in Sicilia, poi a Milano in occasione della fiera “Fa la cosa giusta”, in Puglia e, infine, nuovamente in Sicilia, ottenendo un riscontro davvero rilevante anche sui mass media. E, in parte, è stato anche questo aspetto che ne ha segnato la conclusione. «Pianissimo – ha scritto il suo ideatore – è diventato una storia da raccontare e non più un’iniziativa, strampalata ma autentica, per vendere libri». In più, è subentrata la voglia – o meglio, la necessità – da parte di Filippo di costruire un’attività che fosse stabile e autosufficiente anche dal punto di vista economico.

E così è nata la libreria Colapesce. «Dopo questo incredibile viaggio non sono riuscito a tornare alla vita normale e sono rimasto in Sicilia. Qui ho creato un luogo sempre strettamente connesso alla lettura, ma diverso e innovativo rispetto al solito. Uno spazio che fosse vivibile 18 ore al giorno per chiunque». Colapesce infatti non è solo un posto dove acquistare libri: i frequentatori possono prenderli e rimetterli a posto, ma anche non considerarli affatto. Si può studiare, mangiare una fetta di torta, incontrare amici, sorseggiare un bicchiere di vino, leggere un giornale o navigare su internet. «Se si vive per i libri si corre il rischio di isolarsi dal mondo», osserva il nostro libraio. «Io credo invece che essi siano sempre accanto a noi, li possiamo aprire in qualsiasi momento, anche mentre facciamo conversazione con qualcun altro. Non si devono istigare le persone a leggere, perché sennò si ottiene l’effetto contrario. Bisogna invece sfidarle. Qui i libri ci sono, non succede niente se non li prendi, anche se non compri nulla sei il benvenuto».

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Filippo si dimostra quindi aperto ai nuovi scenari e al tempo stesso realistico nei confronti di una situazione di mercato sotto gli occhi di tutti: «Non credo nel mantra del progresso che spazzerà via i libri. Penso che essi resisteranno, semplicemente se ne venderanno un po’ meno. Ma non faccio alcuna battaglia di retroguardia: a me piace l’atteggiamento della lettura, anche se il supporto è virtuale e non cartaceo. Senza il web la mia iniziativa non sarebbe stata quella che è stata. Capisco bene che c’è una strada fatta di asfalto e ce n’è un’altra fatta di pixel e di bit. Le trovo dignitose entrambe, perché cambiare significa anche smettere di pensare in una logica oppositiva e fare coesistere modalità differenti».

E proprio questa, secondo Filippo, è l’essenza dell’Italia che cambia: «Non dobbiamo necessariamente seguire un percorso lineare. Per me l’accezione più alta delle parola cambiamento è “svettorializzare”, cioè fare in modo che ognuno vada nella direzione che gli sembra più appropriata. Non c’è un posto verso il quale ci stiamo dirigendo ineluttabilmente, dobbiamo solo scegliere di vivere nel modo migliore cercando di fare le cose che amiamo, ciascuno in maniera diversa».

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