Cyclolenti in Italia: Terra e Libertà, l'importanza dei grani antichi
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Giovanni, come i suoi cinque figli, è un vulcano di energia. Appena mettiamo piede in casa inizia a raccontarci la sua vita: “ho ereditato questo posto da uno zio d’America, prima facevo tutt’altro. Lavoravo a servizio del mercato finanziario, creavo tecnicamente i derivati, e guadagnavo molto molto bene” .
Replico: “Ah i derivati, quelli che hanno generato la famosa ‘crisi’ globale”.
Lui: “Non proprio. È sempre l’uomo e la sua avidità a rovinare le cose. Non importa di quale sistema si parli… socialismo, capitalismo, comunismo… vanno e andranno sempre in crisi a causa dell’essere umano”.
Due ettari di terra, un agriturismo in fase di costruzione, abitazioni in bioedilizia, trasformazione dei prodotti coltivati, ristorazione… Giovanni e Valeria con il loro progetto, Terra e Libertà, vogliono dimostrare che fare impresa sostenibile è possibile e conveniente! Il loro è un esempio concreto ed un invito a cambiare rotta. Lui lascia il vecchio mondo e si mette a fare il contadino, insieme piantano un bosco, che tra 4/5 anni donerà tartufi, avviano un castagneto e orti di ogni genere, seminano grani antichi, ristrutturano un vecchio casale con tecniche naturali e nel frattempo, giusto perchè le cose da fare erano “poche”, fanno cinque splendidi bambini.
Ma cosa vuol dire grani antichi? E perché? Quando il professor Franco Berrino, oncologo presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in un’ intervista di Report del 2009 , diceva: “La farina 00 è il più grande veleno della nostra alimentazione. È raffinatissima, e non me ne importa niente se è biologica”, non mi era ben chiaro il motivo.
Cosa c’è di male nella farina? Bhè, in effetti, nella farina non c’è niente di male, se coltivata naturalmente e molita nel modo giusto. Ma c’è una profonda differenza tra quest’ultima e quella che si trova comunemente in commercio. Durante la fase di macinazione industriale, per allungarne la vita, si elimina ciò che di più ricco contiene: il germe, che rappresenta il vero valore nutritivo del grano e la crusca, ossia la parte fibrosa. La 00 è così tanto raffinata che ciò che rimane è materia priva di qualsiasi elemento.
E la farina integrale? Quelle più diffuse si ottengono mischiando la farina 0 o 00 con gli scarti della crusca a loro volta rimacinati. Il risultato è doppiamente nocivo. La cosa più “simpatica” è che il germe estratto viene messo da parte e poi venduto a prezzi esorbidanti in farmacia. Il profitto diventa l’obiettivo, il prodotto il mezzo per raggiungerlo e, ahimè, il benessere dell’uomo e la natura passano in secondo piano.
Per completare il quadro bisogna fare un piccolo passo indietro e capire la provenienza e la modalità di coltivazione di quel grano che poi diventerà farina. Nell’agricoltura moderna, con lo scopo di massimizzare e garantire una rendita costante a livello produttivo, non si coltivano più i grani di una volta, ma degli ibridi ottenuti incrociando artificialmente piante di varietà diverse. Il punto è che tali ibridi, visto che non sono autoctoni, per poter rendere hanno bisogno di tanti pesticidi. Inoltre i semi che generano a loro volta sono inutilizzabili.
Risultato? I contadini sono costretti a comprare ogni anno i semi dalle multinazionali che li producono in laboratorio e intanto, visto che si coltiva quasi solo questo, la biodiversità diminuisce veritiginosamente e con essa centinaia di varietà locali scompaiono. Senza contare i danni al nostro corpo: intolleranza al glutine se tutto va bene, tumori, diabete e altre malattie nei casi più gravi.
Ecco spiegato perchè sono così importanti i grani antichi. È la nostra ultima possibilità di mangiare pane, pasta e tutto ciò che ne deriva, naturali, sani e genuini.
Per fortuna il grado di consapevolezza sta aumentando e sono sempre più:
– i medici che affermano che l’alimentazione assume un ruolo fondamentale nello sviluppo delle malattie;
– i contadini che coltivano con metodi naturali;
– i gruppi e movimenti di scambio semi.
– le associazioni che promuovono un consumo critico e favoriscono le piccole realtà locali (Genuino Clandestino, GAS e tante altre).
Se non si dispone di un pezzo di terra o non si ha voglia di mettersi a seminare il proprio grano (il concetto si estende a qualsiasi alimento della natura) è possibile acquistare i prodotti direttamente da contadini attenti a tali tematiche. Di solito tramite i mercatini biologici a km0 o attraverso i G.A.S (gruppi di acquisto solidale) esistenti quasi ovunque.
La giornata con Giovanni e il suo amico Mario è intensa. La mattina recuperariamo il suo grano da un mulino che macina lentamente a pietra. Se tale processo fosse troppo veloce la farina tenderebbe a scaldarsi più del dovuto e si perderebbero parte dei nutrienti contenuti nel germe. Inoltre per garantire un prodotto sempre fresco, molisce solo la quantità necessaria. Da Giovanni si produce rigorosamente farina di tipo 2 e 1. Saragolla, Germanella, Senatori Cappelli, Risciolla, Segale, sono questi alcuni dei nomi di grani da cui si ottiene la vera farina.
È giunta l’ora di salutarci. Per questa sera non abbiamo un appoggio, dovremo fermarci il prima possibile e dosare le forze in modo da avere abbastanza ernegie per cercare una sistemazione. Sulla statale le salite sono dolci e i paesini scorrono veloci uno dopo l’altro. Piove a dirotto e non c’è goretex che tenga. A Monticchio ci fermiamo all’unico bar del paese. Hanno le chiavi di una sala del comune. Sarà la nostra stanza. Sono le 18:00, Tiph crolla nel suo sacco a pelo, io approfitto e scrivo il diario.
Marco
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